Una veglia funebre in piazz dei Normanni, poi un vero e propriofunerale con la bara portata a spalla con dentro il lavoro che ormai è morto ucciso dal dpcm. A Palermo, di fronte palazzo dei Normanni, la protesta è stata inscenata dagli operatori della movida, pub drinkerie e locali simili. Ma a manifestare c’erano gli artisti, glioperatori dei centri scommesse, delle salebingo, tuttomil mondo produttivo bloccatodalle misure Conte. Per glioperatoridella movida la chiusura alle 18 equivale ad un lockdown totale visto che non lavorano in altri orari. Gli altri, invece, sono stati chiusi del tutto ma poco cambia. In piazza sono scesi anche separatamente in altre manifestazioni gli artisti con una protesta silenziosa. Con un altra protesta ancora il mondo del fitness ha manifestato il proprio disagio. C’è una Italia non contagiata che sta morendo di provvedimenti anti covid19.
Le proteste sono state inscenate in tutte le città siciliane. Duemila candele in piazza Garibaldi per dire no al buio delle vetrine. Le hanno accese i rappresentanti delle partite Iva ennesi che sostenuti da Cna, Confcommercio, Confartigianato, Cidec, Casartigiani e Cia hanno organizzato una protesta silenziose nel centro della città. “A rischio ci siamo migliaia di patite iva – dicono gli organizzatori- Se si chiudono i ristoranti, i bar, i pub a rischio, tantissime persone perderanno il lavoro. Sono le luci delle vetrine, tutte, a fare di una città una città illuminata e viva”.
Gli artisti messinesi oggi pomeriggio hanno protestato contro le misure del Governo che ha chiuso teatri e cinema con un sit in davanti al Comune. Attori, registi, musicisti, ballerini, cantanti, insegnanti di musica, canto teatro e danza chiedono la revisione delle misure restrittive imposte dal governo e, vestiti di nero con un cuscino poggiato a terra, hanno protestato in silenzio. Chiedono maggiori aiuti e la ripresa delle attività di spettacolo e quelle didattiche.
E tornando a Palermo si aggiunge alla protesta anche il nuovo regolamento comunale contro l’evasione che prevede peri morosi anche la revoca della licenza. “Il regolamento varato dal Consiglio comunale, con il quale vengono stabilite sanzioni come la revoca della licenza per i commercianti morosi nei confronti del Comune stesso è una sanzione statalista. Una concezione assolutamente vessatoria che in un momento come questo, a fronte di un Governo nazionale che nulla ha fatto nei confronti della categorie produttive e commerciali, non azzerando le cartelle esattoriali, non provvedendo a saldo e stralcio per andare in contro alla popolazione che viene da un’emergenza sanitaria, è inconcepibile. Valuteremo di impugnare questa delibera” scrive Stefano Santoro, avvocato penalista, responsabile del dipartimento Giustizia della Lega in Sicilia. “A Palermo cosa fa l’ultimo dei sindaci, Orlando? – aggiunge – Fa approvare dalla sua maggioranza un regolamento vessatorio capestro nei confronti di titolari di licenze commerciali e artigianali che non siano in regola con i tributi locali e minaccia nel caso di verifica della morosità chiamandoli ingiustamente evasori la revoca delle licenze. Pubblicheremo i nomi di chi ha votato questa delibera capestro”.
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