“Ho visto il killer di mio marito. Era giovane e avrà avuto una trentina di anni”. Vincenza Scimeca, 27 anni dopo l’omicidio del marito Mico Geraci, racconta quanto avvenne l’8 ottobre 1998 a Caccamo. Il giorno del delitto.
Una giornata tranquilla fino alle 20.30. Il marito era tornato a casa, ma dopo aveva un appuntamento per discutere di una possibile candidatura a sindaco di Caccamo. La donna sente suonare il campanello poi gli spari si affaccia dal balcone e vede il killer. Scende di corsa e trova il corpo del marito a terra.
“I vicini di casa non hanno visto nulla – ha detto la donna – hanno negato persino di avere sentito gli spari”.
In quell’ultimo periodo il marito era preoccupato. Mico Geraci aveva preso parte a un convegno organizzato in paese. Si parlava di mafia, piano regolatore. I boss lo temevano per il percorso di rinnovamento che voleva portare in paese. La Svizzera di cosa nostra, luogo sicuro per i mafiosi, rischiava di esserlo meno. Per questo fu deciso l’omicidio del sindacalista in piazza Zafferana.
A processo davanti alla corte d’assise ci sono i fratelli Pietro e Salvatore Rinella ritenuti i capi di Trabia e accusati di essere i mandanti del delitto e avrebbero portato a termine “una cosa che interessava Bernardo Provenzano”.






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