In un momento storico in cui si alzano muri e si discute di confini, da Palermo parte un messaggio di convivenza e appartenenza. Fatto di pupi, marionette, burattini, musica, gesti e narrazioni, declinate sui passi dell’itinerario arabo-normanno. Parte infatti la nuova Macchina dei Sogni, la trentaquattresima edizione del festival del teatro di figura e di narrazione creato da Mimmo Cuticchio, in programma dal 31 maggio al 4 giugno negli spazi, di Palazzo Belmonte Riso, promossa dal Comune di Palermo e dal Polo Museale Regionale d’Arte moderna e contemporanea. Dal cuore del percorso riconosciuto dall’UNESCO, da un luogo dedito all’arte contemporanea, la Macchina dei Sogni rilancia il suo messaggio di pace e convivenza. L’unione di due poli opposti – quello arabo/musulmano e quello normanno/cattolico – è infatti una delle chiavi di lettura per comprendere questi due mondi e le loro rispettive culture. Anche l’epica cavalleresca, su cui si fonda il repertorio tradizionale dell’Opera dei Pupi, è in Sicilia un ponte tra Oriente e Occidente; e indica possibili percorsi di arte e cultura soprattutto alle nuove generazioni, attraverso il ruolo sociale del teatro, e l’irrinunciabile lavoro sulla formazione del pubblico e dell’attore.
“Ho scelto di riportare in scena ‘Aladino di tutti i colori’ pensando ai bambini del mondo, accarezzandoli virtualmente con una favola che parla di integrazione e convivenza – dice Mimmo Cuticchio – In linea con la progettualità di Palermo arabo-normanna, il progetto parte dalle suggestioni storiche della città, dal suo ruolo di crocevia delle culture del Mondo, per definire l’identità attuale e proporla come simbolo. Alla modernità dell’Opra, che ha sempre saputo raccontare i valori profondi dell’uomo, si aggiunge una grande sfida culturale e civile: ampliare l’orizzonte per ritrovare e raccontare le radici che accomunano gli abitanti del Mediterraneo”.
“Ancora oggi l’Opera dei Pupi deve essere una chiave di lettura per i giovani – interviene Valeria Li Vigni, direttore del Polo Museale Regionale d’Arte moderna e contemporanea – per comprendere che le differenze possono intendersi come un valore aggiunto, per portarci a creare ponti e non barriere, per accogliere la diversità che è fonte di arricchimento culturale e apertura mentale.
Un programma che per cinque giorni animerà gli spazi esterni del Museo Regionale di Arte Contemporanea, e piazza Bologni, e all’interno del quale ognuno potrà scegliere gli spettacoli, tra quelli che hanno appena debuttato o che meritano di essere scoperti o ancora, quelli che hanno già lasciato un segno e che ritornano. Di pomeriggio, spazio agli spettacoli per piccoli spettatori (ma non solo) con le favole dell’Atelier La Lucciola e La Casa di Creta; un occhio sarà gettato sulla tradizione della Sicilia orientale, ma anche sulle manipolazioni e le nuove tecniche (la danza del Tataratà, la siracusana Compagnia Opera dei Pupi Don Ignazio Puglisi, a cui si unirà Mimmo Cuticchio in veste di recitante, o il Centro Teatro Animazione e Figure di Gorizia o la bizzarra P.I.P.P.U., Piccola Impresa Per Produrre Umorismo). Alle 21, la musica: dalla reunion dei Palermo World Music Roots ai Fratelli Mancuso al progetto multiculturale de Il Tempo e la voce e Faisal Taher. Alle 22,30, ecco lo strano miscuglio testual-culinario di Giancarlo Bloise o la narrazione che si snocciola come couscous di Cicogne Teatro Arte Music. Il narratore iracheno Yousif Latif Yaralla si unirà a Mimmo Cuticchio per una ricerca importante: a loro modo, rintracceranno i punti in comune di due mondi soltanto apparentemente agli opposti: “Non ci interessa distinguere tra cristiani e musulmani, ma raccontare l’uomo, con la sua intelligenza, il sapere, l’onestà”, dice Mimmo Cuticchio.
La Macchina dei Sogni sceglie un museo per snocciolare questa sua nuova edizione: giusto quindi, dedicare uno spazio importante all’arte. Che in questo caso prende vita nelle scenografie e le luminarie che gli artisti coinvolti hanno legato strettamente alla cultura arabo-normanna, lavorando in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Palermo, l’Accademia del Lusso e il CRESM. Nasce così “Arabia”, installazione di Fabrizio Lupo a Piazza Bologni: due grandi stelle e quattro totem fissati su pali; ispirata alla Palermo araba, utilizza la lampadina a incandescenza su bacchetta di legno, che la lega alla tradizione più recente, rinnovata tramite la foglia d’argento, il disegno, l’asimmetria. “Normanna”, ideata e disegnata da Alessia D’Amico, è ispirata alla Palermo normanna, realizzata con due spalliere su pali e collocata nell’atrio nuovo; nelle formelle e negli archetti di questa luminaria è inserita la foglia d’oro dei mosaici della Cappella Palatina; “Normaniche” è il collage di trame e tessuti di Roberta Barraja sulla parete dell’atrio principale di RISO. Al calare del sole accoglie le proiezioni di Fabrizio Lupo, che animano scene di caccia dei mosaici delle stanze di Ruggero al Palazzo dei Normanni. L’animazione digitale su un tessuto di stoffe, intrecciate con reti metalliche, darà vita alle immagini raffigurate nei mosaici come un arcaico storyboard degli avvenimenti. Ancora intrecci con “Sipario Mediterraneo”, frutto di un lento e minuzioso lavoro a quattro mani della scenografa Alessia D’Amico e la fiber artist Grazia Inserillo. Pizzi e trine ricamate tracciano, su un patchwork di stoffe, il mar Mediterraneo, luogo dell’eterno migrare di popoli. Un grande collage di centrini in lana e cotone su stoffe, che forma il sipario del palco che la sera ospita gli spettacoli. “Ombre bianche sui muri”, installazione illuminotecnica di gobos e lamelle realizzata da Marcello D’Agostino sulle pareti di Palazzo Riso; e le Sagome merlate in balcone di Tania Giordano, fantasmatiche presenze che si affacciano a bordo ringhiera, aspettano il pubblico, lo invitano ad entrare e lo salutano al termine degli spettacoli. Infine una capanna del Mali rivisitata dal CRESM e un suk ricreato con le “cabine” di Mondello. E la mostra “Cavalieri Antiqui” in cui sono esposti i modellini del teatro dei pupi, dei casotti de li vastasi e del luogo dove si raccontava il cunto, realizzati dai giovani dell’Accademia di Belle Arti, le miniature di alcuni strumenti musicali rappresentati nelle muqarnas della Cappella Palatina, realizzati da Gianfranco Di Miceli con la scena di Ginevra Lo Sciuto. Visitabile fino al 30 giugno.
Ingresso libero.
Commenta con Facebook