L’isolotto di Isola delle Femmine e la torre in parte crollata è in vendita. A seguire l’affare è un’agenzia della provincia di Arezzo, che si trova precisamente ad Anghiari.

Sul sito internet c’è l’annuncio con tanto di foto e descrizione minuziosa della località e dei luoghi che la circondano.

Il prezzo di 3 milioni e mezzo di euro. Pare che sull’isola non si possa fare nulla. L’isola è di proprietà privata, ma non si può costruire perchè c’è un vincolo paesaggistico.

La proprietà tramandata nei secoli. Le prime informazioni sui conti Pilo si hanno nel 1619. Ma è nel 1921 che nella famiglia nobile entra il secondo cognome, cioè Bacci.

Quando Girolamo Pilo V, non avendo contratto matrimonio, secondo la legge siciliana di successione dell’epoca, lasciò erede dei titoli la nipote Maria Concetta Pasqualino, vedova Bacci.

Alla morte della donna, tutto andò al suo primogenito Ruggero che diede origine alla famiglia Pilo Bacci, conti di Capaci, marchesi di Marineo e Torretta, baroni delle Saline di Chiusa Grande e duchi di Cefalà Diana.

La struttura è chiamata «torre di fuori», risale al XVI secolo. La sua architettura fa pensare che sia una tipologia di torre riconducibile all’architetto fiorentino Camillo Camilliani, famoso anche per essere stato l’artefice della Fontana Pretoria a Palermo.

La torre ha una pianta quadrata, possedeva, prima della quasi distruzione, dei muri spessi oltre due metri che la rendevano una fortezza inserita nel sistema difensivo delle torri costiere della Sicilia contro gli attacchi dei corsari barbareschi alla terraferma.

Molte le leggende create sul suo conto. Si narra ad esempio che l’isolotto denominato fosse stato un tempo un carcere occupato esclusivamente da donne.

Tredici fanciulle turche che per la società dell’epoca si erano macchiate di colpe gravi e furono così abbandonate dai loro mariti, in mare alla deriva.

Un lungo viaggio che poi le portò sull’isolotto dove vissero sole per sette anni fin quando i coniugi, pentiti della loro azione, le ritrovarono dopo molte ricerche. Le famiglie così riunite decisero di non fare più ritorno in patria e di stabilirsi sulla terraferma. Fondarono quindi una cittadina che in ricordo della pace fatta, chiamarono Capaci «Ccà – Paci» cioè «qua la pace», e battezzarono l’isolotto sul quale avevano vissuto le donne «Isola delle Femmine».

Ma c’è chi sostiene che in realtà il nome «Isola delle Femmine» è frutto di un lungo processo di italianizzazione. Il vecchio nome dell’isolotto, secondo la tradizione popolare, era «Insula Fimi», derivato da «isola di Eufemio», dal nome del generale Eufemio di Messina, governatore bizantino della Sicilia. E così adesso nel libro della sua vita, fatta di intrighi, amori, leggende, conflitti, l’Isola delle Femmine si prepara a scrivere un’altra avventura dal finale ancora da scoprire.