Le casse siciliane viaggiano velocemente verso l’esaurimento delle riserve ed entro 45 giorni circa, si fermerà ogni pagamento. Ci sono risorse per pagare stipendi e fornitori solo entro la fine di giugno.

Una cosa che avviene praticamente ormai ogni anno ma nonostante ciò non c’è modo di evitare gli allarmi e le corse contro il tempo che da tre anni si verificano puntualmente in giugno/luglio, in settembre/ottobre e a fine anno.

Così anche per il 2016 si avvicina la prima ‘dead line’ ampiamente prevista nel bilancio approva ai primi di marzo e che entro dieci giorni vivrà, probabilmente, la sua fase di impugnativa da parte del Consiglio dei Ministri.

Per evitare la ‘chiusura della cassa’ servono urgentemente i 500 milioni di euro promessi da Roma e che sono stati oggetto di trattativa sia prima che durante la fase di predisposizione del bilancio della Regione. Trattative che continuano nonostante la legge di stabilità regionale abbia recepito gran parte delle indicazioni capitoline.

A mettere a rischio i trasferimenti ci sono mille argomentazioni. Prima fra tutte l’ennesima impugnativa su tre aspetti del bilancio ovvero la trasformazione in autorizzazioni delle concessioni ai distributori di carburanti( ma questa ha effetti risibili sulla cassa), l’ampliamento dell’esenzione dal bollo auto storiche a 20 anni (e questa dovrebbe portare incassi) e l’ecotassa ai comuni (e queste gli incassi alla Regione li sottrae).

Ma a prescindere dalle impugnative ci sono resistenze Parlamentari nazionali e rapporti politici sempre altalenanti fra Palermo e Roma. Unico uomo di mediazione resta l’assessore all’Economia Alessandro Baccei che giovedì è stato, per l’ennesima volta, al Ministero dove ormai è di casa quanto un sottosegretario.

Per Baccei la Sicilia, con tutte le sue manovre lacrime e sangue, adesso è più credibile e le impugnative eventuali non cambiano l’impianto di bilancio e legge di stabilità che sono in linea con il resto del Paese. Per questo chiede di accedere alle risorse promesse senza ulteriori ritardi.

Ma il tempo stringe e non ci sono più i margini per seguire tutto il necessario iter parlamentare con i rischia che ne consegue e se la Sicilia non potrà contare sui 500 milioni entro qualche settimana, un mese al massimo, la spesa si bloccherà. In prima analisi non saranno gli stipendi a soffrirne ma le conseguenze riguarderanno i trasferimenti ai Comuni, i forestali, i precari degli enti locali compresi , gli ex Pip e tanto altro. Solo trasferimenti ai Comuni e forestali valgono metà dell’intera somma, circa 250 milioni di euro.

Insomma per i Comuni il default sarebbe inevitabile e i Forestali in piazza in 24 mila con le squadre antincendio che non partono farebbero il resto. Mettiamoci dentro di 25mila precari di altra natura e il gioco è chiaro.

L’ultima di Baccei è la richiesta di un trasferimento per Decreto Legge. Una cosa che si è già fatta ma che comporta rischi e sicure polemiche. Di fatto il governo dovrebbe varare un decreto Legge urgente che trasferisce 500 milioni alla Sicilia che incasserebbe e sarebbe serena fino a settembre/ottobre ma la polemica da parte delle regioni del Nord è cosa assicurata.

Il Decreto, poi, dovrebbe essere convertito in legge dal Parlamento e lì sarebbe battaglia. Se passasse i rischi sarebbero rimasti confinati alle polemiche e agli scontri politici ma se il Parlamento dovesse bocciarla la Sicilia come restituirebbe quei soldi?

L’ultima parola spetta al Presidente del Consiglio e non è una scelta semplice