“Vado via da Palermo e il mio saluto alla città significa anche l’abbandono della Polizia di Stato. Un passo triste per me dopo 39 anni di servizio effettivo, trascorso in Calabria, in Sicilia, in Campania e in parte anche a Roma. Ha un significato particolare, è un passo pesante, ma per me è anche una sfida”.
Così il questore di Palermo, Guido Longo, durante la conferenza stampa sull’operazione che ha sgominato due gruppi di palermitani, napoletani e calabresi che rifornivano di droga i professionisti del capoluogo.
Il questore Longo lascia Palermo, infatti, per assumere l’incarico di prefetto a Vibo Valentia. Al suo posto il primo marzo arriverà Renato Cortese, a capo del Servizio centrale della polizia.
“Torno in Calabria che ai miei inizi mi ha accolto a braccia aperte, lì mi sono formato – ha aggiunto -. La ‘ndrangheta non sarà una novità per me, quello che è nuovo è l’approccio. Ringrazio il ministro dell’Interno per la fiducia che ha riposto in me, spero di ripagarla”.
Nel corso di saluti ha ribadito che “la mafia non è finita, è finita quella corleonese, ma Cosa nostra oggi si è trasformata. E’ molto più subdola e soft, da punto di vista economico è sempre presente. I sistemi economico-finanziari sono talmente complessi che è difficile individuarla, ma c’è, inquina l’economia, distrugge e azzera il mercato sano. Dobbiamo impedirlo”.
Per Longo era stato l’incarico di questore di Palermo era stato un ritorno. “Ho trovato una Palermo cambiata in meglio – aggiunge Longo – una società civile che è molto attenta a quello che succede, molto vigile, che osserva quanto fanno le istituzioni. E un bene che queste ultime vengano osservate, noi siamo al servizio dei cittadini, il nostro lavoro non è gestione di un potere”.
Alla fine un monito all’informazione. “La stampa oggi ha un ruolo importante, la gente chiede verità e questo Paese ha bisogno di verità perché su questa si fonda il futuro dell’Italia – conclude il questore -Siamo in una fase di assestamento e transizione – ha aggiunto – ma io sono fiducioso in un futuro migliore, che le nuove generazioni porteranno avanti. Credo molto nei giovani che dobbiamo formare, questa è la nostra mission”.
E il monito finale di Longo. “Occorre ricordare chi per arrivare al punto in cui siamo ha sacrificato la propria vita, chi è stato ucciso vigliaccamente. Grazie al loro sacrificio, grazie al sacrificio di uomini come Falcone, Borsellino, Chinnici, Dalla Chiesa, Mattarella, siamo a questo punto. Dobbiamo evitare di avere la memoria corta, chi è caduto per la giustizia e la libertà deve essere ricordato fino alla fine. Queste cose non devono più succedere in un Paese civile e democratico, non dobbiamo mai dimenticare”.
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