È stata una conversazione intercettata ad incastrare Settimo D’Arpa, uno degli arrestati nel blitz antimafia di oggi contro il clan mafioso di Resuttana. L’uomo parla con la sua compagna al telefono e lei, nonostante il compagno la inviti a smettere, rivela chiaramente la sua appartenenza a Cosa nostra. “Te lo dico, fai lo scaltro, perché non chiami a tutti i mafiosi che hai…te lo dico davanti a tutti!”, dice lei.

“Io non ne ho mafiosi”, tenta di difendersi lui. “Io non conosco nessuno di sti mafiosi…”, continua. Ma la compagna non si ferma. “Te lo giuro su dio, che se io ti vedo io ‘l’ho lasciato perché domandava il pizzo, ti giuro che lo faccio”. “Ma te ne accorgi delle cose che dici al telefono?”, sbotta preoccupato D’Arpa. “Sì perché la verità…è la verità”, insiste la donna.

La seconda telefonata

La discussione prosegue in un’altra telefonata. “Non siamo in via Sciuti, non siamo in via Notarbartolo che facevi spaventare i commercianti. Qua stai parlando con una persona”, dice lei senza mezzi termini. “Capito? Con una donna. Si, stai parlando con una donna, non stai parlando con un commerciante che vuoi intimorire le persone, perché sapete fare solo questo…”, lo apostrofa. “Io? – risponde D’Arpa – Ti sto pure bloccando nelle telefonate e messaggi. Ciao, buonanotte”.

Il questore Leopoldo Laricchia

“L’operazione di polizia che stamani ha portato all’esecuzione di 18 misure cautelari, ha disarticolato il mandamento mafioso di Resuttana, decapitandolo del suo reggente e di altri uomini d’onore che ne costituivano figure di spicco nella gestione di sistematiche attività di estorsione ai danni di imprenditori di ogni ambito. Ma l’aspetto più rilevante consiste nell’aver portato alla luce la collaborazione alle attività criminali di professionisti,  la cosiddetta borghesia mafiosa, che non ha esitato a mettere a disposizione le proprie competenze a vantaggio di cosa nostra”.

Lo ha detto il questore di Palermo Leopoldo Laricchia commentando l’operazione Resurrezione che ha portato all’arresto di 18 indagati per mafia nel mandamento di Resuttana a Palermo.  “Ulteriore infiltrazione nell’economia si è realizzata mediante imprenditori della ristorazione che hanno a tutti gli effetti costituito una vera e propria impresa mafiosa insieme con il reggente del mandamento, con grave alterazione della concorrenza e della libertà di iniziativa economica – aggiunge il questore – Questa operazione purtroppo fa emergere come, contrariamente al discorso pubblico ufficiale,  una parte del mondo delle professioni e dell’impresa sia permeabile ai facili guadagni conseguiti attraverso l’utilizzo della forza intimidatrice della mafia”.

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