Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, in esecuzione di un provvedimento emesso dall’Ufficio Gip del locale Tribunale, ha sequestrato somme di denaro e gioielli per un controvalore di oltre un milione e mezzo di euro nella disponibilità degli eredi di Ezio Brancato socio di Vito Ciancimino nelle società che si erano occupate, a cavallo degli anni ’80 e ’90, della realizzazione della rete di metanizzazione della Sicilia oltre che della distribuzione del gas a Palermo.

Il sequestro giunge a conclusione di una indagine di polizia giudiziaria, svolta dal Gico di Palermo sotto il coordinamento diretto del Procuratore Capo della Repubblica di Palermo Francesco Lo Voi e dei Sostituti Procuratori, Siro De Flammineis e Gaspare Spedale, che ha portato all’individuazione nel Principato di Andorra di conti correnti bancari, sui quali risultavano depositi per quasi un milione e quattrocentomila euro, oltre a cassette di sicurezza all’interno delle quali sono stati rivenuti 90.000 euro in contanti e preziosi il cui valore complessivo si attesta intorno ai 70.000 euro.

L’attività investigativa svolta ha dimostrato come le ricchezze rinvenute nel Paese pirenaico siano il frutto del tentativo di occultare, trasferendole all’estero, le disponibilità sfuggite all’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale disposta dal Tribunale di Palermo nei confronti degli “eredi Brancato” già nel maggio del 2013.

Le indagini a suo tempo condotte dalle Fiamme Gialle palermitane avevano consentito di accertare che l’attività imprenditoriale di Ezio Brancato, socio del cosiddetto “Gruppo GAS” di Palermo, era stata controllata costantemente e favorita illecitamente dai noti Vito Ciancimino e Bernardo Provenzano.

Nel mese di gennaio 2004, il “Gruppo Gas” era stato venduto alla multinazionale spagnola “Gas Natural”, per un controvalore di oltre 115.000.000 di euro, di cui circa 47 milioni pagati a Maria D’Anna, Monia e Antonella Brancato, rispettivamente moglie e figlie di Ezio Brancato.

Nel mese di marzo di quest’anno, sulla base delle informazioni scambiate tra la Guardia di Finanza e le Autorità di polizia andorrane, per il tramite dell’ufficiale di collegamento del Corpo presso l’Ambasciata d’Italia a Madrid (Spagna), sono state parallelamente avviate indagini nei confronti della famiglia Brancato, per il reato di “trasferimento fraudolento di valori” in Italia e per “riciclaggio” nel Principato.