Allarme della Cgil dopo la riunione del comitato di sorveglianza del Po Fesr 21/27 che ha anche affrontato il tema della riprogrammazione dei residui del programma 14/20, segnalando tutti i ritardi e le criticità della vecchia programmazione e le contestazioni della Commissione europea sulla riprogrammazione.

Il rischio: sprecare le risorse in progetti non utili o doverle restituire

“In soli 12 mesi – osservano il segretario generale della Cgil regionale Alfio Mannino e il componente di segreteria Francesco Lucchesi – si dovrebbero spendere e rendicontare più di due miliardi di euro, quasi la stessa cifra spesa dal 2014 ad oggi della quale è stato rendicontato per ogni anno solo il 7% . Il rischio concreto – sottolineano- è che la corsa contro il tempo faccia sprecare queste risorse in progetti non utili allo sviluppo, oppure che si debba restituirle”.

Un piano di sviluppo regionale

La Cgil segnala che “occorre evitare di disperdere le risorse in mille rivoli: bisogna individuare – dicono Mannino e Lucchesi- poche linee strategiche su cui investire utilizzando le risorse per orientare e sostenere un piano di sviluppo regionale. Azioni diverse – sottolineano- mortificherebbero e vanificherebbero lo scopo e la missione del Fondo”.

Il sostegno al tessuto economico e produttivo

Gli esponenti della Cgil affermano che “non si può pensare di utilizzare le risorse per sussidi alle imprese privi di condizionalità e fini a se stessi. Il tessuto economico e produttivo della Sicilia ha bisogno di un sostegno
per affrontare le innovazioni di processo e prodotto- aggiungono- necessarie a cogliere la sfida della transizione ecologica e digitale, salvaguardando l’occupazione esistente e producendone di nuova”.

Un tavolo tecnico

E per “non sprecare tempo” chiedono la convocazione immediata di “un tavolo tecnico sulla riprogrammazione e di tavoli tecnici sulla nuova programmazione”.

Caro bollette, investire sulle rinnovabili

In particolare per quanto riguarda il caro bollette “benché dare risorse ai siciliani per questa emergenza sia un fatto positivo- sostengono Mannino e Lucchesi- non si può pensare di farlo senza aver messo in campo anche tutte le iniziative che erano previste nel PO Fesr 2014/20 come l’efficientamento energetico o un piano regionale d’investimento sulle rinnovabili. Ci vuole un piano per le risorse energetiche siciliane che possa abbattere il costo energetico in modo strutturale e non solo per l’emergenza, sostenendo un nuovo modello di sviluppo basato su fonti pulite e rinnovabili”.

Filiere produttive sul territorio

La Cgil sottolinea la necessità di “promuovere la costruzione di filiere produttive sul territorio, in grado di ospitare tutte le fasi del ciclo produttivo” ricordando di essere promotrice di un progetto internazionale in merito.

“Precedente amministrazione regionale fallimentare”

Mannino e Lucchesi affermano che la situazione attuale va imputata alla precedente amministrazione regionale, con una gestione che è stata “fallimentare”. Ma chiede all’attuale governo guidato da Renato Schifani “una decisa virata, manifestando una visione diversa della Sicilia e del suo sviluppo, che ad oggi non c’è”.

Risorse aggiuntive per la macchina amministrativa

“Tutti i disastri prodotti in questi anni- rilevano Mannino e Lucchesi- non possono tout court essere responsabilità della macchina amministrativa, anche se questa sicuramente ha bisogno di risorse aggiuntive, competenti e motivate. A tal proposito chiediamo una presa di posizione forte da parte del governo regionale con Roma”.

Non snaturare la mission della programmazione europea

I due esponenti della Cgil sottolineano che “un programma che doveva concludersi nel 2020 vede oggi poco più della metà delle risorse impegnate e utilizzate mentre sulla riprogrammazione presentata, la Commissione europea ha già sollevato diverse obiezioni e chiesto ulteriore documentazione. Si rischia infatti che la mission della programmazione 14/20- affermano i due esponenti della Cgil- venga snaturata, tralasciando molti dei suoi obiettivi”.

I temi trasporto e dissesto idrogeologico

Ad esempio, “non si può immaginare di acquistare dei treni che si muovono attraverso un sistema ibrido, elettrico e diesel, con le risorse del Fesr quando le linee programmatiche della Ue spingono per forme di trasporto che impattano sull’ambiente in modo poco pervasivo, come i treni a idrogeno o elettrici. Non ha senso spendere importanti risorse per treni che già oggi sono superati dalla tecnologia”. E per quanto riguarda i 40 progetti nel campo del dissesto idrogeologico, “gli impegni assunti solo molto distanti dall’essere raggiunti – aggiungono-
e forse di questi solo i 4\5 potrebbero vedere la loro fine nel 2023”.

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