• Il mueso palermitano apre ai visitatori con nuove sorprese ed esperienze
  • Oltre quattrocento anni di storia nell’esposizione permanente all’interno della Chiesa del Gesù
  • Un percorso non solo turistico, ma anche di “cammino interiore” da credente o da laico

Il Museo di Casa Professa, all’interno della Chiesa del Gesù, in piazza Casa Professa, a pochi metri dal mercato di Ballarò a Palermo, apre i suoi armadi, ampliando la sua offerta per i visitatori da tutto il mondo.

Un’esperienza immersiva

Da oggi, grazie a inedite e nuove letture mistagogiche, è possibile, sperimentare un’esperienza immersiva attraverso la contemplazione delle opere d’arte in essa contenute, realizzate dai più importanti artisti della feconda scena della seconda metà del Seicento palermitano: Gioacchino Vitaliano, Antonio Grano, Camillo Camilliani, Ignazio Marabitti e Giacomo Serpotta. La parola diviene immagine e l’immagine ha il compito di rendere visibile l’invisibile, rendere presente l’assente. Entrare nella scena narrata equivale per il fedele a esserci.

Tante opere d’arte

Il patrimonio storico artistico del Museo di Casa Professa è costituito da opere di pittura, scultura e arte decorativa proveniente dalla Chiesa del Gesù e dalla Casa annessa, da vari collegi siciliani della Compagnia del Gesù, ma anche da donazioni private. Attraverso queste importanti opere d’arte è possibile ricucire la storia stessa dell’Ordine dei Gesuiti, la sua complessa cultura intrisa di profondi riferimenti simbolici, ma anche la storia stessa di Palermo e della sua identità religiosa.

Il percorso del museo palermitano

Il percorso museale rappresenta un continuum tra la chiesa nell’abside centrale e il museo vero e proprio. Dalla sacrestia comincia il percorso alla scoperta dell’arte dei Gesuiti della Sicilia.
La prima sala è dedicata proprio al fondatore dell’Ordine dei Gesuiti ed è denominata sala di Sant’Ignazio o dei Paliotti, in cui sono esposti i paramenti liturgici di età barocca appartenenti alla chiesa del Gesù. A sorprendere sono gli anthependium, detti anche “paliotti” di cui i gesuiti ne furono non soltanto estimatori e committenti ma anche esecutori.

Le altre opere di pregio

Le opere esposte al museo sono anche state internamente donate alla Compagnia, come nel caso di quelle contenute nella sala La Farina, in cui ritroviamo una pregevole raccolta di maioliche proveniente da tutta Italia. Sempre nella stessa sala è possibile visionare un’opera del noto pittore ottocentesco Francesco Lojacono. Tra gli spazi è possibile visitare La Sala La Nuza, arricchita da preziosissime suppellettili liturgiche, come l’ostensorio raggiato dell’orafo Antonio Nicchi, realizzato nel 1736. Caratterizzato dalla statuetta del fondatore dell’Ordine, l’ostensorio cesellato e sbalzato in oro è arricchito da minute gemme preziose.

L’Antro di San Calogero

Non bisogna dimenticare poi La Cripta, raggiungibile scendendo una breve rampa che porta a un antro sotterraneo che immette alla desueta area di sepoltura riservata ai padri gesuiti. Il luogo è identificato anche con il nome di Antro di San Calogero in riferimento all’antica chiesa ipogea di “San Calogero in Thermis” che, secondo la tradizione, era dimora e luogo di preghiera del Beato Calogero vissuto a Palermo nel Quarto secolo Dopo Cristo. Sempre all’interno del museo è possibile ritrovare uno degli oratori meno conosciuti ma tra i più intimi e affascinanti di Palermo: l’oratorio del Sabato.