I dati essenziali del rendiconto generale per l’esercizio finanziario della Regione Siciliana evidenziano una diminuzione delle entrate e un aumento delle spese. È quanto emerge nel corso del rendiconto generale della Regione siciliana della Sezione di Controllo della Corte dei Conti presentato oggi a Palazzo Steri.

Nello specifico una diminuzione delle entrate rispetto al 2015 pari al 3,24% passate da 21.947 milioni di euro a 21.235 milioni. Il totale complessivo dei residui attivi che al 31 dicembre 2015 era pari a 4.162 milioni di euro alla fine del 2016 si è attestato a 4.195 milioni di euro.

Le spese complessivamente impegnate sono aumentate rispetto al precedente esercizio passando da 19.432 milioni a 21.051 milioni. Le spese correnti impegnate nel 2016 sono state pari al 74,62% delle spese complessiva. I residui passivi che a fine anno 2015 ammontavano a 3.139 milioni a fine anno 2016 si sono attestati a 2.988 milioni di euro con tendenza in diminuzione.

“Al 31 dicembre 2016 il debito di finanziamento residuo della Regione ammonta complessivamente a oltre 8 miliardi di euro, con un incremento rispetto all’inizio del quinquennio del 41,4 per cento. Confrontato col 2015, tale aggregato registra, invece, una contrazione pari al 2,2 per cento, per effetto del modesto ricorso al mercato (65 milioni), inferiore al rimborso dei prestiti in ammortamento (248 milioni) – si legge nella relazione -Sebbene il dato, sia al lordo che al netto delle anticipazioni di liquidità, si ponga ben al di sotto del limite d’indebitamento previsto dalla legge, il suo recente andamento, nonché la relativa struttura depongono per un significativo deficit tra flussi di cassa in entrata e spesa”.

Unico dato positivo in questo disastro il fatto che il sistema sanitario siciliani, dall’analisi dettagliata fatta dalla procura, ha adegiuato il costo dei DRG (il tariffario degli interventi e delle prestazioni che si eseguono negli ospedali) a quelli stabiliti anche a livello nazionale e che l’attuale costo della rete ospedaliera sia addirittura inferiore al costo generale del servizio con un’opera meritoria di risistemazione dei conti e di verifica fatta dall’assessorato senza incidere sui livelli di assistenza.

Di fatto, però, la Sicilia viaggia dritta e inarrestabile verso il default. Ma una tirata d’orecchie arriva anche sul fronte sanitario dove la Sicilia sostiene di essere in regola tanto da poter assumere. “Non risulta ancora attuato in Sicilia quanto previsto dalla legge relativamente ai piani di rientro per enti ed aziende sanitarie, né, in materia di rinegoziazione dei contratti, il programmato contenimento della spesa – si legge ancora nella relazione che mette in dubbio anche la capacità della Sicilia di garnatire i livelli essenziali di assistenza –  non risulta la previsione specifica per gli anni 2017 e 2018, dell’iscrizione nel bilancio di previsione della somma di 131,75 milioni di euro a garanzia dell’erogazione dei LEA”.

Per effetto di questi e di altri dati il procurato generale della Corte d’Appello Pino Zingale in udienza ha chiesto di non parificare il bilancio della Regione siciliana “non si può giungere – ha detto a fine relazione – alla dichiarazione della regolarità del conto del bilancio per l’esercizio finanziario 2016”.

Colta di sorpresa e amareggiuata la vice Presidente della Regione Mariella Lo Bello: “Non ci aspettavamo certo che ci dessere un premio ma questa reprimenda è decisamente troppo pesante e inaspettata. Abbiamo risanato i conti della Regione e invece ci ritroviamo in questa posizione. Attendiamo cosa deciderà la Corte”.

Un mancato pareggio del bilancio 2016 avrebbe ricadute negative sul bilancio in corso ed avvierebbe una procedura di default della Sicilia per evitare la quale lacrime e sangue sarebbero inevitabili.

Ma la Corte ha deciso di sospendere il giudizio e dare una chanche alla Regione siciliana che avrà 10 giorni di tempo per presentare controdeduzioni e spiegazioni su cinque grandi contestazioni all’attendibilità del bilancio regionale 2016. La nuova udienza per la decisione è stata convocata per il 19 luglio.

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