“Manfredi ti ho insegnato a volare con L’Asta…Mi dicevi: ” mi piace saltare” e oggi hai fatto il tuo ultimo salto… ti dicevo: “Stai sempre con la testa sulle spalle non lasciarla a casa”.
E’ quanto scrive l’allenatrice di Manfredi Sala, che ha visto crescere come una mamma il giovane morto ieri nel pizzo dell’Orecchiuta dopo un volo di 50 metri. La donna lancia un accorato appello agli adolescenti affinché riflettano prima di agire perché la vita è bella e non va buttata via.
“I tuoi amici di allenamento ridevano con te…E ora hai fatto la tua ultima Bravata. E io grido di dolore come una mamma…sono il tuo allenatore tecnico ma sono come una madre …e Grido di dolore… e Grido ancora più forte a tutti i ragazzi specialmente…- continua l’allenatrice di atletica leggera che ha trasmesso la passione al figlio.- Pensate…Pensate prima di agire Perché la Vita è il pensiero più bello che non bisogna mai perdere dalla testa.
Lo dico urlando di rabbia e durezza ancora una volta anche a voi miei Atleti di Palermo. E a te Nino Bruno un abbraccio del nostro dolore che abbraccia la famiglia di Manfredi. Ciao Manfredi mio!!!!! La tua allenatrice Daniela Basile.
Il padre Nicola Sala ha sperato fino all’ultimo che non fosse suo figlio il ragazzo morto nel pizzo dell’Orecchiuta.
«Non gli ho mai voluto comprare lo scooter perché era pericoloso, gli ordinavo di uscire in bicicletta con il caschetto, ho fatto di tutto per proteggerlo, ma non è servito a nulla», dice sottovoce con lo sguardo fisso nel vuoto.
Si gira e guarda in alto, riconosce in lontananza le biciclette dei due giovani attaccate ad un tronco. «Quella è la catena di Manfredi, quelle sono le loro biciclette, guarda, c’è il casco attaccato », indica con la mano.
Non si è ancora reso conto della tragedia appena avvenuta, le forze dell’ ordine gli impediscono di arrivare nel punto esatto della tragedia, di vedere dove e come è morto il suo primogenito. È salito in cima con un mezzo della Forestale Nicola Sala, rappresentante di dolciumi.
Stava facendo il giro dei clienti con il suo furgone bianco quando la moglie Elisabetta Di Girolamo lo ha avvisato che uno dei ragazzi coinvolti nell’incidente in montagna poteva essere Manfredi.
Immediatamente è corso alle pendici della salita dove ha trovato i forestali che lo hanno accompagnato. Quattro chilometri di salita che nell’ auto sono durati un’eternità.
«Ditemi se è mio figlio il ragazzo morto, dicono che c’ è un giovane precipitato ». Ma in quel momento nessuno aveva ancora certezze. Arrivati quasi in cima a Pizzo dell’ Orecchiuta Nicola Sala scese come un fulmine dal fuoristrada verde ed corse nella piazzola dove finisce il sentiero. Chiese notizie a tutti, nessuno ebbe il coraggio di raccontargli la tragica verità.
Con il padre c’era Francesco Bargione, uno degli zii di Manfredi che cercò di tranquillizzarlo, di evitare che potesse fare qualche pazzia. Egli sapeva che in fondo a quel maledetto dirupo c’era il corpo di Manfredi.
«Amava le sfide, era un vero sportivo, un bravo ragazzo cresciuto con i sani valori dello sport e della famiglia – racconta Francesco Baragione – Purtroppo tutti abbiamo avuto 17 anni e a quell’ età si è convinti di essere invincibili”.
Ma la prima tra i familiari ad arrivare sul luogo della tragedia è stata la mamma Elisabetta, in compagnia di un’ amica. «Maledetta questa montagna, non può essere vero che sia Manfredi, si sono sbagliati, fatemi vedere chi è il ragazzo caduto».
Oltre ai genitori sul sentiero che porta in cima a pizzo dell’ Orecchiuta ieri pomeriggio sono saliti decine di amici e parenti.
Una processione infinita che le forze dell’ ordine hanno dovuto interrompere schierando al presidio del cancello verde anche i poliziotti del reparto mobile. Una misura dovuta all’ estrema pericolosità della strada dissestata e troppo stretta per consentire la circolazione delle auto.
“Continuo a chiamarlo al cellulare ma non risponde, sapete chi è il ragazzo che è morto sul monte» chiede la fidanzata di Manfredi appena scesa dall’auto. Capelli raccolti con le treccine, pallida, con lo sguardo terrorizzato, ha il telefono in mano e continua a guardarlo nervosamente, sperando che il suo amore risponda, le mandi un messaggio. La tranquillizzi.
“È uscito questa mattina in bicicletta con il suo amico, vengono sempre in questo posto in bicicletta, non capisco cosa ci trovino di bello. Ho sentito di questa tragedia, so che Manfredi era qui e sono disperata al pensiero che possano essere loro.
La ragazza è arrivata prima di tutti, prima dei genitori, dei parenti, degli amici. Con le ginocchia tremanti e il cuore in gola decide di salire, di andare a vedere cosa è successo, sperando che le notizie fino a quel momento confuse siano sbagliate. Perché Manfredi «è quella persona che l’ ha abbracciata talmente forte che, invece di romperla, l’ ha aggiustata» ha scritto in uno dei tanti post sulla sua pagina Facebook.
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