L’inchiesta sui dati falsati sul Covid19 in Sicilia. Sono stati revocati gli arresti domiciliari ai 3 indagati nell’operazione procura Trapani,  Maria Letizia Di Liberti, il funzionario della Regione Salvatore Cusimano e il dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato Emilio Madonia.

Disposta sospensione dal servizio

E’ stata disposta la sospensione temporanea del servizio per i due dipendenti regionali, Maria Letizia Di Liberti e Salvatore Cusimano. E’ quanto comunica l’avvocato Paolo Starvaggi. “Il quadro accusatorio totalmente rivisto e ridimensionato – dice l’avvocato  della dirigente Di Liberti  – Sono in corso le notifiche”.

Nei giorni scorsi sparite alcune accuse

Nei giorni scorsi era emersa la notizia che era stato modificato il capo di imputazione contestato alla dirigente dell’assessorato regionale alla Salute Letizia Di Liberti, indagata per falso nell’ambito di una inchiesta sui dati falsi sull’andamento della pandemia comunicati all’Istituto Superiore di Sanità. La Procura di Palermo, a cui i pm di Trapani che hanno avviato l’inchiesta ha trasmesso gli atti, ha eliminato dalla contestazione la parte relativa alle false dichiarazioni sui decessi.

La ricostruzione

Nella ricostruzione originaria dell’accusa dall’assessorato sarebbero stati dichiarati meno morti e meno positivi al virus per evitare che la Sicilia finisse in zona rossa. Diversa la valutazione dei pm di Palermo: il numero dei decessi, infatti, non incide in alcun modo nella decisione che colloca i territori in una fascia di colore invece che in un’altra.
Oggi la dirigente è stata sentita in Procura e ha sostenuto che proprio dall’assessorato sarebbe arrivato il “suggerimento” all’Iss di inserire la Sicilia tra le zone a rischio in quanto, nonostante i dati non fossero ancora tali da richiedere una scelta immediata in tal senso, il trend era molto preoccupante.
L’inchiesta, che ha portato ai domiciliari la dirigente, riguarda anche l’ex assessore alla Salute Ruggero Razza che si è dimesso dopo l’avviso di garanzia.

L’inchiesta passata a Palermo

Il procedimento relativo all’indagine della Procura di Trapani sui dati Covid19 è stato assegnato al procuratore aggiunto Sergio Demontis ed ai sostituti procuratori Andrea Fusco e Maria Pia Ticino.

Secondo quanto affermano gli avvocati la procura di Palermo ha recepito solo in parte l’ipotesi accusatoria della procura di Trapani e, anche alla luce, degli ulteriori accertamenti effettuati, hanno formulato in luogo dei 36 precedenti capi d’imputazione, solo 7 capi d’imputazione, stralciando i capi 1 e 10 e tutti i capi di incolpazione riguardanti la falsificazione dei bollettini giornalieri di cui all’ordinanza del gip di Trapani.

In buona sostanza è rimasta in piedi l’accusa per “i delitti p. e p. dagli artt. 1.10, 81 cpv. 491 bis, 476, 479 c.p. perché, in concorso fra loro e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, compilavano i Form – atti pubblici informatici destinati a provare la verità dei dati ivi contenuti – della sezione “dati aggregati” della Piattaforma Web della Sorveglianza Integrata COVID – 19 dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute, inserendovi dati falsi relativi alle informazioni richieste per il monitoraggio dell’epidemia da SARS COVID-19 valide per il calcolo degli indicatori 2.1, 3.1, 3.8 e 3.9 di cui al Decreto Ministero della Salute del 30.04.2020”.

I pubblici ministeri, nella richiesta al gip, della sola misura cautelare dell’interdizione dai pubblici uffici, per i Di Liberti, Madonia e Cusimano, hanno chiarito che “rispetto alle contestazioni avanzate innanzi al Giudice di Trapani questo Ufficio non contesta, allo stato, la falsificazione “indotta” dei bollettini giornalieri che le indagini fino a questo momento svolte hanno dimostrato avere una funzione di tipo solo divulgativo, non potendo pertanto essere considerati “atti pubblici”.

Si specifica infine che questo Ufficio non procede in questa sede a contestare le falsificazioni inerenti i dati sui decessi” …. in considerazione dell’“obbligo di ritenere prive di reale refluenza sugli indicatori le falsificazioni relative al numero di decessi, ciò in quanto tale dato – espressione di un contagio pregresso già conteggiato – non risulta tra quelli presi in considerazione dalla Cabina di Regia al fine del calcolo dei 21 indicatori …. e non utilizzati per le valutazioni epidemiologiche nazionali e regionali e, quindi, privi della rilevanza probatoria di cui all’art. 479 c.p.”.
Ed ancora la Procura, afferma che “occorre chiarire che i “dati aggregati” hanno una funzione secondaria per così dire conoscitiva, cioè quella di informare la popolazione sullo sviluppo della pandemia: i dati in questione alimentano quotidianamente i bollettini e le dashboard pubblicati su appositi siti internet e dalla Protezione Civile insieme al Ministero della Salute ad uno scopo per così dire giornalistico e statistico. Ciò spiega perché questo Ufficio nel modificare i capi di incolpazione provvisoria non abbia contestato la falsità indotta dei “bollettini”, che avendo una funzione solo divulgativa non rivestivano le caratteristiche dell“atto pubblico” … Allo stato non risulta quindi che di questo bollettino giornaliero venga fatto un qualche utilizzo e che in particolare incida sul contenuto di successivi atti pubblici”.

Il 15 aprile l’interrogatorio

Il 15 aprile scorso si è svolto l’interrogatorio davanti al gip, Cristina Lo Bue,  degli indagati colpiti da misura cautelare, i quali hanno risposto alle domande del gip e dei pubblici ministeri, assistiti dai rispettivi difensori, per Cusimano, avvocato Luigi Spinosa, per Madonia, avvocato Enrico Sorgi e per la Di Liberti, avvocati Paolo Starvaggi e Fabrizio Biondo.

Sempre nella giornata di giovedì scorso nel contraddittorio con tutti gli indagati, è stato disposto l’accertamento tecnico di estrazione di copia forense degli smartphone e tablet sequestrati agli indagati, con conferimento del relativo incarico.

Oggi è stata depositata l’ordinanza del Giudice pe le indagini preliminari, Cristina Lo Bue, che ha revocato, nei confronti di Di Liberti, Cusimano e Madonia, la misura cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, cui erano stati attinti il 30 marzo scorso disponendo la sola sospensione temporanea dai pubblici uffici per il dirigente generale Maria Letizia Di Liberti e l’altro dipendente pubblico Salvatore Cusimano.

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