Dolore e lutto per la morte di Michele Di Franco. Morto in uno scontro a Scopello. Per i familiari un dolore atroce che ha reso il pomeriggio di ieri un vero dramma.
Lo scontro frontale tra due auto, nei pressi di Scopello, è costato la vita a Michele Di Franco. “Michelone” o “bomber” – così lo chiamavano gli amici di sempre – era molto noto in città e da ore, ininterrottamente, chi lo conosceva gli dedica un pensiero, una foto, un ricordo tramite i social.
Aveva 39 anni e aveva frequentato il Don Bosco. Sembra non esserci ex allievo che, avendolo incrociato a scuola, non lo ricordi con affetto. Il suo sorriso contagioso, la voglia di divertirsi, il carisma lo hanno sempre accompagnato.
“Ricordo quella mattina alle 7,30 al Don Bosco quando ti dissi ‘da ora in poi ti chiamerò bomber’. Riposa in pace amico mio anzi fai bordello pure lì”, scrive un amico. “Ti voglio bene riposa in pace”, si legge in un altro messaggio accompagnato da tre cuoricini.
“Michi – scrive un altro amico – appartiene a quella categoria di persone che ti rimangono nel cuore per sempre”. “Michi – scrive il cugino – con te va via un pezzo di me. Michi continuerai a vivere in noi”.
“Michele-Bomber, noi nati negli anni 80, lo conoscevamo tutti. Quel soprannome poi, era figlio della scuola elementare, travisato dall’omonimo film con Bud Spencer. Andavamo entrambi al Tomaselli, lui sezione B io A. Ed era già così. Il triplo di tutti noi, ma non faceva paura. Al punto che accettava di buon grado di fare il portiere a calcio. Perché, avendo visto Holly e Benji in tv, ti illudevi che potesse essere un po’ come Teo Sellers. Poi ci siam ritrovati al Don Bosco. Io al Classico e lui all’Economico (che era un termine che i sacerdoti inventarono per nobilitare “ragioneria”). E nonostante la stazza, lui “cuccava” tanto. Ricordo che fu il primo a portare la moda degli occhiali anche per chi non ne aveva effettivamente bisogno. Non mi perdonò mai che, in una partita di calcio tra Classico ed Economico, durante una finale mi presi la scena e il popolo dei tifosi al grido di “chi non salta è ragioniere”. Uno smacco per lui, che la curva, quella vera dello stadio, quella rosanero, la frequentava veramente. Non abbiamo mai parlato molto, ma da posizioni umane diverse ci siamo sempre rispettati e salutati. Ci vorranno un po’ di angeli per trasportarti in cielo in queste ore. Attento a non farli ridere troppo, che se ti lasciano è un casino…Ciao Mic!
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