Scatta la confisca dei beni per un valore di circa 50 milioni di euro, a carico degli eredi di Ezio Brancato,ritenuto socio di Vito Ciancimino negli affari del gruppo Gas. Passano allo Stato l’intero compendio aziendale della famiglia, i proventi resistenti della vendita della Gasdotti Siciliana  e soprattutto un tesoretto di preziosi e gioielli trovato in alcune cassette di sicurezza di Andorra grazie a una rogatoria internazionale.

Il provvedimento, è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo su richiesta del procuratore aggiunto Marzia Sabella e del sostituto Dario Scaletta. I beni erano nella disponibilità della moglie di Brancato, Maria D’Anna, e delle figlie Monia e Antonella. Anche loro, almeno le prime due ,sono considerate a loro volta “socialmente pericolose”.

Il sequestro di questi beni era scattato per la prima vola nel 2013. La Procura lo ottenne ricostruendo l’attività dei boss, tra gli anni ’80 e ’90, quando la mafia aveva investito nelle società che si occupavano della metanizzazione di diverse aree in Sicilia, una di queste sarebbe stata la Gasdotti Siciliana.

Fondata nell’81 la Gasdotti Siciliana faceva capo al commercialista Gianni Lapis, legato a Ciancimino, e a Brancato. Presto divenne una delle aziende più importanti realizzando la rete per distribuire il metano in settantaquattro comuni di Sicilia e Abruzzo. Appalti che, secondo gli inquirenti, piovevano grazie all’appoggio di Cosa Nostra. Nel 2004, quando il clima era ormai cambiato, l’azienda venne venduta agli spagnoli della Gas Natural.

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