La notorietà l’ha raggiunta con il progetto Borgo Parrini, la riqualificazione una frazione di Partinico, nel Palermitano. Ad avere l’idea è stato Giuseppe Gaglio, presidente della coop sociale Nido D’Argento, oggi arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Borgo Parrini, casette colorate ricoperte di mosaici e maioliche, ispirate agli edifici di Gaudí a Barcellona, è diventato meta turistica dopo la ristrutturazione voluta proprio da Gaglio che ha cominciato i lavori in case di sua proprietà. Sui muri di alcune abitazioni si leggono frasi di Gandhi e Mandela e le parole dello stesso Gaglio: “Io compongo frammenti di poco conto che insieme riprendono vita sprigionando bellezza e speranza”.

E’ Giuseppe Gaglio, presidente del cda della cooperativa sociale Nido D’Argento, il personaggio chiave dell’inchiesta su un giro di tangenti a funzionari pubblici scoperto dai carabinieri di Palermo. Gaglio, con la complicità di dipendenti fidati come Massimiliano Terzo, Francesco Chiavello e Giuseppe Chiaramonte, aveva escogitato un piano accurato per vincere il maggior numero di appalti e assicurarsi puntualità dei pagamenti dei servizi sociali commissionati.

I dirigente e i suoi individuavano il pubblico ufficiale da avvicinare “mediante un approccio reverenziale fino a irretirlo”, scrive il gip che ha disposto 12 misure cautelari. Anche il reperimento delle risorse necessarie per il pagamento delle tangenti era è affidato a meccanismi rodati, messi a punto dal presidente della coop e dai suoi uomini per evitare la tracciabilità delle operazioni illecite. I fondi neri da distribuire ai pubblici ufficiali per i loro servizi erano costituiti da soldi versati da Gaglio ai suoi stretti collaboratori con bonifici con causali fittizie, poi restituito in contanti, dalla riscossione in nero, tramite i referenti locali della cooperativa, dei proventi delle attività di consulenza effettuate, o dai ricavi delle numerose attività svolte dalla Nido D’Argento.

La provvista veniva poi distribuita ai pubblici ufficiali corrotti. La sede della Nido D’Argento e le cooperative Medea ed Antropos (gestite da Chiavello nonostante fossero intestate formalmente ad altri), costituivano le basi logistiche dell’associazione criminale e le sedi degli incontri tra Gaglio e i suoi e i dirigenti collusi.

Amici in ogni posto

“Abbiamo un amico in ogni posto”, diceva Massimiliano Terzo, dipendente della cooperativa sociale Nido D’Argento finita in una inchiesta su un giro di mazzette in cambio di favori e appalti. E in effetti di pubblici ufficiali disposti a vendere la funzione in cambio di soldi la coop e il suo presidente, Giuseppe Gaglio, ne aveva ovunque. “Secondo te che attività si potrebbe proporre?” chiedeva Terzo alla dirigente del comune di Balestrate, Maria Rita Milazzo, per capire come vincere una gara. “Potresti fare attività di laboratorio… di pittura …di scrittura…la scuola prevista è l’Aldisio…che c’è un grande giardino attorno se voi avete anche piscine esterne fargli fare giochi lì… secondo me queste attività voi potreste proporre…”, rispondeva lei. Ma i consigli della dirigente avevano un prezzo: “Ti volevo chiedere, ma c’è possibilità di lavorare per mia figlia?”. E Terzo rispondeva: “se noi riusciamo ad acchiapparne qualcuno sì, certo!.. “Va be se c’è poi l’assegnazione… non ti preoccupare, dico, che in base alla disponibilità che ha lei, la facciamo… la inseriamo”.

I regali e i favori ottenuti

C’era chi, come la dipendente del comune di Balestrate Maria Rita Milazzo, ora indagata per corruzione e turbativa d’asta, dava indicazioni alla coop Nido D’Argento su come impostare l’offerta progettuale, per aggiudicarsi la gestione dei centri estivi e in cambio otteneva l’assunzione della figlia e del nipote nella stessa coop. E chi, come Michela Sclafani, funzionaria all’ufficio direzione politiche sociali della Città Metropolitana di Palermo, velocizzava la liquidazione dei pagamenti che spettavano alla coop per i servizi socio assistenziali svolti (tra cui quello del trasporto scolastico degli studenti con disabilità), e, riceveva, per il suo aiuto, insieme al marito Giovanni Dalia, collane con smeraldi da 1.800 euro, profumi di marca, olio d’oliva, dolci e panettoni e l’assunzione di amici nella cooperativa. Gli episodi sono emersi nell’inchiesta della Dda di Palermo sulla cooperativa di Partinico Nido D’Argento che ha portato a 12 misure cautelari. Un indagato è ancora ricercato. C’era poi chi, come Antonio Geraci, presidente della commissione aggiudicatrice di una gara bandita del Comune di Gela faceva sì che a vincere fosse la Nido d’Argento, incassando come contropartita 2mila euro tramite l’ex sindaco di Partinico Salvatore Lo Biundo. La lista dei favori ricevuti dalla coop in cambio di soldi e regali è lunga. Per gli inquirenti ad esempio anche il dirigente del distretto socio sanitario di Agrigento, Gaetano Di Giovanni, ora capo dei vigili, avrebbe favorito l’affidamento del servizio di assistenza domiciliare socio-assistenziale per anziani non autosufficienti (per un totale di 204.051 euro) alla società Medea controllata da Gaglio e dei servizi socio-assistenziali nei comuni di Santa Elisabetta e di Agrigento (per un importo complessivo di 89.355) alla Nido D’Argento, in cambio di 7mila 500 euro in tre tranche. L’indagine ha svelato anche che la funzionaria comunale di Marsala, Maria Pia Falco, avrebbe preso soldi per far aggiudicare alla Nido D’Argento la gestione dei servizi socio assistenziali e che il responsabile del Settore Politiche Sociali e Culturali del Comune di S. Cataldo, Aldo Raimondi avrebbe favorito la coop in cambio di oltre 10mila euro e un contratto da assistente sociale all’amante.

Ecco gli indagati

L’inchiesta dei carabinieri di Palermo su un giro di mazzette a pubblici ufficiali in cambio di appalti ha portato a 11 misure cautelari. Le manette sono scattate per Giuseppe Gaglio, legale rappresentante e presidente del cda della cooperativa Nido d’Argento, Massimiliano Terzo, dipendente della coop e Gaetano Di Giovanni dirigente del distretto socio sanitario di Agrigento e capo dei vigili urbano della Città dei Templi. I domiciliari sono stati disposti per Giuseppe Chiaramonte e Francesco Chiavello, dipendente ed ex dipendente della Nido D’Argento, per l’ex sindaco di Partinico Salvatore Lo Biundo, per Maria Pia Falco, istruttore direttivo al Comune di Marsala e Aldo Raimondi, responsabile del settore Politiche Sociali e Culturali del Comune di S. Cataldo (Cl). Un sesto destinatario degli arresti domiciliari è ancora ricercato. La sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio è stata invece notificata a Maria Rita Milazzo, dirigente del Comune di Balestrate, Michela Sclafani, funzionaria dell’ufficio direzione Politiche sociali della Città Metropolitana di Palermo e Antonino Geraci, presidente della commissione aggiudicatrice nella gara per l’affidamento della gestione e realizzazione “Azione A Rafforzamento dei Servizi Sociali”. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione finalizzata alla corruzione, corruzione, turbata libertà degli incanti e istigazione alla corruzione.

Carmina, “Fatti gravissimi”

Ida Carmina, deputata del M5S, commenta l’inchiesta portata a termine dai carabinieri su un presunto giro di corruzione in concorso e tangenti, perpetrata a danni dei disabili gravi che ha indignato il popolo siciliano.

“La Sicilia come zona franca e in mano a burocrati e a cooperative sociali che sistematicamente agivano con atti corruttivi e si facevano gioco delle pubbliche amministrazioni nell’ affidamento dei servizi di cura e assistenza per i disabili gravi, fatti inqualificabili da condannare senza se e senza ma. Ringrazio per il lavoro brillante gli organi giudiziari per aver fermato una macchina delittuosa. Rispetto ad accadimenti che “squassano “la nostra Penisola da Nord a Sud, in questi giorni, la politica non può girarsi dall’altra parte, rimanere indifferente, come assuefatta ad un sistema marcio, come se si fosse davanti a piccoli reati bagatellari, ma deve dare voce ad una questione etica che appare irrisolta, nonostante i proclami di rispetto della legalità”.

Prosegue: “Insisterò che sia fatta piena luce sugli accadimenti e sui coinvolgimenti al fine di garantire i cittadini onesti della nostra isola che non si piegano a logiche di clientele e di corruzione e reclamano diritti, non chiedono favori. Dalle prime notizie, dopo i fatti incresciosi di qualche giorno fa con la compravendita di voti a Palermo con l’arresto di un ex consigliere comunale dei Fratelli d’Italia, quest’ altra vicenda apre un quadro desolante per i soggetti coinvolti come accusati e come persone offese in un settore quale i servizi sociali nei comuni a cui sono affidati gli anziani, i soggetti più fragili come i disabili gravi. Un quadro di sistemi opachi e perversi che condizionano negativamente il mondo del sociale e la burocrazia. Purtroppo non è la prima volta che il Comune di Agrigento, finisce sotto i riflettori, vedi le condanne sul caso Suv e i centri estivi, e gli agrigentini onesti non meritano questo danno all’immagine di una Città che vanta il titolo di “Agrigento Capitale della Cultura 2025”.

Conclude: “L’arresto del Dirigente e Capo di Gabinetto Gaetano Di Giovanni merita un approfondimento politico perché ferme restando tutte le garanzie per l’indagato, l’Amministrazione deve dare parole di trasparenza e di chiarezza. Un ringraziamento in particolare alla Procura di Palermo e ai Carabinieri che hanno smascherato un sistema delittuoso con gravi accuse a carico di indagati ed arrestati: associazione per delinquere, turbata libertà degli incanti, corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e peculato”.

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