Di Giovanni Franco

Erano giorni del novembre 1998, il 12 di quel mese Vittorio Gassman, aveva debuttato, osannato dal pubblico, sulle tavole dello stabile “Biondo” a Palermo, con “L’ addio del mattatore”, prima tappa dell’ ufficiale commiato dal teatro dopo 55 anni di attività e oltre 150 spettacoli. La recensione dello spettacolo la scrisse per l’Ansa il collega Giancarlo Mirone, chiamato da tutti il professore per via di un suo passato di insegnante ma soprattutto perché docente di quella materia che studia le istruzioni per affrontare la vita con fantasia e immaginazione. Doti sempre più rare.

Le alchimie

Con lui mi ha sempre legato un’alchimia nell’osservare le dinamiche esistenziali. Di solito Mirone si muove in città con una Lapa “la poderosa” ereditata dal pade. Ma le sue passioni più grandi sono legate alle motociclette di grossa cilindrata e alle auto da corsa. E’ proprio per questo che al mio amico venne un’idea. Invitare Gassman ad piccolo tour sulla sua Porsche 911 Carrera e rivivere alle soglie degli anni Duemila le sensazioni e le avventure del mitico film Il sorpasso, regia di Dino Risi. Un film del 1962 con Gassman appunto, Jean-Louis Trintignant, Catherine Spaak, Claudio Gora, Luciana Angiolillo. Il progetto era di fare una passeggiata con Vittorio senza il finale tragico, da cui ne sarebbe venuta fuori una bella intervista. La pellicola in questione si svolge il giorno di Ferragosto: due occasionali amici, uno studente universitario un po’ timido e un quarantenne immaturo, passano assieme la giornata spostandosi con l’auto. Le ore passano veloci in un susseguirsi di episodi tragicomici, fino all’epilogo inatteso e drammatico: la morte dello studente causata dall’incoscienza dell’altro. Si tratta di un autentico cult movie, tra i pochi che può vantare il cinema italiano del dopoguerra. Ottima pensata dico io, incoraggiando Giancarlo.

Il “mattatore” al Grand Hotel et des Palmes

Così dopo aver saputo che il Mattatore in quei giorni alloggiava nel Grand Hotel et des Palmes decidiamo di andare a fargli la proposta. O meglio lui decide io lo seguo un po’ perplesso. Verso le 11 di una mattina assolata varchiamo la soglia dell’albergo. Il professore si dirige verso la reception per farsi annunciare dal grande professionista, ma ecco che improvissamente lo vediamo che si materializza nella hall. Mirone con scatto felino lo placca e gli dice mentre io assisto alla scena in religioso silenzio: “Maestro vorrei rifare senza cineprese con lei il film Il Sorpasso, ma questa volta vorrei guidare io la mia Porsche e contemporaneamente intervistarla…”. Gli occhi di Gassman si chiudono ripetutamente per via di quel tic che a volte aveva fuori dalle scene e dai set. Poi prende fiato e alzando lo sguardo verso l’uscita risponde: “La ringrazio ma non ho più l’eta”. E allunga il passo verso la via Roma, una delle arterie principali di Palermo. Anche noi andiamo verso la redazione, ma prima entriamo in un bar a prenderci un caffè senza commentare quel rifiuto e parlando di altro.

“Il sorpasso” del cinema italiano, in un libro sui suoi epigoni

La pellicola di Dino Risi con Gassman è stata, in questi giorni, analizzata in un saggio. Ed è stata l’uscita di questo libro a riportare alla memoria ricordi di un tempo che fu.

“Ci sono film che non invecchiano mai, pellicole che a rivederle a distanza di anni continuano a piacerci come la prima volta, spesso diretti da registi di cui è difficile scegliere quale sia l’opera migliore, quella da inserire in cima ad una ipotetica classifica dei loro film più belli”, scrive Carmelo Franco, avvocato penalista palermitano appassionato sin da ragazzo alla storia del cinema . E alla luce di questa affermazione puntando la sua attenzione sul famoso film con Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant del 1962, ha scitto il libro, in distribuzione in questi giorni, “A scuola da Dino Risi Il Sorpasso e i suoi epigoni”, per i tipi di Morlacchi Editore, (92 pagine, 13 euro). “Sono passati oltre sessant’anni dall’uscita in sala del primo road movie tutto italiano, come si può oggi definire il film di Risi, ma che all’epoca era un termine non ancora entrato in uso, nel nostro Paese come altrove. Il filone dei film su strada, infatti, riceverà consacrazione negli Stati Uniti e sarà riconoscibile come genere solo alla fine degli anni Sessanta, con l’uscita di pellicole quali Gangster Story (1967) e Easy rider (1969), e quindi il film di Risi lo si potrebbe considerare anche uno dei primi esemplari del nascente filone, almeno in itala”, aggiunge Franco. Osserva il giornalista Ivan Scinardo nella postfazione: “Il cinema di quegli anni trovò così un proprio stile, usando le armi dell’ironia e della satira per raccontare la società del tempo, in perfetto equilibrio tra la commedia all’italiana e il dramma sociale. Nel libro non mancano i passaggi introspettivi che l’autore narra, scandagliando i caratteri dei personaggi”. Per Davide Pulici, saggista italiano, fondatore, con Manlio Gomarasca, della rivista di cinema di genere, Nocturno, che cura la prefazione al libro:”Il sorpasso, ebbe le caratteristiche non solo di una pietra d’angolo rispetto alle produzioni indigene, ma di un archetipo, un palinsesto in grado di determinare finanche imitazioni & ricalchi Oltreoceano, ovvero in tutt’altro contesto storico e sociale. Il che depone, quindi, per un valore universale della pellicola, che travalica il qui e adesso italiota”