Corleone, terra di frontiera. Paese simbolo della mafia e simbolo della lotta alla mafia, ha di recente eletto un nuovo sindaco. Ma in queste strane elezioni nelle quali il secondo arrivato è un candidato 5 stelle che ha perso il simbolo il venerdì prima delle elezioni per aver postato una foto con un Provenzano, parente ma non sodale del noto boss, in corsa il simbolo del Pd non c’era. E formalmente non ci sono eletti del Pd anche se il sindaco eletto Ciccio Nicolosi si è presentato con una lista civica nella quale oggi si rivendica, c’erano pezzi del Pd. E anche in amministrazione ci sono assessori che si riferiscono al Pd.
Ma a Corleone correva anche un secondo candidato, giunto, terzo, che è un militante Pd. Un po’ di confusione in realtà c’è stata e c’è e questo ha fatto urlare alla diaspora e alla scomparsa del glorioso partito che fu, con Pio La Torre, precursore delle resistenza alla mafia.
Non ci sta a far passare il concetto l’ex segretario provinciale del Pd di Palermo, il renziano Carmelo Miceli, oggi deputato che a Corleone ha fatto più di una puntata nelle ultime settimane e che a BlogSicilia spiega come stanno le cose dal suo punto di vista.
Miceli lei è stato segretario provinciale del Pd a Palermo. Cosa succede a Corleone dopo le ultime travagliate elezioni?
“Succede che c’è una città felice di avere di nuovo un sindaco, degli assessori ed un consiglio comunale. Una città felice di essere tornata alla ‘normalità amministrativa’ dopo un periodo di doveroso e necessario Commissariamento. Oggi su quella amministrazione e su quel consiglio comunale sono riposte le aspettative di tutti i cittadini onesti di Corleone”.
Su facebook posta una fotografia con un assessore di quel Comune. il Pd esiste in quel territorio o è sparito?
“Il Pd in quel territorio esiste eccome! Quell’assessore in foto è Salvatore Schillaci, ultimo segretario cittadino, e in consiglio comunale ci sono altri dirigenti del partito come Pio Siracusa e Giuseppe Crapisi, gente che ha raccolto quasi un migliaio di voti. A ciò aggiunga che anche il candidato sindaco classificatosi terzo, Salvatore Saporito, ha preso circa il 16% dei consensi totali. Insomma c’è tanto consenso riferibile al Pd è se non si è arrivati alla scelta di fare una candidatura monocolore è solo perché, nella delicatezza del momento (post commissariamento) si è determinata una divergenza di vedute tra chi pensava ad una battaglia ideologica e più propriamente di sinistra ed una più civica, trasversale, che contenesse anche soggetti di centro destra, quella che poi ha vinto con Nicolosi. Capirà che le due prospettive erano inconciliabili. Ed è per questo che, con una certa sofferenza ma con serenità, si è optato per una divisione temporanea senza attribuire il simbolo a nessuno. Mi lasci dire, però, che oggi, grazie agli eletti e ai componenti di giunta riconducibili al Partito, c’è tutta la possibilità per costruire anche e soprattutto a Corleone un Pd aperto, in grado di superare vecchie barriere ideologiche e di essere, finalmente, concreto e vicino alla gente”.
Corleone può ancora essere la capitale dell’antimafia dopo essere stata la capitale della mafia?
“Certo che sì. Guardi che Corleone è dei Coleonesi onesti. Gente che, per qualche codardo, ha subito l’ingiustizia di vedere diventare il nome della propria città sinonimo di mafia e che, già nel periodo di commissariamento, ha mostrato una enorme voglia di riscatto. Si, Corleone può essere la capitale della legalità e dell’antimafia. Ne sono certo”.
Da Roma come si possono aiutare territorio difficile come questo?
“Aiutando l’amministrazione a creare le condizioni di uno sviluppo che allontani l’illegalità e la mafia, le condizioni di una crescita che consolidi quanto di buono già esiste, mettendo in sicurezza scuole e strade, provinciali e non e facendo sentire lo Stato presente, una su tutte, allontanando lo spettro della chiusura dell’ospedale. Per Corleone si può fare tanto, ed io mi metto a disposizione del territorio e mi dichiaro disponibile a collaborare con chiunque, a prescindere dall’appartenenza politica, avesse voglia di scommettere sulla città e su tutto il Corleonese”.
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