Promuovere il pieno sviluppo della persona umana, ponendo al centro i giovani e rendendoli protagonisti consapevoli del tessuto sociale di appartenenza, è uno degli obiettivi cardine del Forum Giovani Gangi

 

Per questo motivo, l’Associazione ha proposto il progetto “IndipendenteMENTE” con l’obiettivo di sensibilizzare e attuare forme di prevenzione nei giovani sul tema delle dipendenze comportamentali e da sostanze. Si è trattato di un progetto relativo ad attività sociali, scolastiche ed educative, finanziato dalla Regione Siciliana nell’ambito dei progetti di Democrazia Partecipata, di cui all’art. 6 comma 1 della L.R. 5/2014 e s.m.i., per l’anno 2023, che ha trovato nei cittadini ampio consenso tale da aggiudicarsi la realizzazione della proposta, con piena disponibilità e supporto della macchina amministrativa del Comune di Gangi. 

Divulgare questo progetto è significativo per avvicinare i cittadini a tematiche di interesse collettivo, affinché ognuno possa essere portavoce di informazioni che consentiranno di mettere in atto comportamenti sani e funzionali. 

 

Sensibilizzare per prevenire

“INdipendenteMente” è stato un ciclo di incontri volto a sensibilizzare e incrementare la consapevolezza sulle conseguenze psicologiche, sociali, legali, informatiche e nutrizionali di alcune forme di dipendenza (affettiva, da sostanze stupefacenti, da social network, da internet ecc.). Gli incontri sono stati strutturati in modo innovativo, alternando momenti di lezione frontale a momenti di team building, role playing e gruppi di discussione, per incentivare il dialogo aperto e l’interazione, sia tra i ragazzi sia con gli esperti, sulle tematiche affrontate, favorendo una comunicazione libera, riflessiva ed empatica.

 

Data la sempre più precoce comparsa di tali comportamenti a rischio, a seguito di un’analisi contestuale svolta dall’Associazione, sono state individuate, come target di riferimento, le classi 1 A Scientifico, 1 B Scientifico Sportivo, 1 C Scientifico/Classico del Liceo e le classi 1 A e 1 T dell’ITE dell’I.S.I.S. “G. Salerno” di Gangi. 

La volontà di fare prevenzione, dunque, è stata il nucleo centrale e il fine ultimo del progetto. Per il raggiungimento di tale obiettivo, il Forum Giovani Gangi ha messo in campo professionalità, interne all’Associazione e non, per offrire ai ragazzi e alle ragazze coinvolti nel progetto una visione ampia dell’argomento, da più punti di vista, e, quindi, utili strumenti di autonomia nell’individuare i comportamenti disfunzionali e, laddove necessario, nel chiedere aiuto in modo congruo ed efficace. 

 

Prevenzione: tecniche e significati

Nei Dizionari di Storia della Salute e di Epidemiologia, la prevenzione è intesa come tutto ciò che mira a promuovere, proteggere e ristabilire la salute del singolo e della collettività, quale “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia” come definita dall’OMS.

Solitamente diciamo che prevenire sia meglio che curare, ma siamo davvero sicuri che questo rispecchi i nostri comportamenti? Siamo davvero disposti ad agire quando siamo in “salute” pensando che tutto sia al posto giusto?

Non c’è una scadenza: possiamo intervenire facendo prevenzione quando arriva una diagnosi (prevenzione secondaria) o quando siamo di fronte a uno stato avanzato di malattia (prevenzione terziaria).

A differenza di come, in alcuni casi, si agisce, è fondamentale fare prevenzione già prima che una patologia si manifesti: è il caso di alcune tecniche di prevenzione primaria, che il Forum Giovani Gangi ha scelto di mettere in atto a partire dagli aspetti maggiormente rilevanti nella fascia d’età compresa tra i 13 e i 15 anni, perché potenzialmente all’origine di comportamenti disfunzionali nell’ambito delle dipendenze. 

  

Cos’è una dipendenza?

Viene considerata tale una malattia cronica e trattabile, caratterizzata da interazioni complesse tra la genetica, l’ambiente e le esperienze di vita. 

Le persone con problemi di dipendenza fanno uso di sostanze o adottano comportamenti che diventano compulsivi e, spesso, continuano nonostante le conseguenze negative. Questo perché l’evitamento di emozioni dolorose, vissute come intollerabili, implica l’urgenza di mettere in atto comportamenti disfunzionali. 

Nella dipendenza da sostanze, l’abitudine a consumare una determinata sostanza porta a ridurne l’effetto, tanto da indurre a un aumento del dosaggio, perdendo il controllo sull’assunzione con la ricerca compulsiva della sostanza.

Poiché la dipendenza non nasce come tale, l’uso a scopi ricreativi di una sostanza nelle fasi iniziali può sembrare innocuo, si è inconsapevoli delle conseguenze poiché convinti dell’idea di avere il controllo; in realtà, questa è solo una prima fase della dipendenza e, proprio per questo motivo, è a partire da qui che la prevenzione deve agire. 

Il consumo di sostanze stupefacenti, siano esse leggere o pesanti, negli ultimi dieci anni, ha subito un esponenziale aumento. Una sempre maggiore diffusione si verifica anche tra gli adolescenti di età compresa tra 14 e 18 anni, indipendentemente dalle loro condizioni socio-economiche e dalla frequentazione di ambienti sani o svantaggiati. Si è reso necessario, dunque, un adeguamento e un’evoluzione del diritto e delle norme che disciplinano il consumo e il reato di spaccio di stupefacenti, sempre più in linea con i cambiamenti dell’attuale società. Tale evoluzione giuridica ha creato un sistema sanzionatorio ancora più aspro, in quanto i minori di età compresa tra i 14 e i 18 anni hanno responsabilità penale al pari dei maggiorenni.

Sono essenziali politiche di sensibilizzazione sul tema delle dipendenze da sostanze stupefacenti e un dialogo costante tra le famiglie, la scuola e i professionisti dei diversi settori. 

 

Tutelare gli adolescenti: l’emotività offline

Un’analisi di Kepios dell’ottobre 2023 ha mostrato che sono 4,95 miliardi gli utenti di Social Network nel mondo (61,4% della popolazione globale). I dati di GlobalWebIndex mostrano che in media, l’utente utilizza o visita 6,7 piattaforme social diverse, trascorrendo mediamente 2 ore e 24 minuti al giorno sui social. Senza considerare le 7-8 ore dedicate al sonno, gli utenti trascorrono il 15% della loro vita online, sui social media

Durante gli incontri svolti nelle classi coinvolte, è stato chiesto ai ragazzi di controllare dal loro smartphone il tempo di utilizzo dei Social: è emerso che gli studenti utilizzano mediamente i Social Media per 9 ore al giorno, un tempo notevolmente più alto rispetto alla media mondiale. Tra lo stupore e una leggera preoccupazione, ci si è chiesti: durante questo tempo, che utilizzo si fa dei Social Network? Cosa rappresentano per ciascuno?

Gli adolescenti, che nell’era digitale costruiscono la propria identità, hanno accesso attraverso i Social a standard di riferimento ideali e, spesso, irreali. 

Questo trasforma il sano obiettivo di migliorarsi in una ricerca ossessiva di perfezione, influenzando negativamente l’autostima, il senso di autoefficacia e la fiducia in sé stessi.  Si avverte la difficoltà di tollerare il fallimento e accettare valutazioni negative, troppo spesso confuse con giudizi di valore che mortificano il proprio Sé. I Social, inoltre, possono rappresentare un rifugio illusorio, una fuga dal proprio malessere, neutralizzando le situazioni avvertite come fonte di sofferenza. La connessione con una realtà virtuale – e quasi asettica – diventa mezzo per disconnettere e mettere offline la propria emotività.

Cambia, infatti, il modo di comunicare le proprie emozioni: emoji, reaction e like omologano e semplificano l’espressione emotiva, rendendo complesso leggersi dentro e riconoscere il proprio sentire emotivo che consente di costruire relazioni sane ed empatiche con l’altro. 

Durante gli incontri è, infatti, emersa la chiara esigenza di cercare un equilibrio tra i possibili benefici, quali il miglioramento delle connessioni sociali, possibilità di apprendimento e ricerca di informazioni, esplorazione della propria identità e l’uso problematico e/o eccessivo dei Social che può causare significativi livelli di disagio psicologico. L’auspicio dei partecipanti è stato di trarre ispirazione dalla connessione online con altri, trovando un modo – offline – per ascoltare le proprie emozioni e imparare a dar loro un nome, rispettando sé stessi, gli altri e la propria salute psicologica. 

 

Social Network: rischi, (ir)realtà e dipendenze

I Social Network sono strumenti molto attraenti perché rappresentano una forma di condivisione e comunicazione potente e veloce. Un loro sano ed equilibrato utilizzo è possibile, ma è essenziale comprenderne i rischi e le possibili conseguenze anche fuori dalla realtà virtuale. Quest’ultima, infatti, altro non è che una proiezione del reale.  

 

 

I cosiddetti “leoni da tastiera”, che riversano rabbia e odio verso gli altri su Internet, si trincerano dietro lo schermo del pc o dello smartphone, utilizzati come scudo con la convinzione che quanto accade – o viene commesso – nell’ambiente virtuale non abbia tangibili e serie conseguenze nella vita quotidiana “reale”. Infatti, nonostante la libertà di espressione del pensiero sia costituzionalmente tutelata, ciò non significa che questa non abbia dei limiti né che possa operare sempre e comunque come scriminante. In particolare, la legge trova applicazione nei confronti delle condotte poste in essere tramite Internet e sovente la giurisprudenza è intervenuta a confermare che l’offesa e la denigrazione attuate sui Social Network o sul web hanno conseguenze anche penali. E non sarà possibile invocare a propria difesa la libertà di espressione, poiché la legge non prevede sconti nei confronti chi diffonde l’odio!

Dalla libertà di espressione, però, passa una comunicazione e una relazione con l’altro che i Social Network possono veicolare, soddisfacendo l’innato bisogno umano di socializzazione. Facili e intuitivi, garantiscono una connessione con chiunque, in qualunque parte del mondo. Non appare altrettanto immediato, tuttavia, comprendere il significato dello stare online e della sua influenza sullo sviluppo di skills emotive. 

 

Utenti distratti: i rischi della rete

Si è davvero consci che il virtuale non è una zona franca, avulsa da ogni ripercussione legale? Che consapevolezza hanno gli utenti dei pericoli intorno a loro, quando si naviga in rete? 

Capita spesso di non badare troppo all’attendibilità dei link che apriamo, alla grafica o all’origine di un sito. La distrazione degli utenti è lo strumento perfetto, grazie al quale soggetti malevoli riescono ad ottenere informazioni riservate, come password di accesso, dati di pagamento etc. 

Il metodo più diffuso per la cattura illecita dei dati, che punta a trarre in inganno la vittima, viene chiamato phishing: pratica che sfrutta modelli fake (tramite mail, SMS o siti web) per sottrarre dati in modo furtivo.

Nel tempo, tali modelli utilizzati per ingannare le vittime, si sono evoluti talmente tanto che anche l’occhio più allenato ha difficoltà nel notare differenze.

Quasi il 100% dei ragazzi non era a conoscenza di questa metodologia di attacco, mentre i pochi che avevano sentito il termine, non ne conoscevano l’effettivo significato.

È sempre consigliato quindi un controllo dei mittenti da cui riceviamo mail o comunicazioni e rimanere sempre vigili, specialmente quando condividiamo le informazioni personali.

 

Dipendenza affettiva: in bilico tra amore e sacrificio

La dipendenza in sé non ha un valore negativo, difatti bisogni come quelli di approvazione, stima e ammirazione sono riconosciuti come bisogni fondamentali dell’uomo, compreso il bisogno di relazione. Evitare di demonizzare la dipendenza emotiva dall’altro, è il primo passo per creare e mantenere un rapporto sano. Ciò che rende quest’ultimo disfunzionale è proprio l’incapacità di funzionare – se non in relazione all’Altro. 

“Perchè le persone dovrebbero rimanere in un rapporto malsano?” è stata una domanda posta dalle classi coinvolte con l’intento di capire quali possano essere i fattori di mantenimento di un tale comportamento. 

“Possono rimanere in quel tipo di rapporto perché si crede che l’altro prima o poi cambierà o per evitare il dolore della solitudine”
“Ma non è meglio stare soli che stare male per qualcuno?”
“La solitudine, in questo caso, non è una scelta, ma viene intesa come distanza dal partner e viene vissuta come ingestibile, sfociando a volte in depressione”

“Cosa si può fare per uscirne?”

“Il primo passo è lavorare sulla propria autonomia, così da rendersi conto di essere capace di badare a se stessi, portando a essere appagati grazie al proprio impegno, e non a quello di qualcun altro.”

Il dibattito ha suscitato molto interesse, poiché, molti degli aspetti che consideravano essere sani all’interno di una relazione, in realtà, si sono rivelati campanelli di allarme. Questo ha permesso di prendere una maggiore consapevolezza rispetto ad alcune dinamiche, vissute a volte come “normali”.

È sottile il confine tra sano e patologico, che può sfociare in forme di dipendenze comportamentali.

I maltrattamenti che i dipendenti affettivi subiscono o agiscono comprendono tutte quelle forme di violenza, da quella psicologica e fisica a quella sessuale e atti persecutori come lo stalking e il femminicidio. 

Il genere che maggiormente è vittima di violenza in ambito relazionale è quello femminile. Dati ISTAT indicano, come autori di violenza, coloro che hanno un legame affettivo con la donna: nel 53% dei casi è il partner e nel 25% si tratta di un ex partner.

Inoltre, tra le donne che stanno affrontando il percorso di uscita dalla violenza, il 67% ha riferito di aver subito violenza fisica, il 90% violenza psicologica, economica e stalking, il 50% minacce, il 12% stupro o tentato stupro e il 14% altre forme di violenza sessuale.   

 

Alcol e giovani: un bicchierino?

Il consumo di alcol è un importante problema di salute pubblica, i rischi e i danni alcol-correlati riguardano tanto l’individuo quanto l’intera società. Il consumo eccessivo di alcol nel mondo è responsabile di circa 3 milioni di morti, più dell’ipertensione e del diabete messi insieme. Particolarmente per i giovani, l’alcol rappresenta la prima causa di mortalità prematura, disabilità e malattia di lunga durata.
Dagli incontri nelle varie classi, è emerso come le parole “bevanda alcolica” venissero immediatamente e quasi esclusivamente associate alle bevande super-alcoliche, nello specifico vodka, gin e amari, con un’allarmante sottostima dei rischi correlati al loro consumo.
Sono da considerarsi “consumatori a rischio” tutti i minorenni, di entrambi i sessi, che hanno assunto anche solo una bevanda alcolica: la prevenzione diventa fondamentale fin da piccoli, anche nell’età in cui la legge vieta la vendita e la somministrazione di bevande alcoliche.
Stando ai dati ISTAT, sono più gli uomini, rispetto alle coetanee, a consumare almeno 1 bevanda alcolica nel 2021, ma nella fascia di età tra gli 11 e i 17 anni questa differenza tra maschi e femmine è la più ridotta, ovvero i consumatori tra i ragazzi sono il 16,5% mentre tra le ragazze il 14,2%. È di fondamentale importanza aumentare il livello di consapevolezza circa la quantità di alcol assunto. Qual è la differenza, in termini di quantità di alcol, tra un bicchiere di birra (330 ml) e un bicchierino di cocktail alcolico (40 ml)? Ragazzi e ragazze, a primo impatto, hanno risposto che, seppur il bicchiere di cocktail alcolico sia più piccolo, contiene più alcol. Questa è la risposta che una buona fetta di popolazione darebbe alla stessa domanda, indipendentemente dall’età. Il punto è che le cose non stanno così. In realtà, i due bicchieri contengono la stessa quantità di alcol (12 g), di conseguenza i rischi a cui si va incontro sono gli stessi, perché la quantità di alcol conta più del tipo di bevanda.
A partire da ciò e grazie all’entusiasmo di ragazzi e ragazze nel poter parlare e scoprire di più su un argomento che li riguarda da vicino, è stato possibile approfondire i diversi aspetti relativi alle bevande alcoliche e al loro consumo. A questo proposito, spicca l’importanza di conoscere – e riconoscere – anche un nuovo modello di assunzione di alcol: il Binge drinking. Si tratta dell’assunzione in un’unica occasione di elevate quantità di alcol, il cosiddetto “bere per ubriacarsi”. Questo modello, che spopola anche tra i più giovani ossia 11-15enni, comporta gravi rischi già in seguito a un singolo episodio, sia perché può compromettere l’organismo sia perché contribuisce ad aumentare la probabilità di altri comportamenti a rischio. Inoltre, si dice che l’alcol sia una “droga ponte”, che allenta i freni inibitori e abbassa la percezione del rischio, facilitando l’assunzione di sostanze stupefacenti anch’esse in grado di causare dipendenza.

 

I giovani sono davvero consapevoli di cosa sia una dipendenza e di come si può instaurare un comportamento rischioso nelle loro abitudini di vita? 

Il modo interattivo e orientato all’ascolto delle loro esigenze e dei loro dubbi, ha consentito di individuare le zone d’ombra nella conoscenza sul tema e di incidere su di esse, facendo luce sulle conseguenze di una inadeguata consapevolezza su comportamenti problematici. In ogni classe coinvolta, infatti, i ragazzi e le ragazze hanno avuto modo di riflettere insieme ai professionisti sulle proprie risorse e potenzialità, affinché siano scudo e difesa da stimoli e comportamenti maladattivi. 

Gli incontri sono stati mossi dal comune intento di creare maggiori livelli di consapevolezza sul tema e promuovere il benessere di ciascuno, con l’invito a trovare modalità alternative che possano arricchire la vita e la quotidianità. I feedback raccolti indicano un cambiamento positivo nelle percezioni e una maggiore prudenza nei comportamenti relazionali, virtuali e reali.

 

“La differenza tra un sano entusiasmo, sebbene eccessivo, e la dipendenza patologica è che i sani entusiasmi arricchiscono la vita, 

mentre le dipendenze la impoveriscono.” 

(Griffiths, 2005). 

 

RINGRAZIAMENTI

Un sentito e caloroso ringraziamento alle classi 1 A Scientifico, 1 B Scientifico Sportivo, 1 C Scientifico/Classico del Liceo e le classi 1 A e 1 T dell’ITE dell’I.S.I.S. “G. Salerno” di Gangi per la partecipazione e l’interesse mostrato, ma soprattutto per essersi lasciati informare sui temi e aver messo in discussione alcuni comportamenti. 

Si ringrazia il Dirigente Scolastico dell’’I.S.I.S. “G. Salerno” Prof. Ignazio Sauro e tutto il corpo docente per aver accolto con entusiasmo il progetto e aver consentito ai ragazzi e alle ragazzi di partecipare. 

Si ringraziano gli esperti che hanno curato e supervisionato gli incontri, per la passione che li ha mossi e la cura mostrata.