“Sono con voi per dare il sostegno mio e della comunità ecclesiale di Monreale alla comunità ai cittadini colpiti dagli sciagurati incendi ad opera di piromani e creando danni ancora non quantificabili e notevoli disagi agli abitanti di quella zona ma anche al futuro delle nostre comunità. Gli incendi lo scorso anno hanno interessato il polmone verde di Casaboli e quest’anno gli alberi e le case, le strade di Monte Caputo, di san Martino delle Scale e di altri boschi e campi del nostro territorio diocesano”. Lo dice l’Arcivescovo di Monreale, Michele Pennisi partecipando alla manifestazione nella cittadina alle porte di Palermo. Monreale dice “NO” agli incendi.

Come due anni fa, quando a bruciare nel mese di agosto fu il bosco di Casaboli, Monreale si è mobilitata contro la mano degli incendiari. Lo scorso 2 agosto un grosso incendio ha distrutto almeno 60 ettari tra bosco e macchia mediterranea distruggendo totalmente un’abitazione, automobili e mettendo in pericolo la vita di decine di residenti. Nella piazza principale  si sono riunite diverse organizzazioni, associazioni e comitati locali insieme all’amministrazione comunale e all’arcivescovo.

“La comunità ecclesiale di Monreale – afferma il prelato – mentre condanna simili crimini, afferma che appiccare volontariamente un incendio, oltre che un delitto per la legge dell’uomo, è anche un grave peccato contro Dio e la Sua creazione”. “Ringrazio le associazioni e l’amministrazione comunale per aver organizzato questa manifestazione che vuole dire che tutti i boschi che ci circondano sono un patrimonio comune che tutti dobbiamo tutelare e difendere per il futuro delle nostre comunità – aggiunge – La comunità ecclesiale di Monreale, esprime solidarietà alle persone che hanno subito danni e disagi e la Caritas diocesana si sta attivando per aiutare le persone interessate. Ringrazio i vigili del fuoco, le forze dell’ordine carabinieri, corpo forestale, polizia municipale), l’amministrazione comunale, i volontari della protezione civile e i comuni cittadini che si sono adoperati per spegnere gli incendi e aiutare le persone che si sono trovate in pericolo”. Per l’Arcivescovo “è colpa della cattiveria umana di qualche folle bruciare un patrimonio naturalistico e pensare stupidamente di distruggere ‘la casa comune’, che Dio ci ha comandato di custodire e curare”.

 

 

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