“Se alle prossime elezioni regionali del 2017 dovessi appoggiare una persona che ha già annunciato la sua decisione di ricandidarsi, se oggi vi dicessi appoggiamolo dopo tutto quello che ho detto e che abbiamo sentito durante questa tre giorni di ‘Cambiamenti’ (le Leopolda sicula che lui non ama venga chiamata così,ma questo è ndr) allora sareste autorizzati al mandarmi al TSO (Trattamento sanitario obbligatorio, si applica per legge ai malati di mente ritenuti pericolosi ndr), sarebbe naturalmente un controsenso”.
Strappa così l’applauso conclusivo Davide Faraone nel suo intervento di chiusura della Leopolda siciliana svoltasi alle ex officine Sandron di Palermo. Una tre giorni abbastanza ‘scialba’ con pochi contenuti rispetto alle attese ma comunque uno spazio di democrazia, nell’ambito del quale gli apici di attenzione sono venuti proprio dalle stilettate riguardanti le prossime elezioni regionali.
Faraone lo aveva detto in apertura nella conferenza stampa insieme a Luca Lotti che il candidato alle regionali del 2017 dovrà essere un renziano. Ieri il segretario regionale Fausto Raciti lo aveva stoppato con un ‘è presto, parliamone’.
“Io non apprezzo chi dice ‘poi ne parliamo’ – ha detto oggi il sottosegretario – perché si dimentica che le candidature vanno costruite sui fatti. Noi da oggi cominciamo a costruire il futuro e lo facciamo a partire dai nostri assessori che sono al governo della regione. Ci assumiamo la responsabilità di governo ma le nostre brave donne e i nostri bravi uomini al momento stanno solo mettendo pezze ai danni provocati da una guida incerta (quella di Crocetta ndr). da qui, dunque, dobbiamo partire per costruire il futuro”.
“A chi dice ‘poi ne parliamo’ rispondo che io ne parlo adesso. Vedete, sarebbe facile per noi che siamo renziani, aspettare l’ultimo momento e poi dire a Matteo (Renzi ndr) chiama giù in Sicilia e imponi ai dirigenti locali il candidato. Sarebbe facile, giochiamo in casa. Ma noi siamo diversi e vogliamo che il candidato sia espressione della Sicilia, che la candidatura sia meritata. Per questo lanciamo a oggi le nostre idee per questa isola e chiunque abbia voglia di impegnarsi si presenti, dica quello che pensa, sviluppi un progetto, una idea”.
L’applauso più consistente dei tre rilevanti durante il suo discorsi, però, Faraone lo prende proprio su questo tema “Quando tutte le idee saranno sul campo faremo le Primarie e saranno quelle a scegliere il candidato. Chi ha più idee, chi convince di più, quello sarà il vincitore, sarà il nostro candidato e quello porteremo alla Presidenza”.
Ma il primo applauso accompagnato da una risatina lo aveva preso in precedenza quando qualcuno dallo staff, a metà discorso, si avvicina a porgergli un bicchiere d’acqua. Gli arriva alle spalle e lui quasi sussulta “E’ solo l’acqua, qualcuno mi ha pensato – dice – avevo visto un’ombra nera alle mie spalle, pensavo che fosse Crocetta”.
Sul fronte politico i messaggi sono tanti. uno è al suo partito e ai ‘notabili siciliani’ che continuano a governarlo. “Il partito in sicilia deve essere più simile al Pd di Matteo Renzi a livello nazionale. Siamo un partito dal 40% dei consensi non si può continuare a pensare di gestire i propri orticelli locali come si faceva una volta”.
Non passa inosservato il suo attacco all’Antimafia delle carriere “Quando si assegna la scorta a qualcuno che è stato minacciato ormai la prima domanda che mi faccio è se quella scorta sia davvero necessaria o se quel qualcuno sta facendo leva sulla vicenda che la stampa racconta per costruirci intorno una carriera, un vantaggio personale. E’ una cosa che mi imbarazza. perché da un lato c’è chi si approfitta e dall’altro c’è chi lotta davvero la mafia. io voglio uscire da questo imbarazzo. e possiamo farlo solo ‘cacciando’ chi ha costruito e costruisce carriere e interessi personali e onorando i nostri eroi, quelli sulle cui storie è stata costruita la legislazione antimafia che oggi fa dell’Italia un modello nel mondo per la lotta al crimine organizzato. Dobbiamo farlo tutelando chi lotta e allontanando chi specula”.
In avvio del suo intervento, però, Faraone aveva colto di sorpresa tutti con una incredibile inversione a U rispetto a quello che aveva sempre detto in passato. In particolare sullo Statuto autonomistico siciliano. “Nelle riunioni romane – aveva confessato – quando si parlava di Sicilia si era detti chiaramente che un obiettivo era abolirlo, cassarlo. Siamo tutti uguali e bisogna togliere questo freno tutto siciliano. Invece lo Statuto resterà e sarà un elemento di sviluppo”.
“In Sicilia abbiamo fatto un po come si fa nelle gare di Formula uno quando c’è un incidente. Abbiamo fato entrare la ‘safety car‘ (Alessandro Baccei l’assessore all’Economia imposto da Roma ndr) che ha fermato la corsa e sta sistemando i conti. Con le prossime elezioni la corsa riprenderà e avremo da spendere circa 14 miliardi di fondi europei che dobbiamo usare per far ripartire la Sicilia e farla finalmente uscire dall’obiettivo convergenza. Non dobbiamo puntare a restare per avere altri soldi dall’Europa ma a usare i fondi per lo sviluppo e poter poi dirci cresciuti e autonomi. E Debora Serracchiani ha dimostrato, a livello centrale a Roma, che lo Statuto, l’Autonomia usata bene può e deve essere un elemento di sviluppo”.
“Abbiamo provato – ha confessato ancora Faraone – a sciogliere l’Assemblea e a mandare a casa Crocetta perché di fronte a questa situazione l’unica cosa possibile era ridare la parola agli elettori. Ma abbiamo dovuto prendere atto che è più facile raddrizzare la Torre di Pisa che sciogliere l‘Ars e per questo siamo intervenuti direttamente nel governo, per arginare il danno”
ll sottosegretario era partito dalla frase di Roberto Vecchioni del 3 dicembre scorso, quella ‘isola di merda’ rivolto alla Sicilia che fece scoppiare l’indignazione, mostrando che nel discorso di vecchioni c’era molto di più, grande rispetto e voglia di far rinascere la Sicilia. Ha poi affrontato pensioni, lavoro, scuola, rifiuti, termovalorizzatori, riforma dell’acqua e parlato di tanti progetti e speranze.
Il popolo di ‘Cambiamenti‘ ha poi lasciato le officine Sandron motivato dal discorso del suo leader locale ma ancora un poco deluso per i contenuti della tre giorni complessivamente, forse, un po blanda.
Immediata la reazione di Crocetta pronto a silurare i tre assessori renziani di giunta (leggila qui)
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