Nuovo processo per l’ex magistrato sarà celebrato a Caltanissetta. I supremi giudici hanno annullato con rinvio alcune parti della sentenza.
Reggono solo in parte in Cassazione le accuse contro l’ex presidente della sezione misure di prevenzione di Palermo Silvana Saguto sotto processo per corruzione, falso e abuso d’ufficio.
Cosa ha retto e cosa no
Alcuni capi di imputazione contestati alla giudice hanno retto, per altri la Corte ha disposto un annullamento senza rinvio, per altri ancora un annullamento con rinvio alla corte d’appello di Caltanissetta che dovrà rideterminare la pena.
In secondo grado la magistrata aveva avuto 8 anni e 10 mesi. La pena sarà certamente ridotta nel nuovo processo d’appello dopo il verdetto di oggi.
Avrà uno sconto di pena
Responsabilità confermata in relazione ad alcune accuse per Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, la quale però dovrà avere una pena più lieve rispetto agli 8 anni e 10 mesi di reclusione che le erano stati inflitti in appello dai giudici di Caltanissetta.
Lo ha deciso la sesta sezione penale della Cassazione, che, con un articolato dispositivo, ha infatti dichiarato irrevocabile la sentenza di secondo grado ma solo parzialmente, riqualificando invece alcuni capi di imputazione, dichiarando la prescrizione di altri, mentre altre accuse nei confronti degli imputati (12 in totale nel processo) sono cadute per pronuncia di assoluzione. La Suprema Corte ha dunque disposto un appello-bis a Caltanissetta per rideterminare la pena al ribasso.
Carcere evitato o almeno rinviato
Alla luce del verdetto, che comporta un giudizio d’appello bis, la giudice, dunque, non rischia per ora il carcere. Il processo nasce da una indagine sulla cattiva gestione, da parte della sezione del tribunale diretta da Saguto, dei beni confiscati e sequestrati alla mafia. Secondo l’accusa, la magistrata, in cambio di regali e favori, per sé e familiari, avrebbe assegnato ai soli professionisti del suo cerchio magico amministrazioni giudiziarie milionarie dei beni sottratti ai clan.
La Cassazione, con un dispositivo molto complesso, ha annullato senza rinvio le condanne inflitte alla Saguto per i reati di peculato, riqualificato in truffa aggravata, tentata concussione, riqualificata in induzione indebita e falso. Stessa decisione, a vario titolo, è stata presa, tra gli altri, per Gaetano Cappellano Seminara, uno degli amministratori giudiziari che, secondo l’accusa, sarebbero stati favoriti e condannato in secondo grado a 7 anni e 7 mesi, per il marito e il figlio dell’imputata, Lorenzo ed Emanuele Caramma, per altri amministratori giudiziari come Nicola Santangelo, Carmelo Provenzano e Roberto Di Maria, per l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo.
Nuovo processo e ricalcolo per tutti
L’annullamento rende per tutti necessario un nuovo processo d’appello per il ricalcolo della pena. Reggono, invece, alcuni episodi di corruzione come quello che vedeva Saguto imputata in concorso con Cappellano Seminara e Provenzano. “Secondo il mio stile professionale non commento la sentenza della Cassazione, come non ho commentato quelle degli altri due gradi di giudizio”, ha detto il legale della giudice Ninni Reina.
La vicenda da settembre del 2015
Era settembre 2015 quando i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria andarono a perquisire la casa e l’ufficio del magistrato. La Procura di Caltanissetta disse di avere scoperchiato un pentolone maleodorante. Otto anni dopo arriva la sentenza definitiva. In mezzo c’è stata la radiazione di Saguto dalla magistratura.
Si partiva dalle condanna emesse dalla Corte d’Appello di Caltanissetta: 8 anni e 10 mesi e 15 giorni per Saguto; 6 anni e due mesi per il marito Lorenzo Caramma; 7 anni e 7 mesi per l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, il “re” degli amministratori giudiziari; 4 anni e 2 mesi per Roberto Santangelo, pure lui amministratore giudiziario.
Ed ancora: 4 mesi per il figlio di Silvana Saguto, Emanuele Caramma, tre anni per l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo e per il professore della Kore di Enna ed ex amministratore giudiziario Carmelo Provenzano; un anno e 4 mesi per l’avvocato e amministratore Walter Virga; 2 e 8 mesi per il tenente colonnello della Guardia di finanza all’epoca in servizio alla Dia Rosolino Nasca; un anno e dieci mesi per il preside della facoltà di Giurisprudenza di Enna Roberto Di Maria, 2 anni e 8 mesi per Maria Ingrao, moglie di Provenzano, e Calogera Manta, la cognata.
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