La bellezza salverà il mondo o dovrà salvarsi dal mondo? L’interrogativo, per nulla peregrino, è stato oggetto di dibattito nel corso dell’incontro tenuto dal professore di filosofia estetica Stefano Zecchi, “Il mondo salverà la bellezza”, presso l’oratorio dei santi Elena e Costantino, introdotto dal direttore della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso, cui ha partecipato anche il presidente della Camera di Commercio Patrizia Di Dio. Fra gli intervenuti al dibattito, il direttore di Palazzo Abatellis Evelina De Castro.

Il titolo, un gioco di parole sulla celebre frase tratta dall’Idiota di Dostoevskij, “La bellezza salverà il mondo” rientra nell’ambito della manifestazione “Palermo delle donne”.

Secondo il filosofo milanese, la bellezza salva dal nichilismo perché ogni atto creativo sottrae dal nulla. “L’uomo – ha detto Zecchi – potrebbe fare a meno della scienza ma non della bellezza, perché lo affranca dal nichilismo. La bellezza è creazione, è utopia, mai distruttiva. L’uomo ha lasciato il suo segno con la bellezza, con la forza della costruzione e dell’immaginazione”.

La sfida al pensiero estetico, secondo il filosofo, nasce fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando il pervadere della scienza ha spostato l’attenzione dalla qualità alla funzionalità. Lo scientismo sarebbe la premessa allo sperimentalismo in arte e in letteratura, al punto da rendere arduo il considerare belle alcune opere d’arte delle avanguardie.

“Il bello – ha continuato Zecchi – diventa problematico, cosa che non era mai accaduto. Non si parla più di verità ma di validità. L’aspetto tragico di una bellezza che scivola via dalla creazione artistica. Il dramma dell’assenza di un senso che trasmette appartenenza. Oggi, finalmente, si cominciano ad avvertire delle crepe, si inverte la tendenza, si torna alla qualità sulla quantità e l’economicità. Ma la vera scommessa non è la salvaguardia del passato e di cose che, a volte, non meriterebbero nemmeno di essere salvate; la sfida è costruire una bellezza vivente”.

La fondazione Federico II ha fatto della bellezza la sua “mission”, come ha spiegato il direttore Monterosso: “Questo luogo dove ci troviamo oggi è rimasto chiuso 12 anni; qui i sovrani venivano ad adorare la Madonna, eppure per apatia questa bellezza restava chiusa. Abbiamo aperto l’ingresso a Palazzo dei Normanni da piazza del Parlamento, una scelta che non è soltanto architettonica, ma simbolica: il palazzo che si apre alla città e ne diventa centro propulsore. Se la bellezza aiuta il mondo ad essere un luogo migliore, non meno ardua è la sfida di salvare la bellezza dal mondo che la attenta”.

La bellezza può anche muovere l’economia, ne è convinta Patrizia Di Dio. “L’economia della bellezza – ha detto il presidente di Confcommercio Palermo – evoca il nostro Paese conosciuto come il Belpaese. Si lega anche ad un nuovo umanesimo, alla kalokagathia di greca memoria, per cui non può esserci buono senza bello e viceversa. L’Italia è una super potenza culturale. Il vero transito rivoluzionario è passare dalla paura alla ricerca della felicità, un percorso tutt’altro che indolore, ma che può portare ad un modello di sviluppo centrato sulla bellezza declinata in ogni suo aspetto. Vogliamo che la nostra città, schiacciata sul presente possa aprirsi al futuro e liberarsi da decenni di oscurantismo mafioso e di anime torve che hanno sommerso la bellezza con la violenza e il sangue”.

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