Il presidente della Regione Renato Schifani lo aveva già annunciato un mese fa e BlogSicilia aveva riportato quella sua intenzione espressa in una occasione pubblica il 23 marzo scorso. Adesso la regione passa ai fatti. La giunta regionali ieri ha dato mandato ad un costituzionalista di studiare la questione.
Il profilo scelto è quello del professore dell’Università Roma 3, il Costituzionalista Alfonso Celotto. A lui la Regione siciliana chiede di studiare il terzo comma dell’articolo 23 dello Statuto Autonomistico siciliano e di valutare se e come se ne possa chiedere l’attuazione. La norma dice in maniera esplicita che i magistrati della corte vanno nominati in accordo fra Stato e Regione. Cosa che non è mai avvenuta. Si tratta, infatti, di una delle tante norme dello Statuto Autonomistico siciliano mai applicate e adesso la Regione chiede di verificare il percorso per la sua applicazione.
Il ragionamento di Schifani
“Non abbiamo scheletri nell’armadio e siamo pronti a rispondere a qualsiasi controllo sulla nostra azione amministrativa e di governo” aveva detto senza mezzi termini Renato Schifani dal palco della convention azzurra su “La riforma della giustizia di Forza Italia”, al teatro Politeama di Palermo. E proprio quella era stata la platea giusta per annunciarla questa mossa, annunciando l’intenzione di rilanciare sullo Stato Autonomista siciliano, sulla sua applicazione e sul ruolo proprio della Corte dei Conti in Sicilia.
Le tensioni fra Corte e Presidente
Sono almeno due gli episodi che non sono proprio andati giù al presidente della Regione nei due anni e mezzo del suo governo. Nonostante la procura all’ultima inaugurazione dell’anno giudiziario abbia riconosciuto il lavoro fatto al governo sui conti della regione, negli stessi giorni la sezione di controllo ha reso pubblica una relazione in base alla quale i posti letto di terapia intensiva covid non sono mai stati realizzati e la sicilia sarebbe indietro rispetto al resto del paese. Uno studio contestato dalla Regione nei numeri di partenza sui quali la sicilia parla di errore ma la Corte ribadisce i suoi dati.
Ma questo è solo l’ultimo caso. All’insediamento il mancato riconoscimento dell’applicabilità della norm ache spalma il debito residuo della regione ha messo ha rischio la tenuta dei conti e anche su quello Schifani ha sempre parlato di violazione dei principi di leale collaborazione
Lo statuto inapplicato
“Nello Statuto siciliano vigente è previsto all’articolo 23 che le sezioni della Corte dei Conti vengano nominate di concerto con il governo regionale. Questa norma costituzionale è vigente e non è stata mai rispettata” aveva detto in quella occasione il presidente Schifani ponendo l’attenzione su un articolo semi dimenticato dello Statuto Autonomistico.
“Nessun mio predecessore ha mai invocato l’applicazione di questo articolo. Strano. Sapete perché? Io non lo so, non voglio fare polemica su 60 anni di storia, ma l’articolo c’è – ha aggiunto -. Non voglio essere frainteso, non rivendico questo diritto perché sono stato controllato. Per me le porte sono aperte h24. Ma questa è una prerogativa prevista dallo Statuto siciliano che evidentemente i nostri padri costituenti siciliani, con la condivisione del parlamento nazionale, vollero a garanzia di una procedura che non condizionava le decisioni della Corte dei Conti. I costituenti siciliani dissero che le sezioni della Corte dei Conti vanno condivise con il Governo regionale”.
La strada dell’applicazione senza conflitto
“Questa mancata applicazione è un’anomalia, non apriremo conflitti ma ne parleremo nelle dovute sedi. Non esiste l’abolizione di una norma per desuetudine, e questo articolo non è incompatibile con l’articolo 104 della Costituzione. Cercheremo di far valere in maniera serena, pacata ma decisa, questo nostro diritto. La nostra è anche una battaglia per l’identità”, ha precisato.
Manca il dialogo
“In momenti di emergenza ci saremmo attesi un dialogo che non c’è stato, anzi c’è stato un atto ispettivo al quale abbiamo risposto, ci siamo messi a disposizione perché siamo uomini dello Stato e abbiamo il senso delle istituzioni nel nostro Dna – ha spiegato ancora Schifani -. Ma quando il Parlamento discute di riformare alcuni organismi come l’azione della Corte dei Conti va rispettato, non va contrastato, non va combattuto se si invadono certe prerogative che magari sono mal esercitate o non sono più attuali. Noi non vogliamo mettere in discussione l’indipendenza della Corte, ma quando alcune iniziative determinano delle disfunzioni del nostro sistema istituzionale è giusto che la popolazione, attraverso i parlamentari vi ponga rimedio”.
Dov’è la leale collaborazione?
“Se subiamo la pervasività della Corte dei conti, che ha aperto un’indagine nel pieno della crisi idrica di quest’estate con 20 milioni già destinati alla Sicilia dal Consiglio dei ministri, mi chiedo dove sia la leale collaborazione tra enti dello Stato – ha detto il presidente della Regione –. È come se una casa andasse a fuoco e i pompieri anziché buttare acqua buttassero petrolio o benzina. Quando è entrato in vigore il Pnrr il governo ha fatto benissimo a prevedere limitazioni dei poteri invasivi della Corte dei conti, perché in quel modo il ministro Fitto non poteva lavorare: è evidente che il sistema va un attimo rimodulato e confido che in Parlamento vi possa essere un approfondimento”.
Corte dei Conti invasiva
Schifani ha ricordato che “a livello nazionale si è posto il tema dell’invasività della Corte dei Conti nell’esercizio dei controlli preventivi. Lo prevede l’articolo 100 della Costituzione, però abbiamo la sensazione di vivere una realtà in Sicilia estremamente complessa e delicata. Dopo pochi mesi dal mio insediamento la Corte dei Conti, sezione consultiva, con un provvedimento anziché riconoscere la validità di un decreto legislativo che consentiva la spalmatura di un disavanzo pregresso, non nostro, in 10 anni, ci ha detto no, ha rifiutato il rendiconto – ha sottolineato allora il governatore -. Se non avessi avuto una norma che mi aiutava mi sarei dovuto dimettere. Sosteneva la Corte dei Conti che il decreto legislativo che veniva applicato non poteva essere operativo in quella fattispecie perché ci voleva la norma del Parlamento. Come se il decreto legislativo non fosse norma primaria. Questo è stato il mio primo impatto, ho vissuto due mesi terribili, ma grazie al governo Meloni, al vicepresidente Tajani, al ministro Giorgetti, abbiamo potuto spalmare quel disavanzo. Ci ha aiutato il governo nazionale, e voglio ricordare che quel disavanzo l’abbiamo azzerato”.
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