Per sospette infiltrazioni mafiose l’associazione LiberoJato è stata cancellata dall’elenco delle associazioni antiracket dalla Prefettura di Palermo. Mentre Libero Futuro non è stata ammessa.

La decisione è stata presa dal Prefetto Antonella De Miro, che si è basata sulle indagini svolte dalle forze dell’ordine. E i legami tra mafia e antiracket di facciata sono l’ultima frontiera della commissione Antimafia presieduta da Rosy Bindi che è stata a Palermo in occasione del 25esimo anniversario della strage di via D’Amelio e che indagherà anche sull’associazionismo.

“Ora basta: serve trasparenza assoluta sulla gestione del Fondo di solidarietà per le vittime del racket e dell’usura e sui membri del Comitato che gestisce i soldi, di cui ad oggi si sa poco o nulla”. È la dura accusa lanciata da Riccardo Nuti, membro di commissione Antimafia che, non a caso, solo pochi giorni fa ha presentato un’interrogazione parlamentare a riguardo, “tristemente premonitrice – commenta Nuti – dato che oggi veniamo a sapere che il prefetto di Palermo ha bloccato due associazioni antiracket poiché gestite da imprenditori in odor di mafia”.

“È arrivato il momento di sganciarci dal facile moralismo – sottolinea il deputato – e di dire chiaramente che l’antimafia è terreno fertile per la stessa criminalità: l’unico modo per frenare le sempre più evidente infiltrazioni è quello di essere totalmente trasparenti e di evitare possibili conflitti d’interessi all’interno del Comitato che gestisce il Fondo, soprattutto perché parliamo di finanziamenti milionari”.

“Ecco perché – continua Nuti – ho presentato emendamenti ben precisi al disegno di legge in discussione in commissione Giustizia, affinché tra le altre cose vengano pubblicati sul sito web i verbali delle riunioni e dei documenti approvati dal Comitato, dato che oggi nulla si sa a riguardo. Ma, al fine di eliminare ogni possibile ombra di conflitto d’interessi, ho chiesto anche di togliere dal Comitato i rappresentanti delle associazioni e di nominare un Commissario straordinario indipendente dalla politica. Infine, ho presentato un ulteriore emendamento per prevenire ogni forma di infiltrazione nelle associazioni iscritte nell’elenco, tramite l’obbligo di presentazione, al momento della richiesta di iscrizione e successivamente ogni anno, dell’informazione antimafia liberatoria”.

“Solo nei primi 5 mesi del 2016 – conclude Nuti – il Comitato ha assegnato qualcosa come 9 milioni. Noi ad oggi non sappiamo chi sia stato ad assegnarli e a chi siano finiti questi soldi. È inammissibile. Senza trasparenza e regole ferree per evitare infiltrazioni e conflitti, i cittadini finiscono con l’essere prima vittime di atti di estorsione o usura e poi vittime dell’opacità di Stato: così l’antimafia non va da nessuna parte”.

 

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