Alla fine, a sorpresa, arrivò il carcere per l’ex magistrato. I finanzieri del nucleo di polizia economico e finanziaria di Palermo, su ordine della Procura generale di Caltanissetta, hanno arrestato l’ex giudice Silvana Saguto e il marito Lorenzo Caramma per i quali ieri è arrivata la sentenza della Cassazione, che però aveva annullato con rinvio le condanne disponendo un nuovo processo d’appello. L’avvocato dell’ex magistrato, Ninni Reina, annuncia che presenterà immediatamente un incidente di esecuzione.
L’ordine di esecuzione
A disporre l’arresto della giudice Silvana Saguto, che deve scontare una condanna a sette anni e 10 mesi per corruzione diventata ieri esecutivaa, è stata la procura generale di Caltanissetta diretta da Fabio D’Anna.
La Cassazione ha annullato infatti solo una parte residuale del verdetto d’appello a carico dell’ex giudice delle misure di prevenzione di Palermo, ordinando un nuovo giudizio per la rideterminazione della pena.
Cosa porta all’inatteso arresto
Ma dai calcoli fatti dalla procura generale è emerso che la parte della condanna divenuta irrevocabile è superiore ai 4 anni e quindi non può essere sospesa. Da qui la decisione di disporre l’arresto quando tutti avevano ritenuto che il carcere per l’ex magistrato fosse ormai quantomeno rinviato.
Stesso ragionamento è stato fatto per il marito Lorenzo Caramma che dovrà scontare 6 anni e un mese e per gli ex amministratori giudiziari che la magistrata avrebbe favorito in cambio di regali e denaro, Carmelo Provenzano e Gaetano Cappellano Seminara, che hanno avuto comminate pene rispettivamente di 6 anni e 8 mesi e 7 anni e sei mesi. Cappellano Seminara si è costituito a Bollate.
L’arresto della Saguto
La giudice Silvana Saguto è stata prelevata in una clinica che si trova vicino casa e sarà condotta nel carcere Pagliarelli. Anche il marito Lorenzo Caramma sarà portato nel carcere palermitano del Pagliarelli.
Nel carcere di Rebibbia si è costituito il professore Carmelo Provenzano mentre l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara si è costituito nel carcere di Bollate.
La decisione arriva all’indomani della sentenza della Corte di Cassazione che ha, sì annullato parte della sentenza di secondo grado ma anche sostanzialmente confermato la decisione della Corte di appello di Caltanissetta, soprattutto per quanto riguarda i reati più gravi di corruzione e di concussione, dichiarando alcune prescrizioni per reati minori e procedendo ad alcuni annullamenti.
Per effetto di questa sentenza la responsabilità di quasi tutti gli imputati principali è accertata in via definitiva e il rinvio alla Corte di appello è funzionale a rivedere alcune posizioni e a rideterminare le pene.
Le accuse
La Sesta sezione penale si è pronunciata nell’ambito del procedimento che vede imputati, per numerosi reati contro la pubblica amministrazione, la ex presidente della sezione delle misure di prevenzione del Tribunale di Palermo e numerosi professionisti incaricati della gestione e amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alle associazioni mafiose. La magistrata palermitana, nel frattempo radiata, finì al centro di una indagine sulla cattiva gestione della sezione misure di prevenzione di cui per anni era stata presidente, passando da icona antimafia a presunta collettrice di mazzette.
In sintesi i pm di Caltanissetta, che l’accusavano di corruzione, falso, peculato e tentata concussione, le imputavano di aver favorito nell’assegnazione degli incarichi di amministratore giudiziario dei patrimoni confiscati ai mafiosi professionisti a lei graditi. Tutti finiti sotto processo. In appello Saguto ebbe otto anni e 10 mesi.
E invece, dopo una lunga camera di consiglio, la Suprema corte ha annullato senza rinvio il verdetto in diverse parti (quelle relative alle contestazioni di falso, peculato e tentata concussione), ha disposto un nuovo processo di secondo grado per valutare alcune delle imputazioni e ha confermato le pene inflitte alla Saguto per due episodi di corruzione. Stessa sorte ha avuto la maggior parte dei coimputati che dovranno dunque attendere un nuovo processo davanti alla corte d’appello di Caltanissetta alcuni per la sola rideterminazione della pena alla luce degli annullamenti di oggi, altri per la valutazione nel merito.
E’ il caso del finanziere Rosolino Nasca, del marito e del figlio di Saguto Lorenzo ed Emanuele Caramma, dell’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara, uno dei professionisti che, secondo l’accusa, sarebbero stati favoriti e condannato in secondo grado a 7 anni e 7 mesi, degli amministratori giudiziari Roberto Santangelo e Carmelo Provenzano. Al marito dell’ex giudice, l’ingegnere Lorenzo Caramma si imputava di aver beneficiato illecitamente di incarichi in procedure di prevenzione, al figlio di essersi fatto fare la tesi dal professore Carmelo Provenzano, che, in cambio, avrebbe gestito patrimoni mafiosi.
Commenta con Facebook