Torna, come ogni estate, l’allarme ghiaccio alimentare contaminato nei bar, nei ristoranti, nei locali notturni e della movida: insomma in tutti i luoghi dove si servono cocktail e similari.

La prima indagine sulla sicurezza del ghiaccio alimentare risale allo scorso anno ed era stata pubblicata da BlogSicilia il 12 luglio del 2016.  Si trattava della prima idnagine fatta su un campione nazionale ad un anno dalla pubblicazione delle linee guida per il ghiaccio alimentare e da cocktail da parte del Ministero della salute.

Quella indagine rivelò che in Italia oltre un terzo del ghiaccio preso a campione era contaminato da colibatteri-. Un esito preoccupante. A distanza di un ulteriore anno la situazione non sembra migliorata.

L’Azienda sanitaria provinciale di Palermo ha scoperto – secondo quantos crive oggi il Giornale di Sicilia – che sul proprio territorio in un locale su due il ghiaccio presenta ‘positività chimiche e microbiologiche’. In poche parole è contaminato.

Così la stessa Regione sta correndo ai ripari. Piero Schembri, direttore dell’ufficio sicurezza alimentare del dipartimento Attività sanitarie dell’assessorato alla Salute, ha annunciato che “sarà creata una speciale sezione dedicata al ghiaccio. Un passo importante che ci consentirà di estendere gli interventi di controllo all’intera regione e non solo alla provincia di Palermo. È infatti necessario approfondire le problematiche microbiologiche della produzione ricordando che la qualità finale del ghiaccio dipende strettamente dalla qualità dell’acqua, dall’igiene dei locali e dalle superfici con cui entra in contatto”.

Sia pure con grande ritardo, dunque, sinattiva anche in Sicilia lo studio degli inquinanti del ghiaccio su base scientifica ed epidemiolgica. Le verifiche dovranno riguardare le linee guida imposte dal Ministero pormai due anni fa ma che restano lettera morta. Tutti criteri che non sarebbero pienamente rispettati dai locali che somministrano ghiaccio. Secondo l’Istituto nazionale ghiaccio alimentare presieduto da Carlo Stucchi, “dalle indagini fatte è emerso che negli esercizi commerciali spesso non si usa acqua con i requisiti necessari a renderla idonea al consumo umano e i macchinari che vengono a contatto col ghiaccio non sempre sono idonei”.

Era stato proprio il medesimo istituto lo scorso anno a rilevare in tre campioni su cinque di bar e pub ‘concentrazioni consistenti di enterococchi’ mentre in uno su cinque i livelli di Pseudomonas erano consistenti. Addirittura in tutti i cubetti erano presenti coliformi.

In pratica, per semplificare, il ghiacchio viene fatto in bar e pub utilizzando acqua corrente senza controlli e depurazione e spesso congelatori e contenitori per la produzione del ghiaccio non sono opportunamente sterilizzati. Una consolidata scarsa attenzione al ghiaccio che può essere pericolosa perchè finisce nelle nostre bevande e da lì viene assunto ne più ne meno come qualsiasi altro alimento.