Il consiglio comunale di Palermo ha votato ieri sera la sfiducia nei confronti dell’assessore alla Mobilità Giusto Catania, esponente di Sinistra Comune più volte al centro di polemiche per le sue posizioni su Ztl, strisce blu, piste ciclabili e altre iniziative legate ai trasporti pubblici.

Mozione votata praticamente all’unanimità

La mozione è passata in aula con 21 voti favorevoli; il presidente del consiglio Totò Orlando si è astenuto. Oltre alle opposizioni, da Lega a Forza Italia, hanno votato la sfiducia anche i consiglieri di Italia Viva, di M5s e di Io Oso; i consiglieri di Avanti Insieme e Sinistra Comune sono usciti dall’aula senza però riuscire a far mancare il numero legale.

Ordine del giorno passato in secondo piano

All’ordine del giorno era prevista l’approvazione del bilancio consolidato, che è passata però in secondo piano rispetto a una vecchia mozione del 2019, firmata dal consigliere Fabrizio Ferrandelli contro l’assessore accusato di “aver calpestato più volte le prerogative del consiglio di cui lui stesso ha fatto parte”.

Ora si dimetta, chiedono le opposizioni

Si tratta di una mozione prettamente politica che non ha alcun effetto pratico sulla giunta e sui lavori del Consiglio o sull’amministrazione della città ma le opposizioni chiedono a Catania di trarne le conseguenze e lasciare.

Ma l’assessore si fa beffe del Consiglio Comunale

L’assessore Catania ha risposto pubblicando un post su Twitter con la foto di Groucho Marx e la frase “Una risata vi seppellirà”. Nelle ultime settimane il sindaco Orlando ha sostituito prima gli assessori di Italia Viva, il cui gruppo era entrato in rotta di collisione con la maggioranza; un mese fa si è dimesso l’assessore alla cittadinanza solidale Giuseppe Mattina, in seguito a un’inchiesta sull’attività di alcune Onlus in cui è indagato; quattro giorni fa l’assessore ai lavori pubblici Maria Prestigiacomo, anche lei coinvolta in un’inchiesta  della Procura sul servizio di depurazione, ha rimesso la sola delega alle partecipate, mantenendo tutte le altre.

Ma  sulla risposta di Catania scoppia la bufera

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