I canoni di locazione richiesti dal centri commerciali alle attività che vi sorgono all’interno sono un elemento nodale anche nella concessione delle autorizzazioni commerciali da parte dei Communi. Chi non rispetta i limiti imposti dagli studi di Impatto potrebbe vedersi revocare perfino la licenza.
Il ricorso di Confimprese
Confimprese Palermo oggi ha reso nota alla stampa la sentenza del 27 ottobre che condanna il Comune di Palermo nella vicenda relativa all’autorizzazione commerciale per il Forum Palermo di Brancaccio a Palermo. Erano presenti il presidente di Confimprese Palermo Giovanni Felice, il vicepresidente Giuseppe Pellerito e gli avvocati Giovanni Puntarello e dall’avvocato Luciana Maria Russo,di Legalit. “La sentenza emessa dal CGA – ha dichiarato il Presidente di Confimprese Palermo Giovanni Felice – stabilisce “obbligo per l’Amministrazione competente di procedere alla verifica della congruità del canone di affitto preteso dal gestore del centro commerciale in questione” ed è una sentenza storica che mette fine ad uno strapotere delle lobby dei centri commerciali e alle speculazioni edilizie”.
Lo sbarco dei colossi
“Quando circa 30 anni fa – continua il presidente di Confimprese – arrivarono i colossi della distribuzione per aprire i centri commerciali in Sicilia, furono accolti come portatori di modernità e di adeguamento della obsoleta rete di distribuzione commerciale siciliana agli standard nazionali, se non europei.
In realtà, la loro idea era colonizzare il commercio in Sicilia – insiste Giovanni Felice – dando vita ad una speculazione edilizia basata sull’aggiramento della Legge sul commercio in vigore nella nostra Regione. Infatti, il “piano elusivo” – continua Felice- era preordinato sin dalla richiesta dell’autorizzazione: nella richiesta di autorizzazione, principalmente nel conto economico semplificato, che rappresenta uno dei requisiti imprescindibili per l’ottenimento proprio del titolo autorizzatorio, venivano presentati dati falsi ma utili per ottenere l’autorizzazione e che non sarebbero mai stati rispettati”.
Ed ancora: “Forti dalla loro posizione preminente – continua Felice – questi imprenditori hanno applicato affitti che vanno dal doppio a 4 volte in più di quello che si erano impegnati a fare pagare. Questo ha portato alla chiusura ed al fallimento di decine di aziende e di piccole imprese che invece, con la corretta applicazione della legge e con il mantenimento degli impegni assunti da parte dei proprietari dei centri commerciali, non avrebbero avuto problemi di gestione e di sopravvivenza commerciale”.
L’apertura del fronte legale
Stanca di una simile situazione, Confimprese Palermo si è rivolta agli avvocati Giovanni Puntarello e Luciana Russo di Legalit, affinché avviassero le più opportune azioni a tutela dell’intera classe dei commercianti rappresentata .
Continua il presidente Felice : “Dopo aver promosso un’apposita istanza al Comune di Palermo, affinché attivasse i più opportuni poteri di controllo e sanzionatori, nei confronti della società che gestisce il centro commerciale Forum, avendo ricevuto un apposito rifiuto da parte dell’amministrazione comunale, abbiamo adito la giustizia amministrativa”.
Fino ad arrivare alla sentenza di lunedì 27 ottobre scorsco. “Con una pronuncia di straordinaria rilevanza per il diritto amministrativo e per l’intero comparto del commercio in Sicilia – commenta Felice – il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana ha accolto il ricorso proposto dall’avvocato Giovanni Puntarello e dall’avvocato Luciana Maria Russo, di Legalit, che è destinato a incidere profondamente sulla validità delle autorizzazioni rilasciate ai centri commerciali dell’Isola”.
Cosa ha sancito il CGA
Secondo quanto stabilito dal CGA, “i canoni di locazione indicati negli Studi di Impatto presentati dalle società promotrici costituiscono elemento vincolante dell’autorizzazione unica e devono essere effettivamente rispettati nel corso della gestione dei centri commerciali. Il mancato rispetto di tali impegni comporta, come chiarito dal Collegio, la violazione delle condizioni autorizzative e può quindi determinare la revoca dell’autorizzazione stessa.
“La sentenza afferma in modo inequivocabile che lo Studio di Impatto non è un documento formale, ma un atto sostanziale di garanzia dell’interesse pubblico — spiegano gli avvocati Giovanni Puntarello e Luciana Maria Russo— con la conseguenza che tutti i centri commerciali siciliani dovranno dimostrare di avere rispettato i parametri economici dichiarati, pena la decadenza della loro autorizzazione.
I legali continuano così: “Il principio sancito dal CGA travolge l’intero sistema delle grandi strutture di vendita realizzate in Sicilia negli ultimi vent’anni, poiché nessuno dei centri commerciali oggi operanti avrebbe rispettato integralmente gli impegni economici assunti in sede di rilascio dell’autorizzazione, in particolare per quanto riguarda i costi di affitto dichiarati nello Studio di Impatto”.
Tutele per i commercianti
La decisione apre ora la strada a un’importante tutela anche per i commercianti e gli operatori economici affittuari di spazi nei centri commerciali siciliani. Secondo Confimprese, “la conseguenza di questa sentenza è che potranno chiedere la rideterminazione dei canoni di locazione, affinché il prezzo non superi quello previsto negli Studi di Impatto originari, incrementato dalle sole rivalutazioni Istat; potranno, altresì, domandare la restituzione delle somme pagate in eccedenza negli ultimi dieci anni, trattandosi di importi determinati in violazione di un vincolo pubblico di legge.
18 i centri commerciali di grandi dimensioni in Sicilia
Uno studio di Confimprese rivela che “in Sicilia, i centri commerciali con una superficie superiore a 20000 mq sono 18, per una superficie totale di circa 600 mila metri quadri, mentre il numero di imprese coinvolte è di circa 1.600. Spiega il vicepresidente di Confimprese Palermo Giuseppe Pellerito: “Con un affitto previsto nello studio di impatto di 225 euro, si arriva ad una richiesta fino a mille euro al metro quadro”.
E se il presidente di Confimprese Palermo annuncia una battaglia per fare rispettare la sentenza, secondo i legali “Si tratta di una vittoria di legalità e di equità economica perché ristabilisce un equilibrio tra grande distribuzione e piccola impresa, tutelando l’interesse collettivo che le norme regionali avevano inteso garantire sin dal 1999.
Infatti, con questa decisione, il Consiglio di Giustizia Amministrativa ha riconosciuto che il rispetto dei parametri economici indicati nello Studio di Impatto rappresenta condizione essenziale di legittimità dell’autorizzazione unica commerciale e ha imposto alle amministrazioni competenti di vigilare sulla congruità dei canoni praticati dai gestori dei centri commerciali.
Si tratta di una sentenza di sistema, destinata a produrre effetti su tutte le autorizzazioni analoghe rilasciate in Sicilia e, potenzialmente, a livello nazionale, in quanto afferma il principio secondo cui l’interesse pubblico alla tutela delle PMI e della concorrenza prevale sulla libertà contrattuale privata quando quest’ultima incide sulle condizioni autorizzative dell’attività economica”.






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