Il deputato Cataldo Fiorenza, ex presidente del Gruppo Misto all’Ars, aveva a disposizione negli anni tre carte di credito. Con quelle ha acquistato 7 mila euro di carburante, abbigliamento per altrettanti 7 mila euro.

Gioielli per mille euro, due mila euro spesi in supermercati, mille e 200 euro in arredamento, 4 mila euro in libri assicurazioni e centri estetici. Altrettanti 4 mila in ristoranti e quasi 8 mila in viaggi e alberghi.

Tra le spese contestate dalla procura della Corte dei Conti anche un cenone pagato nel 2011 in un resort a Linguaglossa nel catanese a una collaboratrice del Gruppo Misto. Costo del cenone 630 euro.

Contestati dai giudici anche l’acquisto di un vestito pagato con la carta di credito e anche i frequenti acquisti presso negozi di abbigliamento femminile (Pinko, Fornarina) e di ottica.

“Va, ancora una volta, rammentato – si legge nella sentenza – che la gestione delle pubbliche risorse richiede il rigoroso rispetto del vincolo ad esse impresso e che, a tal fine, occorre dare puntuale giustificazione del modo in cui tali risorse sono state impiegate. Il capogruppo, pertanto, non può sottrarsi a tale responsabilità pretendendo di finanziare con fondi pubblici destinati al gruppo parlamentare le più svariate, e quanto mai generiche, “iniziative promozionali sul territorio” o non meglio precisati “eventi” (per come testualmente riportato nelle ricevute rilasciate all’onorevole Fiorenza) senza documentarne le ragioni e le finalità”.

E proseguono i giudici “l’analisi condotta sulle diverse tipologie degli esborsi sostenuti ha dimostrato l’esistenza della colpa grave del convenuto che ha utilizzato le risorse pubbliche con estrema spregiudicatezza, in molti casi per palesi scopi personali”. Da qui la condanna al risarcimento danni in 42 mila euro. Mille euro in meno rispetto alla richiesta della procura della Corte dei Conti.

“Il mio assistito non poteva che restar fortemente amareggiato di fronte ad una sentenza del giudice contabile che ha considerato un’indennità (quella del Capogruppo) alla stregua di fondi con destinazione al gruppo parlamentare”.

Così il legale dell’On. Cataldo Fiorenza, Gaetano Armao, commenta la sentenza della Corte dei Conti che ha condannato il parlamentare regionale a risarcire 42 mila euro. “Proporremo entro breve appello – aggiunge – confidando che il vaglio dei giudici di secondo grado possa riconoscergli l’assoluta buona fede”.

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