Parlano i clienti della baby squillo e raccontano quanto successo in quei mesi. “Ho risposto ad un annuncio nella sezione incontri, a una coppia che si presentava con il nome di ‘occhionidolci’. Mi proponevo per un incontro e da quel momento abbiamo instaurato una corrispondenza via mail, scambiandoci informazioni personali a sfondo sessuale”.
La città proibita è popolata di fantasmi notturni e lo psicoterapeuta dell’ azienda sanitaria, nottetempo, accetta di parlare di sesso e poi anche di “affrontare l’ argomento dell’ età” con dei perfetti sconosciuti. Così, per socializzare, spiega lui: si presenta per quello che è, poco più che trentenne, mentre loro dicono di avere 27 lui e 19 lei. Chi indaga sul caso della baby squillo fatta prostituire – secondo l’ accusa – dal fidanzato Dario Nicolicchia, ha forti dubbi sulla socializzazione.
Perché l’ età, la minore età, della ragazzina era tutto. Magari non nel caso specifico degli occhionidolci e del professionista della psiche, pronto a dare la propria mail, contenente nome e cognome (veri) e poi a ospitare a casa i due. Secondo la Procura, il requisito della giovane, giovanissima età di lei era un valore aggiunto (forse «il» valore) per i clienti, indagati e ascoltati dagli agenti della sezione reati sessuali della Squadra mobile, nell’ inchiesta in cui Nicolicchia è in carcere da quasi un mese, con la pesante contestazione di avere sfruttato la prostituzione della minorenne.
Il fantasma adesso non è più il piacere sessuale ma il pericolo di rimanere invischiati in questa storiaccia, come ‘utilizzatori finali’ di una ragazzina: “Quando sono arrivati a casa mia – spiega non a caso lo psicoterapeuta – dall’ aspetto fisico giudicai che l’ età che mi avevano comunicato via mail fosse congrua. Anzi la ragazza sembrava anche di qualche anno più grande”
Il resto è noia o il tentativo di scacciarla: “I due non hanno chiesto denaro a fronte della prestazione sessuale, ma la ragazza si eccitava con la fantasia erotica di essere una prostituta”. Peccato che in una delle mail (prodotte dallo stesso indagato), a una richiesta ammiccante (“Per caso sei anche generoso?”), lui aveva risposto: “Vi avevo proposto 50, che ne pensate?”.
Se queste sono le spiegazioni, il pizzaiolo di Monreale e il proprietario di un ristorante del centro scelgono la via del silenzio e si avvalgono della facoltà di non rispondere. Lei comunque li riconosce entrambi in foto: e il secondo, ricco imprenditore, «per ogni incontro mi dava dapprima 300, poi 200 ein fine 150 euro».
Il titolare di un’azienda di trasporti e traslochi viene agganciato sullo stesso sito web del terapeuta: lui è più pragmatico, non perde tempo a dialogare via mail e a lasciare tracce informatiche, ma concorda un appuntamento nel parcheggio Emiri.
“In una zona meno frequentata di quell’area – racconta agli investigatori, delegati dal pm Claudio Camilleri – siamo scesi dalle rispettive auto e abbiamo fatto conoscenza. Walter (Nicolicchia si presentava così, ndr) mi ha detto che erano una coppia molto aperta e che la sua fidanzata aveva sempre voglia di fare sesso. Walter mi propose il rapporto a tre, ma io rifiutai e gli chiesi di allontanarsi». Nicolicchia però, in occasione di un secondo incontro, rimase a guardare: perché?
C’era una strategia dietro questo pseudovoyeurismo? Perché – lo ha ammesso lui stesso, nell’ interrogatorio davanti al Gip Lorenzo Matassa – il trentunenne ex fattorino molto spesso riprendeva i rapporti sessuali della fidanzatina. E poi parlava con i clienti del furto della sua moto, chiedeva aiu to per trovarla. O per ricomprarla.
Si preparava a ricatti? La sapeva lunga, in questo senso, l’ agente di scorta: lui parla di una sorta di «abbordaggio» subito dalla ragazzina («Mi sorridevano entrambi, lui mi disse che la ragazza mi trovava attraente») e per questo non voleva pagare. Peccato che la ragazzina racconti modalità di conoscenza del tutto diverse, l’ intermediazione di un altro cliente, e l’ uso dell’ auto di servizio da parte del poliziotto.
Le estorsioni furono pianificate o solo pensate? Anche l’ avvocato, l’ attempato cliente che massaggiava la ragazzina, con olii speciali, sul lettino medico dello studio dell’ amico dentista, aveva percepito lo stesso pericolo. Qualche tempo dopo, la macchina fotografica con cui lui stesso riprendeva la ragazzina e un’ altra giovane, a luglio 2015 gli venne rubata allo studio.
Il rappresentante di una ditta di materiale medico sostiene che «Walter» gli si sarebbe presentato con la fidanza tina, chiedendogli lavoro, «ma mentre parlavamo di questo, lei ha fatto il giro della scrivania, si è sbottonata il body, dicendo “se vuoi puoi toccare”.
Ho risposto che non mi interessava e la ragazza è tornata al suo posto». Ovviamente, sostiene lui, non sarebbe suc cesso un bel niente. Lei dice invece che lui le si presentò come medico «e abbiamo avuto un solo rapporto presso il suo studio, per 150 euro». Nello studio del dentista la ragazzina andò la prima volta con l’ avvocato e con Dario: «Ebbi rapporti col dentista su un lettino medico e a un certo punto lui ha preso un vibratore che c’ era nella vetrina vicino al lettino…».
Il pm Camilleri ha incaricato un esperto di «smorfiare» computer e telefonini di Nicolicchia, che, attraverso l’ avvocato Cinzia Pecoraro, chiede la libertà al tribunale del riesame. La città proibita ha ancora tanto da scoprire. E da temere.
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