Dopo due anni e mezzo di governo Schifani è ora di parlare di rimpasto. Ne è convinto l’ex presidente e leader del Movimento per l’Autonomia Raffaele Lombardo che, senza mezzi termini, chiede un confronto pur ribadendo che “tocca al Presidente valutare la qualità delle azioni di governo e assumere delle scelte” ma senza dimenticare i numeri “C’è una sproporzione fra il consenso e le responsabilità attribuite”.

L’intervista manifesto di Raffaele Lombardo

L’intervista che apre la stagione del confronto interno al centrodestra Lombardo la rilascia all’edizione di Palermo del quotidiano la Repubblica e pesa le parole una per una. Intanto non parla solo di MpA ma di MpA Grande Sicilia. Poi usa i numeri emersi dalle elezioni nelle ex province, per tutti elezioni anomale e tali da non costituire un test politico elettorale ma per Lombardo elezioni che hanno comunque dato delle indicazioni politiche “basta saperle cogliere”.

I risultati delle elezioni di secondo livello

Per Lombardo le elezioni del 27 aprile hanno dimostrato che si perde dove pezzi del centrodestra votano a sinistra. Il riferimento è a Trapani e ad Enna “Niente di nuovo – dice ancora Lombardo – sono cose già successe e sulle quali penso si chiuderà un occhio anche questa volta”.

Ma l’ex Presidente della Regione rivendica la propria lealtà “Noi abbiamo sempre rispettato i patti federativi con Forza Italia. Ci siamo sempre alleati con gli azzurri. Le alleanze perdenti sono state altre”. Il leader MpA se la prende soprattutto con la Dc del suo “amico” Totò Cuffaro e con la Lega e parla di asse fra questi due partiti.

La giunta regionale

A conti fatti, secondo Lombardo, il peso elettorale e il numero di deputati in base alle regole attuali farebbe sì che agli autonomisti spettino non uno ma due assessori. Dunque non basta la sostituzione di Roberto Di Mauro con Francesco Colianni. Lombardo rivendica un secondo posto in giunta visto che gli alleati di pari peso (Dc e Lega) ne contano già due ciascuno.

Difficile equilibrismo

Una situazione complessa nella quale il presidente della Regione dovrà trovare un difficile equilibrio. Nei mesi scorsi la risposta è sempre stata che il riferimento resta il risultato elettorale del 2022. Così è stato dopo le europee e dunque, per non far ribollire la pentola togliendo il coperchio, così si punterà a fare anche dopo le provinciali. ma la richiesta di confronto, adesso è ufficiale e ignorarla non si può.