Il Tribunale civile di Termini Imerese ha dichiarato improcedibile il pignoramento effettuato da Riscossione Sicilia spa ai danni di una società di costruzioni per circa 25 mila euro che il comune di Caltavuturo avrebbe dovuto versare alla stessa azienda.
Il Tribunale ha anche condannato Riscossione Sicilia alle spese processuali e al pagamento di 1.000 euro per “risarcimento danni” causati dall’illegittima esecuzione forzata. La vicenda risale al 2014 quando la società di costruzioni concorda con Riscossione una rateizzazione di un debito di circa 60 mila euro attraverso l’impegno a pagare 72 rate, per un totale di circa 68 mila euro comprensivi di interessi di mora, interessi di dilazione e compensi di riscossione.
“Le disposizioni di legge prevedono una ‘tolleranza’ fino ad un ritardo massimo di sette rate – dice l’avvocato palermitano Marco Favarò, che ha difeso la società – e quella soglia non era mai stata superata. Ma quando la rateizzazione era già stata concordata ed era in corso, Riscossione ha ricalcolato unilateralmente gli interessi e le spese aggiuntive, addebitando ulteriori 3.700 euro. Così facendo – prosegue Favarò – Riscossione ha aumentato il debito totale da rateizzare rispetto ai 68 mila euro concordati, e di conseguenza ha ritenuto di cambiare anche l’importo delle singole rate, pervenendo all’errata conclusione che, a quel punto, le rate arretrate non pagate non erano più sette ma otto. In base a questo ‘ricalcolo’, che come la società di costruzioni sosteneva e come la sentenza ha confermato, era errato, è scattato il pignoramento preso terzi, in questo caso nei confronti del Comune di Caltavuturo per conto del quale la ditta di costruzioni aveva effettuato alcune opere”.
Nella sentenza, emessa a metà agosto, è stata tenuta in considerazione anche la “buona fede” della società, e il risarcimento dei danni è stato stabilito in considerazione dei disagi avuti dalla ditta a seguito del blocco di quella somma da parte del Comune di Caltavuturo, blocco ritenuto illegittimo. “Di fronte a questa sentenza ci siamo sentiti come ‘Davide contro Golia’ anche perché al di là del caso specifico – conclude l’avvocato Favarò – credo che sia stato segnato un precedente importantissimo rispetto alle tante imprese che si trovano a dover restare in equilibrio fra crediti da riscuotere e debiti da onorare nei confronti del fisco”.
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