Si sono fermati ieri pomeriggio per cinque minuti dalle 17,30 alle 17,35 quando suoneranno le sirene di tutte le navi attraccate ai porti siciliani, i lavoratori portuali dell’Isola, in segno di protesta per l’ennesimo incidente sul lavoro avvenuto ieri all’Ilva di Taranto, costato la vita a un giovane operaio.
A deciderlo sono stati i sindacati di categoria Filt Cgil Fit Cisl e Uiltrasporti in segno di protesta e per esprimere la solidarietà alla famiglia della vittima. “Sono troppe le tragedie che si verificano sui luoghi di lavoro – spiegano i sindacati – ancora una volta richiamano la responsabilità delle istituzioni e di coloro che devono adottare soluzioni concrete sul tema della sicurezza e della tutela della salute. Nel nostro settore, quello portuale spesso i lavoratori non operano in condizione di perfetta sicurezza, per questo il tema ci è ancora più caro, deve far riflettere chi ha la competenza di intervenire e non lo fa mettendo a rischio la vita dei lavoratori”.
Intanto non si ferma la polemica fra portuali e società di navigazione sullo sciopero. “Ribadiamo che l’autoproduzione è un’ attività tipica portuale e deve essere praticata all’interno di regole ben precise che invece, allo stato attuale, risultano essere disattese anche laddove sono state concesse le autorizzazioni dalle autorità portuali , o vengono esercitate con lo strumento del silenzio assenso. Si opera senza rispettare le norme con atteggiamenti che non sempre vengono sanzionati, anzi, in molti casi l’assenza delle istituzioni preposte al controllo, mette seriamente a repentaglio la sicurezza della navigazione e dei lavoratori”. Cosi i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti in una lettera firmata dai segretari regionali Franco Spanò, Amedeo Benigno e Agostino Falanga, difendono la decisione di indire lo sciopero di 72 ore dal 26 al 28 maggio prossimo, rispondendo alle polemiche sollevate dalla compagnia di navigazione Siremar – Caronte & Tourist I.M. che critica la scelta dei sindacati.
“Ai tavoli abbiamo dimostrato disponibilità alla soluzione dei problemi chiedendo all’azienda quale fosse la sua reale necessità di avviare l’autoproduzione verificando nei comportamenti che la richiesta era solo finalizzata ad avere un vantaggio competitivo sulle compagnie portuali, mostrando insensibilità sulle ripercussioni e le ricadute occupazionali proprio a carico dei lavoratori portuali”. “Aver voluto fare delle forzature come quella di avviare l’autoproduzione durante la fase della trattativa è stata una provocazione insopportabile un vero e proprio atto di sfida. L’aver ereditato una flotta inadeguata, o gestire fondi pubblici, non può significare poter derogare dalle norme e mettere a rischio la sicurezza di uomini e mezzi” anzi occorre averne di più”.
I sindacati aggiungono, “C’è un atteggiamento di sfida e di forzatura delle norme, che abbiamo registrato ancora in questi giorni con la motonave Ulisse, riconducibile alla C&T in partenza dal porto di Palermo, sanzionata per aver effettuato operazioni di rizzaggio, senza avere l’autorizzazione, ne averne fatto richiesta”.
Spanò, Benigno e Falanga concludono: “Siamo contro chi vuole trasformare le attività dei porti in un far West magarisperando nell’allentamento dei controlli. In questo contesto, lo sciopero così come proclamato è il solo strumento per contrastare tali comportamenti e per sensibilizzare alla vigilanza e una corretta applicazione delle regole intervenendo di fronte a evidenti trasgressioni”.
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