Camilleri è stato un grande scrittore. Ha inventato un nuovo stile letterario tutto suo siculo italiano. E’ stato un grande divulgatore e letterato, ma ha avuto la fortuna di raccontare quello che, soprattutto la burocrazia sicula offriva.

Tanto materiale raccolto si trova ad esempio nel Birraio di Preston, nella Concessione del Telefono e nei vari romanzi storici. Racconti esilaranti che hanno un unico filo conduttore, l’idiozia della burocrazia.

I palazzi regionali e comunali offrono tanti spunti interessanti, non certo per chi li subisce e che dimostrano la mancanza di buon senso di certe decisioni prese. Questa mattina l’Inail Sicilia ha organizzato la presentazione del rapporto regionale sugli infortuni sul lavoro. L’appuntamento alla sala Mattarella.

Piove a dirotto e mi presento con lo scooter per parcheggiare nell’area riservata ai dipendenti in piazza Indipendenza. Il vigilante dentro l’ufficietto mi dice che non sono autorizzato e devo trovare parcheggio fuori. Parcheggio e a piedi arrivo all’ingresso pedonale.

Qui da dentro la portineria, i dipendenti regionali, mi dicono che non posso accedere da quest’ingresso, ma che devo fare il giro per entrare da piazza Parlamento. Avrei dovuto fare diverse centinaia di metri sotto l’acqua per varcare la soglia nello stesso palazzo. Spiego loro che sta diluviando e mi pare assurdo che non si possa entrare senza eccezioni.

Tra l’altro anche in questo ingresso è previsto il controllo di sicurezza. Ma i due dipendenti regionali sono irremovibili. Alla fine dopo vibrate proteste al telefono ottengo il lascia passare per potere svolgere il mio lavoro.

Una vicenda che lascia l’amaro in bocca per due ragioni.

La prima perché la categoria dei giornalisti in questi ultimi anni è sempre più bistrattata, chi fa cronaca e lavora per strada potrebbe raccontare decine di questi episodi di piccoli e grandi soprusi.

La seconda è una riflessione sul palazzo dell’assemblea regionale. Se è così respingente per potervi accedere figuriamoci per accogliere le istanze dei cittadini.