Atterraggio d’emergenza nello scalo Falcone Borsellino per soccorrere un uomo colto da infarto su un volo da Liverpool a Malta. L’aereo partito dallo scalo inglese alle 5.50 doveva tornare nell’isola del Mediterraneo dopo avere assistito alla partita di Premier League, giocato all’Anfield, tra la sua squadra del cuore, il Liverpool, e il Manchester City.

Mentre si trovava ad alta quota è stato colpito il tifoso di 61 anni è stato colpito da infarto. Non c’era tempo per arrivare a Malta e così il pilota ha deciso di atterrare nello scalo Falcone Borsellino.

Qui ad attendarlo c’erano i sanitari del 118 che lo hanno trasferito all’ospedale di Villa Sofia a dov’è stato trattato e salvato dai medici dell’Unità di terapia intensiva coronarica. Dopo un intervento chirurgico le condizioni del paziente sono buone e dopo qualche giorno in osservazione potrà fare rientro a Malta.

Infarto sul volo Catania-Milano, medico siciliano gli salva la vita

Momenti di paura sul volo Catania-Milano della Easyjet a gennaio quando un passeggero è stato colpito da un infarto ed ha perso i sensi. Le urla della moglie dell’uomo e l’intervento degli assistenti diedero l’idea della gravità dell’episodio. Ed a bordo cominciò a diffondersi la paura. Dopo una serie di tentativi, l’uomo rimase a terra incosciente. Quindi la fatidica domanda di una hostess ormai presa dallo sconforto: “C’è un medico a bordo?”. A quel punto Innocenzio Infantino, medico di Grotte in provincia di Agrigento, intervenne.

“Di questo viaggio rimane una vita salvata e l’emozione di un battito” ha scritto sui social Innocenzo Infantino dove ha raccontato sul suo profilo Facebook i momenti concitati del viaggio che lo riportava a Varese, dove lavora. Mentre si rilassava leggendo sul suo tablet, all’improvviso ha sentito una donna urlare: “Il marito perde i sensi e si accascia sulla poltrona”.

E proseguì: “Controllo il polso e noto assenza di battito, metto due dita sulla carotide, niente. Controllo anche se il paziente ha qualche riflesso. Niente. Il paziente è andato in arresto cardiaco. Chiedo allo steward di aiutarmi a togliere il cappotto del paziente e il maglione. Così inizio a fare la manovra cardiopolmonare. Via con le prime 30 compressioni. Controllo niente. Ancora con altre 30. Niente. Altre 30. Niente”.

Poi: “Chiedo subito allo steward di prendere il defibrillatore – continua Infantino – Mentre accende il Dae continuo con la rianimazione, pensando che fra 10 minuti, se il cuore non riprende a battere, il paziente inizia ad avere danni irreversibili fino a lasciarci le penne. In quel momento ho iniziato a realizzare come fossero preziosi i minuti del tempo. Metto gli elettrodi e via con la prima scarica. Ricontrolliamo e finalmente il cuore riprende a battere”. Ormai è arrivato il momento dell’atterraggio, vengono chiamati i soccorsi da terra e “finalmente atterriamo e anestesista e infermieri prendono in consegna il paziente”.