A luglio dello scorso anno erano stati condannati a risarcire complessivamente 4 milioni di euro di extrabudget, somme pagate agli enti di Formazione in aggiunta a quanto dovuto con varie motivazioni. fra di loro anche la donna più potente della burocrazia siciliana Patrizia Monterosso, attuale segretario generale, dirigente della Formazione ai tempi, sempre difesa da Crocetta che considera le sentenza della Corte dei Conti poco più di una multa.

Proprio lei, Patrizia Monterosso, deve risarcire quasi un milione e 300 mila euro ma sono in tanti, politici e dirigenti regionali, a dover risarcire cifre che vanno da poco meno di 300 mila euro fino al milione e 300 mila della Monterosso.

Nonostante siano passati 7 mesi (la sentenza definitiva è del 21 luglio) non un euro è stato ancora pagato. Come non ha ancora pagato praticamente nessuno dei condannati a risarcire soldi mal spesi secondo le sentenze della Corte dei Conti. Secondo una indagine di Repubblica, infatti, solo 1 euro ogni 21 rientra nelle casse dell’amministrazione danneggiata. Ciò perché a dover avviare le procedure di recupero delle somme è sempre un collega o addirittura un sottoposto del condannato.

Ci sono, poi, le possibilità offerte dalla legge. I condannati a risarcire, infatti, nonostante la sentenza sia definitiva, possono opporsi per via civile all’ingiunzione di pagamento. Una battaglia legale nche puà durare anni e che hanno intrapreso proprio i condannati per gli extrabudget ovvero Patrizia Monterosso e gli ex assessori al Lavoro Santi Formica, Carmelo Incardona e Luigi Gentile. Tutti hanno fatto opposizione all’ esecuzione della sentenza davanti al giudice civile. La Regione ha nominato come responsabile del procedimento il dirigente generale Gaetano Chiaro, che di fatto è un sottoposto della stessa Monterosso.

Ma il giornale fa altri esempi. Sono dieci i mesi trascorsi dalla sentenza che ha condannato Antonio Scavone, ex manager dell’ Asl 3 di Catania e oggi senatore, a risarcire 372 mila euro per le consulenze illegittime assegnate dall’azienda. Non ha restituito nulla, sinora, neppure l’ ex presidente della Provincia Giovanni Avanti: per lui, nell’ottobre del 2014, una sentenza da un milione di euro per il maxi- staff creato con personale esterno ai tempi della sua amministrazione. Per non farsi aggredire i beni, Avanti aveva inserito case e terreni in un fondo patrimoniale: ma la stessa sezione giurisdizionale, su iniziativa della procura, ha “sbloccato” il fondo.
Sconfortante anche il bilancio della sentenza che, nel marzo di due anni fa, ha intimato un risarcimento da record all’ ex manager della Asl palermitana Giancarlo Manenti e il coordinatore del distretto sanitario di Bagheria Lorenzo Iannì, condannati per le tariffe gonfiate alla clinica Villa Santa Teresa: i due burocrati dovrebbero restituire, insieme, quindici milioni di euro, mentre finora hanno risarcito “solo” 152 mila euro.

L’elenco è lungo e continua con un’altra decina di casi. L’unica cosa che ne deriva è che il danno erariale è solo una chimera e che il maltolto all’amministrazione non rientra mai (o quasi) nelle casse pubbliche.

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