“Riassunto delle puntate precedenti: Miccichè, che la sa lunga, capisce che Musumeci non si ritirerà mai dalla sua corsa a governatore che con coerenza costruisce ormai da 5 anni e che ogni giorno di più lo sta rendendo imbattibile sia tra l’opinione pubblica, che lo giudica incorruttibile ed integerrimo, sia per i voti di struttura che assieme agli alleati si è costruito. Miccichè, inoltre, non vuole assolutamente ripetere l’errore dell’altra volta quando regalò al malevolo ed incapace Pd di Crocetta la regione pur di non far vincere Musumeci. Anche perché stavolta i siciliani lo lincerebbero vivo e di conseguenza pure Berlusconi”.
“E allora cosa fa? – continua Pagano – Prova a logorare Musumeci lanciando una candidatura (Armao) capace di affascinare i “vecchi” centristi, che è vero che ormai contano pochino in termini di voti (a giudicare le comunali di Palermo, loro città più importante) ma che sono pur sempre portatori di residui poteri. Naturalmente Miccichè deve convincere anche i “nuovi” centristi, ma né ‘Energia per l’Italia’ di Parisi e Grimaldi, né l’Udc di Cesa e Turano abboccano perché sono leali al progetto di Musumeci, oltre che convinti che si vinca solo con lui. A questo punto Miccichè tira le conclusioni: meglio un vicepresidente (che fra l’altro prima o poi incorporerà dentro FI), che niente”.
“L’ultima chicca del furbissimo Gianfranco è quella di tentare di mettere dentro Ncd/Ap in modo di aumentare il potere di interdizione verso Musumeci e condizionarlo ancor di più. Ma anche qui – conclude – il gioco non gli potrà mai riuscire perché è noto che dove c’è Alfano (che fra l’altro tratta a destra e a sinistra) non ci potrà mai essere la Lega, né in Sicilia né a maggior ragione in Italia. Parole di Matteo Salvini”.
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