Resta un mistero la morte di Rosario Vitale, un marittimo di San’Elia deceduto nel 2007 dopo una lite con la moglie Stefania Lo Piparo e il suocero Stefano.

La corte d’assise d’appello ha assolto i due Lo Piparo dall’accusa di omicidio. I due imputati vennero condannati a 16 anni dal gup in abbreviato. Il verdetto fu ribaltato in appello ed entrambi vennero scagionati.

La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di secondo grado: da qui il nuovo giudizio della corte d’assise d’appello di Palermo che si è pronunciata oggi. Vitale era stato più volte denunciato dalla moglie per maltrattamenti e lesioni. Il giorno della sua morte, dopo l’ennesima lite, la donna si era trasferita a casa del padre ed era andata dai carabinieri per un nuovo esposto. Poi era tornata a casa a prendere il cellulare e aveva trovato il marito ad attenderla. Saliti in casa del padre della donna ci sarebbe stata una violenta discussione.

Vitale si era portato un coltello da sub e aveva cercato di aggredire la moglie. Gli imputati hanno raccontato che nel corso della lite l’uomo era caduto ferendosi all’addome con un coltello. Sceso in strada aveva incontrato i carabinieri, nel frattempo chiamati dalla moglie. I militari accorgendosi che sanguinava gli avevano chiesto come si fosse ferito ma Vitale non aveva voluto rispondere.

L’uomo era morto all’ospedale Bucchieri La Ferla dove era stato ricoverato. La sentenza, che scagiona i Lo Piparo, non chiarisce cosa sia accaduto tra i tre. I Lo Piparo erano difesi dagli avvocati Giovanni Di Benedetto, Isabella Giuffrida e Raffaele Restivo.

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