“GUARDATE QUESTO SIMBOLO…VI RENDETE CONTO? Io un tempo votavo il PD. Poi li ho capiti e mi sono disintossicato in tempo”.

Inizia così un lungo post pubblico di Alessandro Di Battista deputato nazionale del Movimento 5 stelle, sulla sua pagina facebook ufficiale. Il simbolo a cui fa riferimento è quello del Listone che appoggia il sindaco Leoluca Orlando nella corsa alla riconferma, listone nel quale confluiscono uomini e donne del Pd ma anche di Ncd e centristi per l’Europa. Il simbolo ricorda in maniera plateale quello del Pd e Di Battista si rivolge proprio al Pd che fa parte di questa alleanza a Palermo “Li ho conosciuti in Parlamento, alcuni sono anche bravi, ci sono persone oneste ma sono accecati dal potere, dalle poltrone (con i privilegi che ne conseguono) e sono terrorizzati dall’avanzata del M5S, una forza politica che, piaccia o non piaccia, va da sola, candida incensurati, non deve portare risultati a lobbisti o potentati locali, non ha sedi, rinuncia a milioni di euro di finanziamento pubblico e di stipendi immorali”.

“Dal giorno in cui siamo entrati il PD ha pensato esclusivamente a come salvare se stesso non a come salvare gli italiani in difficoltà – scrive Di Battista -. Hanno rieletto Napolitano (con Berlusconi), hanno fatto un governo con Alfano, Verdini, Lupi, Gasparri. Poi FI, per paura di scomparire, ha fatto finta di passare all’opposizione ma sono sempre loro e sono sempre d’accordo e proveranno a stare insieme anche al prossimo giro se il M5S non dovesse arrivare al 40%. Ci hanno detto che il governo con Alfano era una dura necessità perchè al Paese servivano le riforme (avete visto che oscene riforme hanno fatto). E oggi, per l’ennesima volta, si smascherano”.

Poi l’attacco diretto ai palermitani “Questo è il simbolo con il quale il PD, con Alfano, si presenterà a Palermo alle prossime elezioni. Cambiano i simboli, scendono a compromessi con la coscienza, con “portatori di voti” e faranno sempre di più. Ci infangheranno, ci calunnieranno, proveranno ad ingannarvi prendendo le nostre idee (senza mai realizzarle). Le proveranno tutte. Soprattutto proveranno a spaventarvi ma solo per una ragione, perché lorsignori sono terribilmente spaventati!”

“Noi non molleremmo mai, io non mollerò mai – conclude -. Voglio uscire dal “palazzo” con la certezza di avercela messa tutta per lasciare il Paese più pulito di come l’abbiamo trovato. Domenica sarò, ancora una volta, in piazza a Polignano a Mare. Venite con noi. Serve una scossa, serve partecipazione noi da soli non ce la facciamo. A riveder le stelle!”

La rispsota del segretario cittadino del pd Carmelo Miceli è arrivata a stretto giro, prima sulla stessa pagina facebook e poi ufficialmente “La storiella del ‘tutti contro il Movimento 5 Stelle’ amabilmente recitata dall’onorevole Di Battista è trita e ritrita – scrive Miceli -. Un corto circuito dialettico dai contorni patetici. Se e quando andranno al ‘potere’ allora potranno tentare di abolire con un decreto legge il dibattito politico e le critiche alla loro superficialità e supponenza. Fino a quando resteremo in un ambito politico democratico il Movimento 5 Stelle si rassegni ad avere nel Partito democratico quella forza politica che evidenzierà le discrasie di un movimento che spesso predica bene ma altrettanto spesso razzola malissimo, volendo far credere il contrario”.

“Su Palermo l’onorevole Di Battista- continua Miceli – evita di entrare nel merito e si mostra distratto,  dimentica i fatti che proprio all’interno del suo movimento si sta consumando l’ennesima lotta fratricida di potere che segue una assurda vicenda di firme false finita addirittura in Tribunale. Il Pd ha compiuto una scelta netta, univoca. Noi remiamo tutti dalla stessa parte, di certo questo non può dirsi degli esponenti del Movimento 5 Stelle. Evocare i fantasmi per celare i dissidi e le diatribe interne è un esercizio retorico inutile”.

“L’onorevole Di Battista è stato sgamato – conclude -. Così non attacca. Se vuole provare a dare un segno di esistenza su Palermo, scenda dal triciclo e cambi repertorio dismettendo le sembianze del bimbo frustrato”.

Ma a ricnarare la dose spostando la polemica all’interno del Pd è il Ministro Andrea Orlando secondo il quale Il caso di Palermo “è il segno che un partito prostrato non sa svolgere il ruolo di partito politico sul territorio. Se vincerò il congresso, garantisco che almeno nei capoluoghi di provincia ci sarà in tutta Italia il simbolo Pd. Palermo è il segno di una crisi politica forte e chi non la vede non fa i conti con la realtà”.

Andrea Orlando, ministro della Giustizia è anche candidato alla segreteria Pd contro Renzi ed anche a lui da Palermo risponde il segretario del partito Carmelo Miceli “Mi spiace che Andrea Orlando parli senza conoscere la realtà. Era già accaduto con l’incredibile vicenda del richiamo a Pio La Torre contenuto nella sua mozione congressuale e ricapita anche oggi con la questione legata al simbolo del Pd”.

“Se Andrea Orlando – continua l’esponente dem – avesse interloquito con i componenti della direzione provinciale di Palermo che lo sostengono e lo rappresentano nella campagna congressuale avrebbe scoperto che la scelta di rinunciare al simbolo è stata deliberata all’unanimità dalla direzione, preceduta da dibattiti e assemblee spontanee che hanno coinvolto migliaia di iscritti. E tutti hanno condiviso la necessità di trovare il modo per ricomporre un fronte largo di centrosinistra, alternativo al populismo grillino e al centrodestra. In un’epoca – prosegue – in cui vanno si moda le scissioni, le guerre tra minoranze e maggioranze, il Pd di Palermo ha mostrato di essere vivo e responsabile, altro che prostrato, optando per una scelta che unisce, al prezzo di una rinuncia che è solamente di carattere grafico, non di certo identitaria. Una scelta che ha posto il nostro partito al centro di una coalizione fondata sui principi e sui valori delle migliori tradizioni progressiste e moderate, per il bene di Palermo”.

Per Miceli, inoltre, “criticare un percorso politico deliberato in conformità alle regole statutarie e con l’unanimità dell’organismo collegiale territorialmente competente denota una conoscenza deficitaria delle regole di partito e, soprattutto, una mancanza di attenzione per le realtà periferiche. Farlo senza, ancora una volta – continua -,  avere avvertito la necessità di parlare con il segretario provinciale della realtà interessata, certifica una scarsa propensione al confronto che non si addice a un potenziale segretario nazionale. Invito pertanto Andrea Orlando a non fermarsi al superficiale, semmai a fare uno sforzo per comprendere fino in fondo la realtà di Palermo”.

“Se e quando Andrea Orlando visiterà la nostra città – conclude Miceli –  se e quando avvertirà la necessità di confrontarsi con noi, saremo sempre lieti di fornirgli quelle informazioni che, ancora una volta, non ha avuto modo e tempo di acquisire. Sino a quel momento, però, nel rispetto della direzione provinciale che rappresento, pretendo che Andrea Orlando si astenga dal farsi marchette congressuali attraverso critiche alla Federazione di Palermo. Critiche palesemente infondate e populiste come quelle del peggior Di Battista”.

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