La polizia di Stato e la Guardia di Finanza hanno fermato diciassette presunti scafisti africani arrivati ieri a bordo della nave Dattilo insieme a mille migranti al porto di Palermo. Sono senegalesi e gambiani, solo uno è della Costa d’Avorio.

Fondamentale per i provvedimenti di fermo le testimonianze di 25 migranti raccolte dagli uomini della marina militare e dagli uomini della squadra mobile.

La traversata verso le coste della Sicilia è avvenuta a bordo di otto gommoni, ognuno dei quali era comandato da due scafisti, mentre su un barcone i capi erano tre. I migranti-testimoni hanno raccontato di episodi di violenza, percosse e minacce. Il fermo è avvenuto stamattina alle 6.

Il 25 maggio in occasione dello sbarco al porto di Palermo della nave “Dattilo” della Guardia Costiera, con a bordo 1052 migranti soccorsi in acque internazionali, la Polizia di Stato e la Guardia di Finanza di Palermo, hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto 17 scafisti di origine del Gambia, del Senegal, della Costa d’Avorio, del Ghana, della Guinea e della Sierra Leone, accusati di favoreggiamento all’immigrazione clandestina e ingresso illegale nel territorio dello Stato.

Le preliminari evidenze acquisite a bordo del natante, da parte dei funzionari della Guardia Costiera, nonché le attività investigative svolte dagli investigatori della Squadra Mobile, dai militari del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria e della Stazione Navale delle Fiamme Gialle di Palermo, hanno permesso di raccogliere significativi elementi indiziari nei confronti dei componenti dell’equipaggio, individuandone anche i ruoli.

In particolare, ne sono stati individuati 17 che si occupavano di governare i gommoni e le imbarcazioni di fortuna e, in considerazione dell’elevato numero dei clandestini, del mantenimento dell’ “ordine a bordo”. Tale ultimo ruolo è stato esercitato, talvolta, usando violenza sugli immigrati.

Gli investigatori della Squadra Mobile e della Guardia di Finanza sono giunti all’individuazione di 17 soggetti anche attraverso l’attenta osservazione dei filmati e delle immagini raccolte a bordo della nave, nonché grazie alle dichiarazioni rese da alcuni migranti.

Attualmente, sono in corso indagini volte a verificare l’eventuale appartenenza dei responsabili ad una più ampia e violenta struttura organizzativa criminale, dedita al traffico di esseri umani.

Dalle indagini svolte è emerso, infatti, un tragico spaccato di prevaricazioni e sofferenze patite dai migranti, soprattutto nelle fasi preparatorie del viaggio per raggiungere le coste italiane: dalla segregazione sotto vigilanza armata all’interno di alcuni casolari nell’entroterra di Sabrata, a circa due miglia dalle spiagge, fino al trasbordo sui gommoni utilizzati per la traversata, in condizioni precarie essendo gli occupanti dei gommoni ammassati uno sull’altro.

Per ogni viaggio, ciascun migrante è stato costretto a versare ai trafficanti senza scrupoli, somme tra i 300 e 1000 euro.
IIl Pubblico Ministero di Palermo, dopo aver valutato l’operato della polizia giudiziaria, proporrà al Giudice la convalida del fermo dei 17 scafisti, attualmente condotti e messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria presso il carcere “Pagliarelli”.