I giudici della Corte dei conti hanno assolto gli ex presidenti della Regione, Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta, l’ex sindaco di Palermo Diego Cammarata e l’attuale sindaco di Palermo Leoluca Orlando e gli assessori Michele Pergolizzi, Giuseppe Barbera e Cesare La Piana per il flop della raccolta differenziata.

Per tutti la procura della Corte dei Conti li aveva citati a giudizio per danno erariale 9 milioni e 500 mila euro.

Lombardo è difeso dall’avvocato Antonio Francesco Vitale, Crocetta dagli avvocati Alessandro Dagnino e Ambrogio Panzarella, Cammarata dall’avvocato Alberto Stagno D’Alcontres, Orlando dall’avvocato Massimiliano Mangano e Giuseppe Geremia, Pergolizzi dall’avvocato Tiziana Milana, Barbera e La Piana dall’avvocato Federico Ferina.

Al centro della contestazione il mancato avvio della differenziata tra il 2012 e il 2014. L’indagine era nata da un esposto del Movimento 5 stelle con prima firmataria l’ex deputata Claudia Mannino, dopo il quale la Guardia di finanza ha avviato alcune indagini.

La Guardia di finanza aveva rilevato i livelli di differenziata: nel 2011 il 9 per cento, il 2012 il 9 per cento, il 2013 il 9 per cento, il 2014 addirittura scende all’8 per cento. Nel frattempo, il Comune ha pagato alla ex Amia (che era controllata comunque da Palazzo delle Aquile), 98 euro a tonnellata dal 2011 al 2013 e 65 euro nel 2014. Il danno è stato stimato prendendo a riferimento i livelli di differenziata previsti dalla legge regionale del 2010 che fissava il 35 per cento nel 2011, il 40 nel 2012, il 45 nel 2013, il 55 nel 2014 e il 65 per cento nel 2015.

Livelli poi modificati successivamente nel nuovo piano regionale. I magistrati contabili nella citazione a avevano contestato un danno di 970 mila euro a Raffaele Lombardo e 620 mila euro a Rosario Crocetta, che in una prima fase si era visto arrivare una contestazione da 4 milioni di euro: poi la memoria difensiva del suo legale, l’avvocato Alessandro Dagnino, ha fatto ridurre l’ammontare della cifra. Lombardo e Crocetta sono coinvolti in qualità di commissari con poteri speciali.

Nessuna riduzione per l’ex sindaco di Palermo Diego Cammarata, che aveva una citazione per 180 mila euro, e per il sindaco Leoluca Orlando, che ha una contestazione di 3,7 milioni e per due suoi ex assessori all’Ambiente, il professore Giuseppe Barbera al quale la Corte chiede 2,7 milioni di euro e Cesare La Piana, che è citato per 1 milione di euro.

Per i giudici della Corte dei Conti, presieduta da Guido Carlino, le responsabilità del flop della differenziata non possono essere imputabili agli amministratori in quanto tali per la loro posizione visto che “nella materia di cui si tratta – scrivono i giudici – la disciplina unitaria può incontrare effettive possibilità di attuazione in misura differenziata, a seconda dei contesti territoriali e sociali di volta in volta interessati – di un quadro normativo sostanzialmente coincidente con quello riscontrabile se la stessa disposizione non fosse stata introdotta nell’ordinamento”.

“La complessa vicenda di cui si tratta, – aggiungono i giudici – che ha comportato una corposa e articolata attività istruttoria da parte della Procura regionale da cui è emerso uno scenario multiforme, appare caratterizzata da eventi che hanno un ruolo nel mancato raggiungimento degli obiettivi, quali lo stato di emergenza in cui versava il territorio e lo stato di insolvenza e poi il fallimento di Amia Spa e dalla presenza di agenti, la stessa Amia S.p.a. e Rap Spa, rimasti estranei al presente giudizio”.

In pratica i giudici affermano tre cose: il danno non è l’intero costo della tariffa di conferimento in discarica dell’indifferenziato (quindi nominali 20 milioni, ridotto dalla procura in 9 milioni), ma semmai il solo costo della tributo speciale per il deposito in discarica (quindi circa 300 mila euro).

Il danno non è comunque imputabile ai convenuti perché la Procura non ha indicato quale condotta avrebbero dovuto adottare (lo scopo-mezzo). Il primo rilievo è basato sull’accoglimento dell’eccezione dell’avvocato Dagnino secondo la quale non si può considerare danno il pagamento della tariffa per il conferimento, considerato che gestore della discarica ed esercente del servizio di raccolta erano la stessa società (prima Amia e poi Rap) e che il contratto di servizio prevedeva a carico del comune un costo forfettario, “vuoto per pieno”.

Lo stesso legislatore, con la norma del 2015, ha prorogato i termini per il raggiungimento degli obiettivi di differenziata di 24 mesi, confermando che gli obiettivi medesimi erano eccessivamente difficili in alcune aree.

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