Rendere fruibili i siti monumentali presenti nel quartiere storico, prevedendo aperture al pubblico.
Questo l’obiettivo della manifestazione “Ballarò Espò”, che quest’anno ripete “I gioielli di Ballarò”, grazie a cui saranno visitabili dal 2 al 4 dicembre cinque gioielli monumentali: La chiesa del Carmine Maggiore, la Chiesa e il campanile di Santa Chiara, l’oratorio del Carminello, infine la torre e, per la prima volta, la chiesa e la cripta di San Nicolò.
Non solo itinerari, ma anche spettacoli, concerti, animazione, iniziative culturali e tanto altro.
Attraversando il mercato si giunge a piazza Carmine in cui dominato il grande cupolone simbolo della sfarzosa chiesa barocca e dall’annesso convento della chiesa del Carmine Maggiore. Al suo interno la chiesa conserva preziosi manufatti che vanno dal XV al XIX secolo, tra cui un quadro del Novelli e Tommaso De Vigilia. Affascinanti sono le colonne tortili realizzate nel 1683 da Giacomo e Giuseppe Serpotta, che traggono ispirazione dal ben noto baldacchino del Bernini. La maestria dei Serpotta si concretizza in un manto dorato con motivi decorativi, in cui, in un microscopico meraviglioso universo, vengono raccontate scene della Vergine e di Cristo.
Si fa risalire al 1344 la data di fondazione della chiesa e del convento di S. Chiara, ad opera di Matteo Conte di Sclafani ed Adernò. La fisionomia trecentesca dell’edificio venne mutata nel 1678, secondo il progetto dell’architetto Paolo Amato. Al suo interno spiccano il prezioso altare con tele del celebre pittore Borremans. Il pittoresco campanile si innalza sulla sinistra della semplice facciata della chiesa di Santa Chiara. Elemento architettonico originario seicentesco sopravvissuto ai bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale, sembra dominare la piazza con la sua slanciata fisionomia. Esso si articola su tre ordini con loggette e curati decori ed intagli nella pietra. Dall’ultima loggia, circondati dalle campane del monastero di Santa Chiara, si mostra all’occhio del visitatore una Palermo maestosa e magnifica.
Attraversando il Rione del Carmine, suggestiva cornice di evidenti lasciti storico artistici di splendida manifattura, potendo osservare un microcosmo plasmato nello stucco che sorprende e seduce, entreremo nel serpottiano Oratorio del Carminello.
L’oratorio del Carminello fu edificato alla fine del ‘500 con finanziamenti aristocratici ed è stato per secoli un oratorio dei carmelitani, che vi si riunivano per le preghiere. Fino ad un secolo fa veniva adibito a cimitero, come si può notare dalla cripta sottostante, ad esclusivo uso della confraternita. Contiene alcuni stucchi del grande Giacomo Serpotta (“La Natività” e “Il Riposo in Egitto”) oltre a stucchi di Giovanni Serpotta. Esternamente la mole compatta dell’oratorio e la semplicità della facciata di pietra tufacea, in cui emergono solo le sobrie cornici delle finestre e del portale, non rivelano la ricchezza decorativa degli interni.
La parrocchia di San Nicolò, tra le più antiche del centro storico, sorge nel 1250 circa. Sul lato meridionale si apriva, un tempo, il portale di accesso al cimitero, di cui, oggi, resta parte della ghiera decorata con fiori a testa di chiodo.
Rinnovata nella prima metà del ‘700 sotto la direzione di Nicolò Palma, scampata dalla distruzione a causa di un progetto di risanamento, grazie a monsignor Vanelli, che scrostò l’intonaco di alcuni pilastri per mostrarne “l’antichità” della sua architettura.
Tra pilastri medievali, stucchi e la forte devozione verso san Nicolò, la storia della chiesa si svela nei suoi dettagli, in un racconto suggestivo che, per “Ballarò Espo”, sarà mostrato, includendo la visita alla cripta, di recente riportata alla luce.
Entrata a pagamento, per info www.terradamare.org/infoline.
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