Gli imprenditori lanciano l’allarme liquidità, dichiarano di non aver le risorse per pagare le tasse e bocciano la manovra Cura Italia.
Un SOS corale e complessivo è quello che emerge da un sondaggio lanciato da Sicindustria e rivolto alle imprese. Il sondaggio su base regionale è stato svolto su un campione significativo di imprese e rappresenta la fotografia dell’attuale situazione in cui versa l’economia siciliana.
Le domande proposte al mondo produttivo riguardano prevalentemente la disponibilità di risorse necessarie al pagamento dei contributi, delle imposte, dei fornitori, insomma il tema pressante della liquidità delle imprese. Focus anche sui vincoli burocratici relativi alla regolarità contributiva, e infine un giudizio complessivo sull’efficacia del decreto legge Cura Italia. Sei domande in tutto.
Ecco il giudizio, impietoso, che viene fuori.
L’85,2% degli imprenditori bolla come insufficiente l’intervento del governo con la manovra Cura Italia. Il 12,2% lo valuta sufficiente. Il restante 2,6% lo giudica buono.
La liquidità. Un dato secco e allarmante: l’80% delle imprese non ha i soldi per pagare regolarmente imposte e tasse.
E ancora, nel dettaglio: il 67,2% degli imprenditori ha dichiarato che si trovano nella condizione di non poter adempiere al versamento dei tributi locali, come l’IMU o la Tari.
Drammaticamente identica la percentuale delle imprese che si trova nelle condizioni di non poter pagare regolarmente le forniture nei prossimi 60 giorni.
Il 68,7% delle imprese ascoltate ha dichiarato di non poter pagare gli stipendi e i contributi del personale nei prossimi 60 giorni.
Alla paralisi dovuta alla pandemia da Coronavirus si aggiunge un ulteriore aggravamento, che è quello della burocrazia. Quasi tre quarti delle imprese ascoltate (il 74,8%) ritiene necessaria la sospensione delle regole di rilascio del DURC, il documento che attesta la regolarità contributiva di un’impresa.
Secondo il vicepresidente vicario di Sicindustria: “In una situazione d’emergenza le arcaiche procedure burocratiche esistenti a livello regionale e nazionale rischiano di determinare la chiusura di centinaia di imprese. Abbiamo evidenza che le attività relative alle procedure della CIGD (cassa integrazione in deroga, ndr) sono in forte ritardo e appesantite da adempimenti burocratici inutili: in Sicilia non è ancora aperto il termine per presentare le domande. E questo determinerà ulteriori disagi e tensioni sociali. I pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni alle imprese subiscono ulteriori e incomprensibili ritardi; si susseguono annunci su ipotetiche misure regionali a sostegno delle imprese ma nulla di concreto. Anche i provvedimenti e le offerte del sistema bancario per garantire la liquidità alle aziende sono rimasti legati a procedure di valutazione che non tengono conto del momento emergenziale e della mancanza di un sistema di autofinanziamento delle aziende stesse legato ai normali flussi di cassa. Sicuramente sconfiggeremo il Coronavirus ma altrettanto probabile è che le imprese vengano uccise da un miope e bizantino sistema burocratico”.
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