“La mia famiglia è stata devastata, annientata. Il minimo che posso chiedere è conoscere la verità”. Nella forma di un appello disperato, che vuole aprire “il cuore e la mente di chi sa qualcosa”, Rossella Accardo riapre uno dei gialli più intricati di Palermo: la scomparsa dell’ex marito Antonio Maiorana e del figlio Stefano, seguita un anno e mezzo dopo dal suicidio dell’altro figlio Marco.

Quello che ha tutta l’apparenza di un caso di “lupara bianca” è cominciato il 3 agosto 2007. Fu l’ultima volta in cui Antonio e Stefano Maiorana furono visti nel loro cantiere edile di Isola delle Femmine, alle porte di Palermo. La loro unica traccia è l’auto ritrovata all’aeroporto di Punta Raisi ma padre e figlio non sono mai partiti. Qualcuno ne ha segnalato la presenza in Spagna.

Ci sono stati altri “avvistamenti” improbabili che Rossella Accardo colloca in una possibile strategia di depistaggio. Non mancano le stranezze: un sistema di videosorveglianza sarebbe stato disattivato proprio nel giorno della scomparsa dei Maiorana.

“Perché – si chiede – fu oscurato? E chi lo manipolò?”. Una risposta può venire, a suo giudizio, da quel filone dell’inchiesta che tocca ambienti mafiosi. La Procura della Repubblica di Palermo ha indagato, uno dei soci dei Maiorana, Francesco Paolo Alamia, e l’imprenditore Giuseppe Di Maggio. Un altro socio dell’impresa, Dario Lopez, è stato arrestato per possesso di un’arma con matricola abrasa. Alamia è da tempo considerato vicino all’ex sindaco Vito Ciancimino. Per questo il suo patrimonio è stato da poco confiscato. L’ex moglie di Antonio Maiorana si chiede se l’attività del marito sia stata condizionata da rapporti con ambienti inquinati.

“Se così fosse – dice – c’è chi sa qualcosa. Proprio a queste persone mi rivolgo perché venga squarciato il velo del mistero. Da tempo vivo in un clima da profondo rosso. Rosso come il sangue dei miei figli”. Un anno e mezzo dopo la scomparsa dei Maiorana l’altro figlio di Rossella Accardo si è infatti tolto la vita nel gennaio 2009.

“Era un ragazzo fragile, è diventato una vittima sacrificale”. Dieci anni dopo la sua memoria rivivrà in un’aula della scuola Antonio Veneziano di Monreale che diventerà uno spazio museale nel quale saranno esposti minerali di interesse scientifico. Rossella Accardo sarà la mattina del 6 gennaio davanti alla scuola per promuovere, con la memoria ritrovata del figlio, un “percorso di crescita culturale”. “Anche questo – dice – può servire a scardinare il sistema mafioso”.