E’ stata citata direttamente come parte offesa ma ha scelta di non costituirsi parte civile. La Regione siciliana nell’era della legalità, dei licenziamenti dei precari pregiudicati, delle espulsioni dal bacino dei forestali dei condannati, del ‘no’ alla riabilitazione chiesta da un soggetto che ha scontato la sua pena, decide di non costituirsi parte civile contro un medico accusato di aver eseguito interventi di plastica in una struttura pubblica spacciandoli per funzionali e facendoli pagare al sistema sanitario regionale.

La scelta a sorpresa si è appresa a palazzo di giustizia durante la prima udienza davanti al Gup Nicola Aiello. Il processo è quello all’ex primario di Chirurgia plastica di Villa Sofia, Matteo Tutino, e ad altri sei imputati. L’assenza è di quelle che pesano non soltanto per l’evidente polemica che ne deriva come avviene in ogni caso del genere, ma anche perché il principale imputato è proprio quello che fu il medico personale del Presidente della Regione Rosario Crocetta. Una circostanza che politicamente avrà certamente un peso nelle reazioni delle prossime ore e dei prossimi giorni.

L’assenza di ieri non è, però, definitiva. La legge assegna un termine abbastanza ampio per la costituzione delle parti civili. La Regione può ancora ripensarci ed ha tempo fino all’inizio dell’eventuale processo vero e proprio per presentarsi, ammesso che arrivi un rinvio a giudizio.

Oltre che imputato in questo processo Tutino è un personaggio chiave nella grande polemica fra il governo della Regione e il suo presidente e l’ex assessore Lucia Borsellino nonché colui che avrebbe pronunciato la fatidica frase proprio contro la Borsellino al telefono con Presidente Crocetta rimasto in silenzio secondo il racconto de L’Espresso sempre smentito dalla Procura che ha indagato i due giornalisti che hanno raccontato quella intercettazione ‘fantasma’

Ma a fronte dell’assenza della Regione ci sono, invece, l’ azienda ospedaliera Villa Sofia -Cervello, con l’ assistenza dell’ avvocato Fabio Cosentino, l’Ordine dei medici, patrocinato dall’avvocato Mauro Torti, e i due medici che sarebbero stati osteggiati da Tutino, Dario Sajeva e Francesco Mazzola, assistiti rispettivamente dagli avvocati Michela Dolce e Giuseppe Gerbino.

Fra gli imputati, racconta questa mattina il Giornale di Sicilia in edicola, solo una, Alessia Di Blasi, che risponde di falsa testimonianza, ha chiesto il rito abbreviato e ieri il pm Luca Battinieri ha chiesto per lei la condanna a otto mesi. La donna era paziente di Tutino e aveva negato di aver pagato l’ intervento di rinosettoplastica, cosa che, secondo i pm del pool coordinato dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci, è certa. Il sostituto Battinieri ha chiesto il rinvio a giudizio per Tutino, per l’ ex manager dell’ ospedale, Giacomo Sampieri, per Damiano Mazzarese, dirigente del dipartimento di Rianimazione dell’ azienda ospedaliera di Palermo, per l’ ex direttore sanitario Maria Concetta Martorana. Imputati anche Giuseppe Scaletta, ispettore della Digos, e la moglie, Mirta Baia monte, genetista e titolare di un’ azienda specializzata nella raccolta di tessuti.

L’ inchiesta è stata condotta dai carabinieri del Nas, che sostengono che Tutino avrebbe eseguito nella struttura pubblica, spacciandoli per ‘funzionali’ e quindi mettendoli a carico del Servizio sanitario nazionale, interventi estetici. Contro il chirurgo anche le testimonianze di alcuni colleghi che, per essersi opposti alla sua gestione del reparto, subirono vessazioni e denunce (tutte poi archiviate: e ora Tutino rischia pure la calunnia).
Tutino, per ogni intervento eseguito indebitamente nella struttura pubblica avrebbe incassato tra i 2.000 e i 3.500 euro. E Sampieri avrebbe impedito che contro il primario si tenesse un procedimento disciplinare. Tutte accuse che dovranno essere dimostrate in dibattimento se il gup deciderà che ci sono gli estremi per un processo