Palermo

Il virus non risparmia boss e pentiti, morto di Covid19 il collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo

E’ morto per una polmonite da Coronavirus il boss di mafia, diventato collaboratore di giustizia, Francesco Di Carlo.

Il mafioso di Altofonte (Pa), storico narcotrafficante di Cosa nostra, per anni è stato detenuto in Inghilterra dove, dietro il paravento di una società di import-export, gestiva traffici di cocaina per miliardi di sterline.

Nel 1996 iniziò la collaborazione con la giustizia italiana diventando tra i grandi accusatori dell’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri che indicò come il mediatore dei rapporti che l’ex premier Silvio Berlusconi avrebbe avuto con la mafia.

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Fu uno dei principali testimoni del ruolo della famiglia di Altofonte nell’organizzazione della Strage di Capaci, fu il testimone dell’incontro avvenuto negli anni settanta a Milano tra Stefano Bontate e Silvio Berlusconi, fatto riportato nella sentenza del processo Dell’Utri. Dopo quell’incontro ad Arcore venne assunto Vittorio Mangano. Ha testimoniato anche nel processo per l’omicidio di Mauro Rostagno.

Un altro pentito, Francesco Marino Mannoia, affermò che Di Carlo aveva ucciso il banchiere Roberto Calvi.

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Di Carlo aveva 79 anni ed era forse l’ultimo grande pentito della mafia corleonese. Nato ad Altofonte fu uno dei principali collaboratori del “papa” Michele Greco prima della sua esperienza criminale inglese. Da collaboratore di giustizia era stato, poi, spostato. La morte è avvenuta in un ospedale di Parigi in Francia

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