Martedì 19 marzo, alle 20.45, il pianista jazz Justin Kauflin sarà al Politeama Garibaldi di Palermo per la stagione concertistica dell’Associazione Siciliana Amici della Musica, con la direzione artistica di Donatella Sollima. In trio con Evan Gregor (basso) e Jimmy Macbride (drums), presenterà al pubblico il suo nuovo lavoro prodotto da Quincy Jones, Coming Home, uscito a gennaio.
Definito dal New York Times “…un pianista jazz che preferisce una chiarezza di tocco e di idee, raramente gira in un’orbita che non può controllare.”; e dal London Times “…un musicista che vuole fare di più che farti ammirare i suoi virtuosismi”.
Kauflin descrive così Coming Home: “Quando ho deciso di scrivere musica per questo progetto, il mio obiettivo era “dipingere” un’immagine con un suono (…) Da quando ho perso completamente la vista il modo in cui vivo l’ambiente che mi circonda è davvero unico. Invece di tutto ciò che diventa nero, ciò che vedo nella mia mente è estremamente colorato e strutturato. Ogni momento è pieno di un turbinio quasi psichedelico di blu, verdi, rossi, viola e oro su uno sfondo ampio e apparentemente infinito di neri e di grigi (…) Quando entro in una stanza, ascolto un suono o una parola, o ascolto una band dal vivo, lo spettro dei colori e delle trame si sposta leggermente per associarsi a quello che sento”.
Tra i brani presenti nel cd anche Strawberry Fields. Kauflin fa sempre almeno una cover dei Beatles ad ogni concerto e suona questa canzone da qualche anno, poiché ne ha sempre apprezzato l’evoluzione. Ma rivela che ciò che lo ha fatto innamorare del pezzo è stato ascoltare la demo track di John Lennon per la prima volta senza il basso: un ascolto che gli ha fatto sentire gli accordi in modo diverso.
Justin Kauflin, pianista del Maryland, ha poco più di trent’anni, ma ha già alle spalle due partnership umane e artistiche con altrettanti giganti del jazz, Clark Terry e Quincy Jones. Bambino prodigio, Kauflin comincia a far parlare di sé a cinque anni, ma la vita non è facile per lui perché a 11 anni perde la vista a causa di una grave retinopatia. La sua tenacia lo porta ad imparare il braille e, non demordendo e passando al pianoforte, studia alla Governor’s School for Performing Arts.
Riceve ottimi voti in jazz festival in tutta l’America e inizia ad esibirsi professionalmente a 15 anni, soprattutto con Jae Sinnett Trio.
A 25 anni è già un musicista jazz professionista e di lui si accorge Clark Terry che gli fa da mentore. Nel 2008 Justin si trasferisce a New York dove incide il suo primo disco. Quincy Jones, completamente rapito dal suo talento giovanile, lo lancia in un tour mondiale che riscuote un incredibile successo di pubblico. Da allora è invitato nei maggiori festival e jazz club di tutto il mondo.
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