Il risultato era apparso sorprendente già il 6 novembre. Nello Musumeci aveva ottenuto la maggioranza del parlamento siciliano contro ogni aspettativa. Che vincesse era apparso abbastanza chiaro in campagna elettorale ma che riuscisse a mettere insieme 36 deputati su 70 non era scontato affatto.
Eppure il risultato elettorale era stato sufficiente a mettere insieme quella maggioranza, sia pure risicatissima. Ma adesso la maggioranza all’Ars non esiste più. E’ durante il breve volgere del primo mese.
Vengono entrambi dall’Udc i due deputati che hanno deciso di mettere da subito in crisi la maggioranza all’Ars. Uno, in realtà, era una sorta di ospite nella lista di centro, l’altro un transfugo di Forza Italia approdato nelle ultime settimane pre campagna elettorale.
Ma la situazione che si è venuta a determinare appare confusa. Insomma su 36 deputati eletti con lui Musumeci può contare solo su 34. Almeno così sembra.
La situazione meno chiara è quella dell’ex assessore a Energia e Rifiuti Vincenzo Figuccia dimessosi in polemica per i tetti agli stipendi dell’ars che stavano saltando per volere di Gianfranco Miccichè (che oggi nega e ricostruisce diversamente) ma anche perchè in quel ruolo non ci si trovava proprio.
Lui, Figuccia, non si vede fra i 5 stelle né nel Pd, si considera un uomo di centro destra e non potrebbe andare via. Eppure dalle sue dimissioni ad oggi parla come un uomo di opposizione. Soprattutto quando si riferisce al suo avversario interno, Gianfranco Miccichè. Non ha mai fatto un mistero del suo rapporto burrascoso con il commissario di Forza Italia in Sicilia.
Ed oggi, dopo aver detto in tutte le salse che il ripensamento sui tetti agli stipendi è frutto della sua protesta e delle polemiche dimissioni, Figuccia torna ad attaccare Miccichè “Non si può criticare, giustamente, il presidente del Senato che mantenendo la funzione si trova pure a fare il leader del suo movimento politico e contemporaneamente far finta di nulla su Gianfranco Miccichè eletto presidente dell’Assemblea regionale siciliana, mentre contemporaneamente mantiene la carica politica di coordinatore regionale di Forza Italia. Il centrodestra non può tollerare queste forme di regime marxista e deve affrontare questa pesante questione dei ruoli istituzionali coincidenti con ruoli politici in capo alle medesime persone”.
“Davanti alle prossime elezioni politiche – aggiunge – assistiamo in Sicilia alle azioni di ingordigia di chi da
palazzo dei Normanni agisce anche nella formazione delle liste, incontra amici e distribuisce collegi ai più devoti. Credo che debba essere lo stesso Silvio Berlusconi, leader del centrodestra, a fare chiarezza sul ruolo, o doppio ruolo, di Miccichè”.
Inevitabile la replica che Forza Italia affida al suo vice coordinatore Francesco Scoma secondo il quale “Figuccia evidentemente soffre di una qualche sindrome che gli procura delle forti perdite di memoria. Infatti da alcuni mesi non fa più parte di Forza Italia, ma di un altro gruppo, chissà per quanto tempo ancora. Faccia all’interno del suo gruppo parlamentare quello che meglio crede, se glielo lasceranno fare, e non si preoccupi di Forza Italia a meno che non voglia fare il dittatore in casa d’altri. Gli vorrei consigliare di smetterla con questo continuo attacco al Presidente dell’ARS, Gianfranco Miccichè, che sta svolgendo il suo ruolo politico e istituzionale in maniera impeccabile, solamente per avere tribuna e visibilità sui media. Cambi registro e trovi altre fonti per non cadere nell’oblio, visto che anche i bambini hanno compreso che le sue dimissioni da assessore ai rifiuti non avevano nulla a che vedere con la questione degli stipendi ai dipendenti dell’ARS, ma per palese inconsistenza e incapacità amministrativa. Meglio la protesta che la proposta. Più complicato è trasformare i problemi in soluzioni”.
Ma non basta, anche il capogruppo Milazzo invita Figuccia a mpoderare i toni per non finire “come Don Chisciotte contro i mulini a vento”.
“Nessuna incompatibilità di Gianfranco Miccichè. Certamente, svolgerà il suo ruolo con grande imparzialità, come lui stesso ha evidenziato all’Assemblea nel suo discorso d’insediamento, quando ha rimarcato che ‘mentre la maggioranza si garantisce da sola, rivolgerò maggiore attenzione alle minoranze’”.
“Questa – continua – mi sembra la migliore garanzia che il Parlamento possa ricevere. Inoltre, invito il collega Figuccia a occuparsi delle cose che appartengono al suo partito, poiché ricordo che Miccichè è il segretario di FI e non dell’UDC. Infine – conclude Milazzo – ricordo che l’Ufficio di Presidenza si è costituito nel pieno rispetto dei criteri di rappresentanza e di proporzionalità delle forze politiche. Per cui, suggerisco all’on. Figuccia di chiudere ogni polemica e non farsi sopraffare dall’eccessivo accanimento terapeutico. Se così non fosse, gli consiglio di rivolgersi ad un bravo specialista”.
Dunque Figuccia presenta il suo conto da oppositore interno ma resta un deputato di maggioranza che, però, voterà i provvedimenti valutandoli singolarmente. Altrettanto farà Cateno De Luca che, però, è uscito fuori da ogni equivoco lasciando il gruppo Udc e aderendo al gruppo misto. Insomma si ritrova, ironia della sorte, a fare gruppo con Claudio Fava. Anche lui si sente tradito dal partito ma soprattutto dal presidente della Regione che non lo ha difeso, ne ha quasi preso le distanze, dopo l’ennesimo arresto. Rivendica la sfilza di assoluzioni e va via sbattendo la porta.
Anche lui voterà i provvedimenti valutandoli uno per uno come promettono di fare anche le opposizioni ‘responsabili’. Insomma i passaggi d’aula non saranno semplici. Rispetto al passato Musumeci ha una carta in più, la capacità di ascolto, di stare in aula e di rispettare il parlamento. Una cosa che a Crocetta proprio non riusciva neanche forzandosi.
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