L’obiettivo è ben chiaro ed è superare il 5% con la lista che appoggia il candidato sindaco Ismaele La Vardera. Un obiettivo importante anche se per il comune di Palermo è un risultato di ‘cartapesta’. Importante perchè significa che la Lega c’è anche in Sicilia e non è più confinata al Nord. Significa che in vista delle regionali e, soprattutto, delle nazionali, i siciliani possono contare qualcosa in questa partita.
E’ la strategia che sta dietro alla candidatura espressa a Palermo a fianco di un candidato nato da solo e poi ‘sposato’ da Salvini, un candidato che sembra quasi un grillino. Loro, gli uomini e le donne della Lega dei popoli, non confermano nulla di nulla e corrono per dire con chiarezza che la destra in Sicilia non può certo essere rappresentata da un ex Pd come Ferrandelli. E nel frattempo si organizzano un po’ ovunque con Attaguile nella Sicilia orientale, oggi l’ex assessore Nino Beninati nel messinese, e con Alessandro Pagano nella Sicilia occidentale.
Pagano ma come vi è venuto in mente di correre in appoggio di un candidato sindaco come Ismaele La Vardera, per certi aspetti quasi grillino ? Sarà perchè in fondo siete simili ai 5 stelle. Voi e loro siete indicati come i partiti populisti italiani
“Ci sono populismi e populismi. C’è il vero populismo che è quello grillino, poi c’è il nostro atteggiamento che viene tacciato di essere populista ma in realtà non lo è affatto. Questo è dimostrato dagli amministratori espressi da noi ed espressi da loro. I grillini dove governano fanno danni, i nostri dove governano mettono in campo idee, progetti, attività. Insomma noi ci confrontiamo con i temi della gente e quando andiamo al governo dimostriamo di avere idee da mettere in pratica e classe dirigente. Loro sono solo chiacchiere”.
Però nella vostra campagna elettorale Salvini è sceso ben 4 volte in Sicilia. Cos’è un segno di debolezza e la ricerca di consenso?
“Tutt’altro. Si tratta di un segno di attenzione alla Sicilia. Da quando nel 2013 Salvini ha preso in mano il partito ha cambiato strada e dato vita ad una idea nazionale di Lega che non può essere confinata al Nord. La sua presenza in Sicilia 4 volte in una campagna elettorale è la base di partenza dell’attenzione. Abbiamo visto una grande opposizione popolare la prima volta ma poi abbiamo visto anche crescere il dialogo con i siciliani e, poco a poco, il consenso. La gente comincia a capire che non siamo anti meridionali, o almeno non più. La Lega è un partito nazionale con delle idee da mettere in gioco”.
Oggi in Sicilia arriva Grillo. insieme a voi i 5 stelle sono l’unico partito o movimento che abbia portato il proprio leader nazionale nell’isola in occasione di queste amministrative. Siete proprio sicuri di non essere uguali anche nelle strategie?
“Siamo profondamente diversi. Loro fanno venire in Sicilia il capo a dare indicazioni, noi veniamo a confrontarci. Noi siamo un partito autonomista e lo dimostra il fatto che abbiamo preso lo Statuto siciliano ad esempio. Veneto e Lombardia andranno al referendum per chiedere che venga applicato anche in quelle Regioni uno Statuto uguale a quello siciliano. Questa è la terra di Federico II, di Luigi Sturzo, questa è la terra del primo Parlamento risalente al 1143. Non si possono dimenticare queste cose. Lo Statuto merita rispetto. Un rispetto che non ha avuto perché l’autonomia è stata usata male da chi ha governato la Sicilia ed è il momento di cambiare verso”.
Sembra stiate pensando più alle regionali che non alle comunali. Ma perchè un siciliano dovrebbe votare la Lega vista da sempre come il nemico, come il partito che ci considera terroni e parassiti ?
“Quella stagione è chiusa. Sono finiti i tempi di ‘Roma ladrona’. Il partito ha voltato pagina, riconosciuto i proprio sbagli e poi sono cambiati i tempi. Oggi il nemico sta a Bruxelles. Noi vogliamo una Europa dei popoli e non a trazione tedesca, il ritorno alla sovranità monetaria che abbiamo perso e demandato ad altri perdendo il proprio potere di scelta economica e di controllo sulle dinamiche. Insomma abbiamo cambiato idea e cambiato verso. Solo gli stupidi non cambiano idea. E poi San Paolo fu il più grande uccisore di Cristiani prima di ravvedersi e diventare Santo a dimostrazione del fatto che si può far bene anche se si era iniziato male”.
E quindi, alla fine, puntate ad elezioni più vaste di questo piccolo test amministrativo.
“Piccolo test non direi visto che siamo presenti nel capoluogo isolano in una elezioni difficile. Ci tenevamo a dire con forza che siamo l’unica destra rappresentata a queste elezioni. Non si può certo considerare destra quella che appoggia Ferrandelli. Cuffaro e Miccichè hanno scelto un candidato che fino al 31 dicembre aveva in tasca la tessera del Pd. Come si fa a considerarlo un candidato di destra”
Si ma guardiamo avanti. Alle regionali chi sarebbe un candidato autonomista nel senso in cui lo definite voi? Armao? Musumeci?
“Beh, se me lo chiede con insistenza le dico che sì’, Musumeci mi sembrerebbe un buon candidato, ma ancora è presto per parlare delle regionali anche se il nostro percorso ci porta verso le regionali e verso le nazionali dove Salvini ha intenzione di primeggiare”






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